Si tratta, come ne hanno già scritto i giornali quotidiani, a partire da “Avvenire”di una rete trasversale di quasi 500 amministratori e operatori sociali provenienti da tutta Italia che si sono formati nelle associazioni, nei movimenti, nelle diverse realtà ecclesiali e che hanno scelto di condividere il loro impegno e la loro passione per la “città dell’uomo”, a prescindere dalle provenienze territoriali, partitiche o civiche.
Come nasce? Dalla scelta degli gli amministratori presenti alla Settimana sociale dello scorso luglio,di autoconvocarsi in un’assemblea sorprendentemente ricca di contenuti e di entusiasmo.
Da lì, in pochi mesi, e dopo numerosi appuntamenti sui territori, la Rete è diventata oggi un luogo di confronto aperto, libero e trasversale in cui discutere di progetti
capaci di superare gli steccati di coalizioni e di polarizzazioni forzate che, come è sotto gli occhi di tutti, non fanno bene alla politica.
È stata – come ha detto monsignor Luigi Renna – una vera e propria «sorpresa dello spirito» suscitata dall’invito del presidente Mattarella ad impegnarsi per una “democrazia compiuta” e da quello di papa Francesco che ci ha ricordato che «alla carità politica è chiamata tutta la comunità cristiana».
Gli obbiettivi , o meglio l’ambizione, che hanno i promotori non è quella di intervenire sul sistema dei partiti, ma di provare prima di tutto a rilanciare la partecipazione cambiando il modo stesso di far politica. E vogliamo provare a modificare radicalmente lo stile e l’agenda politica del Paese, dimostrando che ci possono essere temi condivisi anche fra diversi schieramenti.
Pensiamo che i cattolici possano tornare davvero protagonisti del dibattito pubblico in Italia, attraverso amministratori capaci di rimettere al centro i bisogni delle persone e delle comunità, attraverso i temi che incidono sulla vita dei cittadini: il problema della
casa e il disagio giovanile, il welfare territoriale e le sfide ambientali, lo spopolamento delle aree interne, la protezione sociale e le nuove forme di partecipazione.
Per questo la “Rete di Trieste” non nasce per creare un nuovo micro-partito o di animare correnti interne a quelli esistenti, come di recente hanno fatto a Milano ex-dc o popolari scontenti,ma vuole rendere evidente quanto decisivo sia ancora oggi il contributo dei cattolici e della Dottrina Sociale alla vita del Paese.
Ma perché proprio gli amministratori? I promotori credono che la sfiducia nei confronti della politica si possa recuperare soltanto ripartendo dalla credibilità di chi si impegna sui territori, accanto alle persone ed alle comunità, come è stato nella migliore tradizione del cattolicesimo nel nostro Paese.
Testimoniando un nuovo stile di azione che – come accadde ad esempio al tempo del popolarismo sturziano – offra risposte capaci di migliorare soprattutto la vita di chi ha meno e vive ai margini. Allora si realizzarono scuole, ospedali, il frantoio, il mulino, orfanotrofi, cooperative, società di mutuo soccorso, legittimando una nuova classe dirigente, riconosciuta e apprezzata soprattutto perché capace promuovere opere concrete a favore della propria comunità.
A Roma il 14-15 febbraio si svolgerà quella che vorremmo fosse una vera e propria “costituente degli amministratori cattolici“ che, riprendendo lo stile della Settimana Sociale, vuole nascere da un percorso partecipato e produrre un reale confronto sui temi, con una metodologia che parte dal basso e che fa sentire tutti protagonisti.
Più di un semplice convegno, sarà il momento per ascoltare voci di un Paese che spesso la politica non riesce ad ascoltare, e per valutare insieme obiettivi, progetti, modelli organizzativi, appuntamenti che rendano sempre più visibile e concreta l’ambizione dei cattolici italiani di essere costruttori di una nuova stagione della democrazia in Italia.
Per iscriversi compilare questo form: https://forms.gle/b1JN6eE9bY58iTAh8
Per info scrivere a reteditrieste@gmail.com.
Luigi Bottazzi