Il collezionista di carte (the cart Counter)
Il collezionista di carte (The Card Counter)
Rubrica d’essay tra libri, musica e film sconosciuti ai più che l’autore commenta e recensisce con stile provocatorio e inconfondibile
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Il collezionista di carte (The Card Counter)
Volevo scrivere una recensione di Ira, l’ultimo disco di Iosonouncane che è semplicemente il miglior album uscito in Italia negli ultimi 5 anni.
Attendevo l’uscita nelle sale di questo film da tempo. Un po’ per i nomi coinvolti (Fincher e Oldman non sono esattamente gli ultimi arrivati nel settore) ma soprattutto da fan sfegatato dell’opus magnum Wellesiano “Citizen Kane”, conosciuto ignobilmente nelle nostre lande come Quarto Potere.
Ogni volta che leggo un libro di Orwell mi vengono in mente i Pink Floyd. Non solo perché uno dei dischi della band (Animals del 1977) è fortemente ispirato proprio al suo “La Fattoria degli Animali”, ma soprattutto perché come per il quartetto inglese ritengo che le opere per cui è maggiormente conosciuto non siano le sue migliori.
Debutta una nuova rubrica online, “Irradiazioni: musica, libri e film” a cura dell’autore reggiano Matteo Cilenti che, col suo stile inconfondibile, ci porta alla scoperta di musica libri e film sconosciuti ai più
Un mio amico, uscendo dalla sala dopo la proiezione ha sintetizzato perfettamente tutta la faccenda dicendo “questo film è la lampante dimostrazione di come al mondo possano esistere cose talmente belle da non poter essere deturpate da niente e nessuno, neppure da Walter Veltroni”.
Fino all’inizio del nuovo millennio a nessuno in Italia interessava la Corea. A parte Pak Doo-Ik, il giustiziere dell’Italia ai mondiali del ’66 che però era della Corea del Nord, per tutti i sudcoreani erano i cugini sfigati dei giapponesi che facevano macchine dalla linea orribile. Poi arrivarono i mondiali del Corea e Ahn, la Hyundai che si mise a produrre autovetture decenti e infine, agli inizi del nuovo millennio, una pattuglia di registi sudcoreani capitanata da Park-Chan Wook (di cui se vi definite amanti del cinema dovete almeno conoscere la sua sublime trilogia della vendetta, Mr. Vendetta, Lady Vendetta ma soprattutto Old Boy) che cominciò a mietere successi a livello internazionale. Tra questi registi c’era anche il buon Bong Joon-Ho, che si fece conoscere nel 2003 con l’ottimo Memories of Murder, un thriller/noir/poliziesco a cui una serie come True Detective deve più di qualcosina.
Per me è sempre difficile parlare di qualcosa di cui cani e porci hanno tessuto lodi sperticate. Una cosa che piace a tutti difficilmente è anche interessante. Stavolta però ammetto che il film si gusta con piacere. La pellicola è ben diretta e magnificamente interpretata da Joaquin Phoenix, che sullo schermo dà vita a una notevole prova di mimetismo attoriale che non fa prigionieri. Direi che è da Oscar, se non fosse che è un riconoscimento che per me non vale nulla. Comunque il buon Joaquin ha però anche barato. E’ più facile sembrare fuori di testa quando tra un’infanzia schifosa, genitori appartenenti a sette religiose, un fratello morto e storie di droga, qualche problemino lo hai avuto davvero. Ma ciò non toglie un grammo al peso della sua ottima prestazione.