GIOVEDÌ 30 GENNAIO: COMMEMORAZIONE AL POLIGONO E MESSA DI SUFFRAGIO ALLA BASILICA DELLA GHIARA
Giovedì 30 gennaio si celebrerà l’81° anniversario dell’eccidio in cui persero la vita don Pasquino Borghi e altri otto antifascisti a Reggio Emilia.
Il 30 gennaio 1944, a poco più di un mese dall’uccisione dei sette fratelli Cervi e di Quarto Camurri, i fascisti repubblichini fucilarono, nel Poligono di tiro di Reggio Emilia, don Borghi e altri otto patrioti: Ferruccio Battini, Romeo Benassi, Umberto Dodi, Dario Gaiti, Destino Giovannetti, Enrico Menozzi, Contardo Trentini ed Enrico Zambonini.
Le Celebrazioni
Le commemorazioni inizieranno alle ore 10 al Poligono di tiro di via Paterlini 17, dove si renderà omaggio ai nove Caduti con gli interventi del sindaco di Reggio Emilia, Marco Massari, e del presidente dell’Associazione partigiana Alpi-Apc, Elio Ivo Sassi.
Seguiranno le testimonianze degli studenti della classe IV-G del Liceo Matilde di Canossa. Alle ore 11, presso la Basilica della Ghiara, sarà celebrata una messa in suffragio dei caduti.
Alle 12.15, infine, sarà deposta una corona sulla lapide commemorativa in vicolo dei Servi, dietro l’Ostello della Ghiara, dove don Borghi e gli altri antifascisti furono detenuti prima dell’esecuzione.
Le celebrazioni coinvolgeranno anche gli studenti dell’Istituto Comprensivo Don Pasquino Borghi.
Le iniziative sono promosse dal Comune di Reggio Emilia, dalla Provincia, dalle associazioni partigiane Anpi, Alpi, Apc, Anppia, Istituto “Alcide Cervi”, Istoreco e l’Ufficio scolastico di Reggio Emilia.
Chi Era Don Pasquino Borghi
Don Pasquino Borghi nacque a Bibbiano il 26 ottobre 1903 in una famiglia di contadini.
Entrò in seminario a soli 12 anni, manifestando fin da subito una forte vocazione religiosa. Nel 1924 si trasferì a Verona per entrare nell’Istituto Benedetto XII delle missioni africane, partendo nel 1930 per la missione comboniana in Sudan.
Rientrato in Italia nel 1937 per motivi di salute, nel 1939 decise di tornare alla vita sacerdotale, chiedendo la dispensa papale per assistere la madre vedova.
Nominato cappellano a Canolo (Correggio), Borghi si oppose fermamente alla guerra e alla dittatura fascista.
Dopo l’8 settembre 1943, divenne un punto di riferimento per i soldati italiani sbandati, i prigionieri alleati e i partigiani, aderendo alla Resistenza con il nome di battaglia Albertario.
Il Martirio di Don Pasquino Borghi
Il 21 gennaio 1944, mentre stava celebrando la Messa a Villa Minozzo, Borghi fu arrestato dai militi della Repubblica Sociale Italiana.
Dopo essere stato maltrattato e torturato, fu trasferito al carcere dei Servi a Reggio Emilia. Nonostante le torture, mantenne una forza d’animo che infondeva coraggio agli altri prigionieri.
Il 30 gennaio 1944, senza processo, fu fucilato insieme agli altri otto patrioti. L’esecuzione avvenne nel Poligono di tiro, lo stesso luogo dove, un mese prima, erano stati giustiziati i sette fratelli Cervi e Quarto Camurri.
In suo onore, un distaccamento partigiano fu intitolato a Don Pasquino.
Nel 1947, la madre di Don Pasquino, Orsola Del Rio, ricevette la Medaglia d’Oro al Valore Militare alla memoria, consegnata dal presidente Enrico De Nicola in occasione del 150° anniversario della nascita del Primo Tricolore.