Da venerdì 8 dicembre fino ai primi di gennaio la chiesa di San Girolamo a Reggio Emilia, luogo ai più sconosciuto benché si trovi a due passi da piazza Fontanesi – nostra culpa, nostra culpa, nostra maxima culpa – accoglie nella sacralità dei suoi ambienti la mostra dei Presepi allestita dall’associazione Città di Reggio, impegnata da diversi anni nella promozione e nella valorizzazione di quei beni storico-artistici che sono segno presente nel tempo dello spirito cristiano della nostra città. Ricorrendo l’ottavo centenario del presepe realizzato da san Francesco d’Assisi, santo e poeta che ebbe per primo l’intuizione di rappresentare visivamente la nascita di Gesù così come è narrata nei Vangeli, la domanda sul significato racchiuso in quelle figure stilizzate raccolte attorno ad una mangiatoia torna prepotentemente a scuotere le coscienze di ciascuno di noi, nessuno escluso, anche chi ha scelto di non avere nulla a che fare con la religione.
Partendo proprio da questa consapevolezza, si è giunti alla composizione dell’intero impianto scenico della mostra disposta sui tre livelli della chiesa, alla cui realizzazione hanno preso parte le maestranze del nostro territorio, dagli artigiani che hanno intagliato i personaggi e le strutture del Presepe ai grafici che hanno curato i pannelli descrittivi e la collezione fotografica.
In questo senso, la particolare conformazione del luogo sacro riesce a trasmettere la presenza del Mistero che si svela agli occhi del mondo: ogni cosa della mostra punta verso il centro dell’ambiente, posto tra il piano alto, dedicato agli “osservatori” della nascita di Cristo, e il livello inferiore in cui il dramma della morte si riveste della luce di speranza che accompagna la Resurrezione.
Per espressa volontà degli organizzatori, chi visita la mostra non ricopre solamente il ruolo di spettatore esterno dell’evento: appena entrati, infatti, si è invitati a partecipare in prima persona allo svolgersi del racconto evangelico, seguendo i passi del percorso che si snoda tutt’intorno la struttura circolare della chiesa. Salendo i primi ripidi scalini, si percorre il corridoio superiore in compagnia dei personaggi che hanno preso parte alla Natività, donne, uomini e bambini che per uno strano caso erano lì presenti nell’attimo in cui la Storia dell’uomo si è compiuta; come dice Davide Rondoni, presidente del Comitato nazionale istituito in vista delle celebrazioni del poverello d’Assisi: “Il presepe è la festa umile e altissima delle comparse. Di coloro che hanno valore per il fatto solo d’esserci, al cospetto di Dio che s’è incarnato per risarcire e salvare le comparse nel teatro del mondo che sembra dominato dai potenti e dai famosi”.
Nel mezzo della chiesa, appunto, il Presepe vero e proprio, in scala uno a uno: non manca nulla, c’è la stalla col fieno, i pastori con gli animali, la luce soffusa che illumina la Sacra Famiglia, fulcro della rappresentazione verso cui porsi in adorazione, consci di assistere, nelle parole di Rondoni, al “più grande fatto della storia, l’avvenimento che ha portato nel mondo, come dice Ungaretti, un Dio che ride come un bimbo, un Dio che non allontana gli infedeli, che non respinge i poveri, che non evita i fragili”.
Infine, dopo essere scesi al piano sottostante, ci si trova di fronte a quella che è, a tutti gli effetti, la ricostruzione fedele del Santo Sepolcro di Gerusalemme, uno degli elementi che contraddistingue la chiesa di San Girolamo e che, in questa occasione, rappresenta un simbolico punto di arrivo della mostra, che concretamente si conclude con la collezione fotografica “Tutto è insieme vita e morte. San Francesco ci ha fatto vedere che tutto è fatto per vivere. Ora”.
Vita e morte, nascita e Risurrezione, si incontrano in questo luogo, parlano un linguaggio silenzioso che i curatori di ‘Città di Reggio’ non vogliono avere alcuna pretesa di tradurre: a noi che capitiamo in quel momento, di fronte al Mistero, è lasciata totale libertà nel rimanere totalmente indifferenti oppure nel lasciarci provocare da quella “notizia che continua a correre, a raccontarsi. Il più misterioso e affascinante dei racconti. Un fatto vero che, come accade per tutti i fatti importanti, viene raccontato in molte lingue, secondo tante sensibilità e culture diverse”.
Proprio in quest’epoca di guerre e di scontri ideologici tra fratelli, tornare alla testimonianza di san Francesco e al suo amore per Gesù Bambino, luce e gioia del Presepe, è un’occasione per riscoprire, a dire di Rondoni, perché “la figura cristiana e poetica di Francesco rappresenti ancora un fecondo crocevia e un punto di incontro tra spiritualità occidentale e orientale. E sottolineare quanto la figura di questo italiano celebre e venerato nel mondo abbia contribuito a intendere con gioia il rapporto con tutte le creature, prezioso segno della misteriosa bontà del Mistero”.
Daniele Maria Ragno