5 Ottobre 2020
La misura della felicità
“Comunque mamma chi non crede in Dio non capisce proprio niente. Secondo loro chi l’ha fatta ‘sta roba qua, eh?!?”: questo l’ingresso a gamba tesa di Agostino nelle mie Lodi in una calda mattina agostana, di fronte al mare del Salento. Ad onor del vero il suo patrono non la pensava in modo del tutto dissimile, anche se bisogna riconoscere che la metteva giù molto meglio: “Interroga la bellezza della terra, del mare, dell’aria rarefatta e dovunque espansa; interroga la bellezza del cielo e l’ordine delle stelle; interroga il sole che col suo splendore illumina il giorno e la luna che con la sua luce attenua l’oscurità della notte che al giorno tiene dietro; interroga gli animali che si muovono nell’acqua, che popolano la terra o svolazzano nel cielo […]. [Queste creature] ti risponderanno: Guardaci pure e osserva come siamo belle. La loro bellezza è come un loro inno di lode. Ora, queste creature, così belle ma pur mutevoli, chi le ha fatte se non uno che è bello in modo immutabile?” (Agostino, Discorso 241, 2).