La cultura della vita promuove speranza

Il messaggio della CEI per la 47ª Giornata nazionale per la vita di domenica 2 febbraio è stato pubblicato già nel settembre scorso con il titolo “Trasmettere la vita, speranza per il mondo.

Tu sei indulgente con tutte le cose, perché sono tue, Signore, amante della vita (Sap 11, 26)”: quella che viene proposta ai credenti e a tutte le persone preoccupate per il gelo demografico e per la scarsa attenzione che circonda la vita umana è un’alleanza che rilanci il valore della maternità e della paternità, favorendo “l’impegno legislativo degli Stati per rimuovere le cause della denatalità con politiche familiari efficaci e stabili nel tempo”.

Giornta per la vita “giubilare”

Essendo la Giornata per la vita “giubilare”, nel testo del messaggio, facilmente reperibile in rete, i nostri vescovi compiono numerosi rimandi alle indicazioni della Bolla di indizione dell’Anno Santo Spes non confundit scritta da Francesco.

Viene ad esempio rilanciato l’invito del Papa a rianimare “il desiderio dei giovani di generare nuovi figli e figlie, come frutto della fecondità del loro amore”.

Per questo i pastori propongono che la Chiesa promuova “un’alleanza sociale per la speranza, che […] lavori per un avvenire segnato dal sorriso di tanti bambini e bambine che vengano a riempire le ormai troppe culle vuote in molte parti del mondo”.

 

Questa alleanza “può e deve essere inclusiva e non ideologica, mettendo insieme tutte le persone e le realtà sinceramente interessate al futuro del Paese e al bene dei giovani”.

Questione natalità

Perché “se la questione della natalità dovesse diventare la bandiera di qualcuno contro qualcun altro, la sua portata ne risulterebbe svilita e le scelte relative sarebbero inevitabilmente instabili, soggette a cambi di maggioranza o agli umori dell’opinione pubblica”.

Purtroppo la strage degli innocenti non si è limitata al tempo del re Erode, ma continua a perpetrarsi nei molti bambini “che perdono la vita nei teatri di guerra”, “che muoiono nei tragitti delle migrazioni per mare o per terra” o “sono vittime delle malattie o della fame nei Paesi più poveri della terra”, o in “quelli cui è impedito di nascere”.

Uno stato di cose che “induce molti – soprattutto i giovani – a guardare al futuro con preoccupazione, fino a pensare che non valga la pena impegnarsi per rendere il mondo migliore e sia meglio evitare di mettere al mondo dei figli”.

Quale futuro ci attende?

Le domande formulate dal Consiglio permanente della CEI non fanno sconti: “Quale futuro c’è per una società in cui nascono sempre meno bambini?”; e poi: “Il riconoscimento del ‘diritto all’aborto’ è davvero indice di civiltà ed espressione di libertà?” La scelta di colei che interrompe la gravidanza è veramente libera, o la donna non è piuttosto “costretta a una decisione drammatica da circostanze che sarebbe giusto e ‘civile’ rimuovere?”.

Infine: “Quale futuro c’è per un mondo dove si preferisce percorrere la strada di un imponente riarmo piuttosto che concentrare gli sforzi nel dialogo e nella rimozione delle ingiustizie e delle cause di conflitto?”.

La risposta sta nella speranza

Ma “abbandonare uno sguardo di speranza – la risposta che si evince dal messaggio – capace di sostenere la difesa della vita e la tutela dei deboli, cedendo a logiche ispirate all’utilità immediata, alla difesa di interessi di parte o all’imposizione della legge del più forte, conduce inevitabilmente a uno scenario di morte”.

Ancora, i vescovi osservano “la rinuncia ad accogliere la vita”, con il manifestarsi nella coscienza di molti, a causa di alcune interpretazioni della legge 194/78, della “scarsa o nulla percezione della gravità dell’aborto” tanto “da farlo passare per un ‘diritto’, mentre la difesa della vita nascente è intimamente legata alla difesa di qualsiasi diritto umano”.

I vescovi italiani lamentano altresì che “restano largamente inapplicate quelle disposizioni” della legge 194/78 tese a “favorire una scelta consapevole da parte della gestante e a offrire alternative all’aborto”.

Coi Centri di Aiuto alla Vita sono nati 280.000 bambini

Eppure, ecco la grande buona notizia che non fa rumore, in mezzo secolo d’attività i Centri di Aiuto alla Vita in Italia hanno aiutato a far nascere oltre 280.000 bambini.

Nell’ultima parte il messaggio per la Giornata nazionale per la vita segnala il crescente fenomeno “del desiderio di diventare genitori a qualsiasi costo, che interessa coppie o single, cui le tecniche di riproduzione assistita offrono la possibilità di superare qualsiasi limitazione biologica, per ottenere comunque un figlio, al di là di ogni valutazione morale”.

L’invito è ad accompagnare le persone che avvertono la mancanza di figli “a una generatività e a una genitorialità non limitate alla procreazione, ma capaci di esprimersi nel prendersi cura degli altri e nell’accogliere soprattutto i piccoli che vengono rifiutati, sono orfani o migranti “non accompagnati”.

Veglia di preghiera a Correggio

Un ambito che richiede “una più puntuale regolamentazione giuridica, sia per semplificare le procedure di affido e adozione che per impedire forme di mercificazione della vita e di sfruttamento delle donne come ‘contenitori’ di figli altrui”.

Segnaliamo ai lettori la veglia di preghiera con testimonianze “Ogni vita è speranza” che si terrà domenica 2 febbraio alle 18 nella chiesa di San Pietro in Correggio (si veda la locandina sopra).

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