Evegenij Onegin di Čajkovskij in scena al Teatro alla Scala

Tat'jana nella sua stanza con i suoi libri

Opera in tre atti, l’Onegin di P.I. Čajkovskij, la cui trama, nonostante sia stata composta nel 1878 (prima esecuzione il 29 marzo 1879 al teatro Malyi di Mosca) presenta tematiche oggi di grande attualità: la gelosia che genera vendetta e ritorsione, l’onore esasperato che assurge a valore assoluto, l’amicizia che muta in rivalità o concorrenza fino a diventare inimicizia, la difficile coerenza verso le scelte fatte, la fatica a riconoscere il vero amore, l’insicurezza e la paura di fronte a un progetto di vita che richieda sacrificio e fedeltà, le pressioni e le convenzioni della società in cui viviamo.

Di carne da mettere al fuoco ce n’era, ma è mancato il tocco dello chef, la giusta dose di aromi sapientemente accostati o amalgamati che né il regista Mario Martone, né il direttore d’orchestra Timur Zangiev hanno saputo ottenere.

Tat'jana con Onegin e Gremin
Tat’jana con Onegin e Gremin

Ad eccezione del tenore Dmitry Korchak, che ha messo anima e corpo, oltre che la voce, nell’interpretazione di Vladimir Lenskij, il fidanzato di Ol’ga, gli altri cantanti hanno mostrato scarsa presenza scenica.

Gli applausi hanno sottolineato anche l’apprezzamento del basso Dmitry Ulyanov nella pur breve parte del Principe Gremin che alla fine sposa Tat’jana.

Tat’jana rimane immobile perfino quando crolla alle sue spalle la “stanza tutta per lei” (nota del regista), e accanto bruciano i libri che hanno alimentato il suo percorso di crescita, il suo “orizzonte interiore” (nota del regista): realtà o metafora, l’interprete rimane imperturbata, immobile, statica sul palcoscenico, come se niente stesse accadendo fuori e dentro di lei.

Il direttore ha diretto, l’orchestra suonato, i cantanti cantato… ciascuno ha fatto quello che doveva fare, ma lo “spettacolo” si è limitato all’accezione etimologica del termine (dal lat. spectacŭlum, der. di spectare «guardare»), per cui il pubblico non è stato mai veramente coinvolto, trascinato nelle trame nell’opera.

Negli episodi di maggiore animazione, con presenza dei figuranti e del coro (che ha cantato molto bene anche da dietro le quinte), vi era qualcosa che (forse) non doveva esserci: scene di danza in cui si accostano Hip Hop e Break Dance con Valzer e Polonaise, aggiungendo anche qualche passo di Capoeira brasiliana e pennellate qua e là di balli folkloristici russi. Cui prodest?

TRAMA DELL’OPERA

Mario Colletti

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