Don Attilio Sarzi Sartori è morto il 22 febbraio a Commessaggio (Mantova), presso la casa dei nipoti dove si era ritirato quando aveva lasciato la parrocchia di Casoni. Era nato a Sabbioneta (Mantova) il 26 aprile 1936 e aveva ricevuto l’ordinazione presbiterale il 27 maggio 1961 per la Chiesa di Cremona, dove ha trascorso i primi anni di servizio. Accolto in Diocesi di Reggio Emilia-Guastalla dal vescovo Baroni, don Attilio è stato nominato parroco a San Bernardino di Novellara e successivamente ha preso possesso della parrocchia di Casoni di Luzzara, che ha accompagnato e servito per quasi quarant’anni. Per nove anni don Sarzi Sartori ha svolto il suo servizio anche come parroco a Villarotta di Luzzara. La chiesa di Casoni, danneggiata dalle scosse sismiche del 20 e 29 maggio 2012, è rimasta chiusa per sette anni: don Attilio ha potuto riaprirla al culto solo il 21 dicembre 2019 in una solenne celebrazione presieduta dal vescovo Camisasca.
Recentemente, dopo un breve periodo alla Casa del Clero di Montecchio, don Attilio si era ritirato ospite dai nipoti a Commessaggio, in provincia di Mantova e diocesi di Cremona. Per lungo tempo è stato canonico penitenziere della Concattedrale di Guastalla e si recava, inoltre, nella Cattedrale di Mantova ed in quella di Reggio Emilia per le confessioni. La salma è stata esposta dal pomeriggio di domenica 23 febbraio nella chiesa parrocchiale di Commessaggio. Nella stessa chiesa lunedì 24 febbraio è stato recitato il rosario in suffragio e l’indomani si è celebrato il funerale.
È stato il vescovo emerito di Cremona Dante Lafranconi a presiedere la liturgia delle esequie nella chiesa di Sant’Albino Martire, a Commessaggio, nel pomeriggio di martedì 25 febbraio, portando un affettuoso abbraccio al fratello di don Attilio, ai nipoti e ai parrocchiani delle comunità che il sacerdote defunto ha servito nella sua vita. Il Vicario generale della nostra Chiesa, monsignor Giovanni Rossi, presente con una decina di preti reggiano-guastallesi, ha dato lettura del messaggio dell’Arcivescovo Morandi: “Ho avuto modo di incontrare don Attilio – ha scritto il vescovo Giacomo – nella sua parrocchia di Casoni, quando già la malattia e la vecchiaia ne avevano fortemente limitato l’apostolato, iniziato presso la nostra diocesi sotto l’episcopato di monsignor Baroni. Dal carattere forte, don Attilio ha guidato le parrocchie di San Bernardino, Villarotta, Codisotto e Casoni. Non è mai mancato al servizio di confessore, che prestava settimanalmente nelle chiese cattedrali di Guastalla, Mantova e Reggio Emilia. Il Signore gli doni la gioia di partecipare in pienezza alla comunione celeste riservata a tutti coloro che sono chiamati ad essere operai per la sua messe”.
“Credo che don Attillo sia molto contento – ha esordito monsignor Lafranconi nell’omelia – nel vedere qui a dargli l’ultimo saluto la rappresentanza della Diocesi di Cremona, della Diocesi di Reggio Emilia-Guastalla, ma anche di quelle persone che, da vicino o più discostamente, hanno usufruito del suo ministero”, un ministero che in diocesi di Cremona, tra cinque diverse parrocchie, don Sarzi Sartori ha esercitato per circa un ventennio. Il presule si è soffermato sulla Parola di Dio del giorno. Citando la prima lettura – Sir 2,1-13 (NV) [gr. 2,1-11] – Lafranconi ha parlato dell’importanza che il credente manifesti uno stile di vita diverso da quello mondano, capace di andare controcorrente; commentando poi il brano evangelico (Mc 9,30-37) il vescovo emerito di Cremona ha evidenziato come anche noi cristiani tendiamo a mettere fra parentesi la prospettiva della resurrezione.
“Accompagnando don Attillo alla sepoltura – ha detto – non possiamo fare a meno di avere questa certezza (della resurrezione) che lui già condivide, quella in cui ha sempre creduto, che sempre ha cercato di praticare nelle sue scelte di vita. Ed è per questo che possiamo rivolgerci a lui chiedendogli la grazia di continuare in qualche maniera il suo ministero di intercessione, perché noi tutti che ci diciamo cristiani possiamo veramente vivere come tali”.
Lafranconi ha concluso la sua riflessione con un invito ai fedeli a vivere da figli della risurrezione: “Da don Attilio – sia che la sua presenza in mezzo a noi sia stata breve, sia che sia stata più prolungata – raccogliamo come testimonianza questo messaggio: non dimenticate di essere figli della risurrezione e di vivere nel tempo presente seguendo la logica del Cristo risorto. E chiediamogli che interceda, perché alle nostre parole, ai nostri desideri, ai nostri sentimenti si adegui anche concretamente la realtà delle nostre scelte quotidiane”.