Pregare per arrivare al perdono

Domenica 23 febbraio 2025 la messa in Cattedrale presieduta dal vescovo Giacomo Morandi. Foto Codazzi

Una domenica, la settima del Tempo Ordinario, con un filo conduttore evidente: il perdono. Presiedendo in Cattedrale la Messa mattutina del 23 febbraio l’Arcivescovo ha mutuato dalla liturgia del giorno alcune efficaci riflessioni sull’importanza di purificare il cuore dalle scorie di risentimento che tendono a stratificarsi con il passare degli anni. Già ci impressiona l’episodio di “non vendetta” descritto nella prima lettura (1Sam 26,2.7-9.12-13.22-23), nel quale Davide – che sta vivendo la persecuzione da parte di re Saul, invidioso del favore che il suo suddito ha acquistato presso il popolo – ha l’occasione di poterlo eliminare mentre dorme, ma desiste dall’impulso perché, come in seguito griderà al risparmiato Saul, “Non ho voluto stendere la mano sul consacrato del Signore”. L’atteggiamento di Davide, ha commentato il vescovo Giacomo, ci dice già qualcosa della misericordia di Dio.

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Il Messaggio di Gesù sul Perdono

Ma a essere “devastante”, per le nostre orecchie, rimane il brano del Vangelo (Lc 6,27-38), in cui il discorso cosiddetto della pianura pronunciato da Gesù esce dalla dimensione di una semplice contesa di potere tra un sovrano e il suo servitore per estendersi a tutto il popolo di Dio. Il cuore dell’insegnamento non ha bisogno di spiegazioni: “Amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male”.
Mentre ascoltiamo una frase, ha detto il pastore, siamo travolti da quella successiva, tanto questi periodi sono incalzanti e non lasciano spazio a equivoci. È una parola che intende scavare la pietra del nostro cuore. Ed è notorio, ha ironizzato monsignor Morandi, che si può parlare bene del perdono fino a che non abbiamo qualcuno da perdonare.

La Forza del Perdono Cristiano

Gesù ci dice con chiarezza che per amare non è necessaria la simmetria: “Se amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori amano quelli che li amano”.
Eppure, ha continuato il presule, quanti rancori e liti hanno distrutto le nostre famiglie e perfino intere comunità cristiane, contaminate dalla legge del taglione.
L’atteggiamento proposto dal Signore ai discepoli non è passività, perché per dire “ti perdono” a chi ci ha cagionato il male ci vuole una grande forza e la consapevolezza che a nostra volta siamo perdonati. Il beneficio è un notevole miglioramento della qualità della vita. Bisogna allora che la Chiesa sia luogo in cui sperimentare la novità del perdono cristiano, che si inizia a donare proprio alle persone più vicine, familiari, colleghi, condòmini.

“Se perdonate sarete figli di Dio, perché Dio è così, è benevolo, misericordioso e dà sempre una possibilità perché possiamo ritornare a Lui. Lasciamo calare la parola del perdono nella nostra vita”, ha concluso monsignor Morandi: forse alcune ferite sono troppo profonde o recenti per riuscire a concedere il perdono, ma almeno “incominciamo a pregare per quella persona, a bonificare il nostro cuore perché l’inferno è non amare più”.

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