Con il saluto del dirigente scolastico Francesco Battini, che citando De Gregori ha affermato “La storia siamo noi, nessuno si senta escluso”, si è aperta la mattinata del 10 febbraio nel Giorno del Ricordo, celebrato a Rubiera presso la Scuola primaria De Amicis con la posa di una fotografia raffigurante il maestro Graziano Udovisi insieme ad una sua classe: sopravvissuto alle foibe istriane e lì docente per 18 anni, custode di un pezzo di storia importante della nostra Italia, che non dobbiamo dimenticare per poter costruire pace e fratellanza.
Il sindaco Emanuele Cavallaro nel suo saluto, mentre ha ricordato che quella stessa scuola era stata sede di un comando militare tedesco, ha posto l’accento sul “Mai più” e sul moto verso la pace e la democrazia che si era generato dopo la seconda guerra mondiale ma… “Ancora dobbiamo contare sulle giovani generazioni e costruire sul dolore” ha sottolineato.
Gli studenti erano infatti i protagonisti di questo rito simbolico: scuola primaria e secondaria di primo grado. È intervenuta la maestra Graziana Mattioli, già docente in quella stessa scuola e curatrice del profilo del maestro Udovisi nel volume “Alle sorgenti della nostra storia – Profili di insegnanti reggiani” di recente pubblicazione.
Essendo stata sua collega, ne ha ricordato i preziosi consigli e la figura come “formatore di coscienze, motivatore e stimolatore di ambizioni positive” oltreché docente consapevole di quanto l’autostima e la fiducia in sé aprano percorsi positivi per gli allievi.
Il maestro aveva grande rispetto delle individualità e delle famiglie con le quali era necessario collaborare nel progetto educativo: docente moderno, quindi, ha lasciato un segno profondo nella scuola e nel cuore.
Proprio dal cuore sono partite le parole di un suo ex-studente degli anni 1962- 67, il commendator Alberto Benevelli, che lo ricorda come “uomo alto e austero che sapeva parlare ai bambini che lo rispettavano non per soggezione ma per fiducia, autorevole e non autoritario, un vero educatore” e che anche con la cura dei canti sottolineava ai suoi alunni l’amore per la patria.
La stima per lui da parte del suo allievo divenne pure affetto dopo avere conosciuto la sua dolorosa storia di infoibato, che raccontò in classe senza trasmettere odio: “Il maestro è nell’anima e dentro all’anima per sempre resterà” (citando il cantautore Paolo Conte).
Anche il nipote Stefano Setti è intervenuto ricordando la storia del nonno sopravvissuto e ringraziando chi ne ha custodito la memoria, con due parole importanti: “Grazie e coraggio”, parole che servono per ricucire ferite profonde.
Il coraggio di Graziano di risalire da una foiba, di opporsi a quanto stava succedendo a una parte di italiani. Dobbiamo guardarci da tutte le parole che terminano con “ismi” e anche oggi, ha affermato, le istituzioni devono ri-appropriarsi di un pezzo di storia con coraggio.
La figlia, professoressa Raffaella Udovisi, non senza emozione ha ricordato del papà la passione per la scuola, suo grande amore insieme alla famiglia e alla sua terra d’Istria, ove ha lasciato se stesso giovane e la sua agghiacciante storia. Infine il lungo periodo di silenzio, divenuto poi un fiume in piena, quando si incominciò a parlare della vicenda del confine orientale.
È infatti del 30 marzo 2004 la Legge istitutiva del Giorno del Ricordo “al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale”…
Da allora nella provincia di Reggio alcune tappe significative in occasione della Giornata del Ricordo: l’invito a Graziano Udovisi del 2006 a parlare alle classi terze di scuola secondaria dell’Istituto comprensivo di Casina, il Memorial dedicato al maestro che si tenne il 5 febbraio 2011 in Sala del Tricolore ad un anno dalla scomparsa (primavera del 2010).
In quell’occasione intervennero il dindaco di Reggio Emilia Graziano Delrio, il consigliere comunale Marco Eboli, suo amico, che si prodigò per la pubblicazione del libro “Foibe l’ultimo testimone”, il dindaco di Quattro Castella Andrea Tagliavini, il nipote di Udovisi Stefano Setti, Marino Segnan dell’Associazione profughi Istria-Dalmazia. Il dindaco Delrio gli fece visita durante la malattia, poco prima della morte.
Ricordo anche le numerose commemorazioni con la presenza di scolaresche e testimoni importanti organizzate dal 2012 al 2020 dal Comune di Quattro Castella e la consegna del “Riconoscimento a ricordo di Graziano Udovisi” a cura della famiglia, come pure la distribuzione gratuita del suo libro nelle scuole superiori di Reggio, poi la commemorazione del Giorno del Ricordo in Sala Tricolore con lo storico Raul Pupo, la presenza di Anpi e Istoreco e del nipote Stefano Setti il 10 febbraio 2024, fino all’evento di Rubiera.
Paolo Bernardi, dirigente dell’Ufficio Scolastico Provinciale, ha ringraziato per aver appreso una storia che non conosceva e per l’esperienza realizzata con i ragazzi, attraverso la conoscenza di una persona, non con un semplice rito. Ha invitato infatti a trasformare la spinta emotiva suscitata dalla storia personale di Udovisi in voglia di conoscere per costruire su di essa un apprendimento e …collegandosi con i fatti attuali… “Ascoltare, emozionarsi, costruire una società in cui non si ripetano questi orrori”.
Negli ampi spazi della scuola risuonavano applausi e la figlia Raffaella ha poi donato al dirigente scolastico Battini un Erbario custodito gelosamente per anni, di proprietà di suo padre, costruito in quella stessa scuola a cura della maestra Maria Colli Berzieri.
Dai semi gettati, come quelli custoditi nel prezioso erbario, nascano piante di fratellanza e pace riempiendo il mancato passaggio generazionale, per troppo tempo, su queste tragiche vicende di storia italiana. “Educare è dare ai figli ricordi buoni, che a tempo opportuno si accenderanno come luci per illuminare il loro cammino” (Dostoevskij).
Maria Alberta Ferrari
Non avevo visto la lunga e interessante commemorazione di Graziano nella scuola di Rubiera grazie Giovanni