La Polizia locale a difesa della città

Il Vicario Generale benedice gli automezzi dei Vigili Urbani nella festa di san Sebastiano (foto (foto Enrico Rossi)

Apprezzamento e riconoscenza per il fondamentale e quotidiano servizio che la Polizia locale svolge ad sevizio della città sono stati espressi dal Vicario generale monsignor Giovanni Rossi nel corso dell’omelia della Messa presieduta la mattina di lunedì 20 gennaio in Cattedrale in occasione della festa di san Sebastiano, proclamato nel 1957 patrono dei Vigili Urbani.

San Sebastiano martire

“Difensore” della città, uomo di fede e di carità: furono le caratteristiche di san Sebastiano martire; a queste manifestazioni di esemplare carità aggiungeva una coraggiosa testimonianza di fede: per questo egli subì impavido il martirio, lasciando ai cristiani di tutti i tempi l’esempio luminoso della sua vita, animata dalla limpida lealtà alle autorità civili, ma altresì dalla chiara affermazione del primato di Dio su tutti i valori terreni e del servizio generoso ai più fragili.

“Mi piace questo titolo di difensore, riconosciuto dal vescovo di Roma di allora, Caio, applicato anche alla città. Mi chiedo perciò: da chi e da che cosa la città oggi ha bisogno di essere difesa? Gesù nel vangelo esorta e rassicura i suoi a non avere paura. Non abbiamo paura di impegnarci, di credere ancora nei valori fondamentali del bene comune: giustizia, solidarietà, rifiuto di ogni fanatismo.

Contro l’indifferenza

Occorre reagire all’indifferenza che rende sempre più anonime le nostre città”. Uno dei temi più importanti della buona vita cittadina è il rispetto delle regole, la legalità, in tutti i sensi, ha proseguito monsignor Rossi; difesa che si traduce nella responsabilità individuale e collettiva; nel prendersi cura delle persone, nel farsi carico gli uni degli altri.

“Credo che sia indispensabile e decisivo assicurare il rinforzo delle agenzie educative, quali la scuola e, prima ancora, la famiglia, nonché tutto l’apparato pubblico e politico.

Abitare la città non è solo un problema di ordine tecnico, di viabilità, di inquinamento, di ordine pubblico, ma è la scelta di chi mette su casa, anche se conosciamo l’emergenza di questo tema; di chi vuole ricongiungersi alla famiglia, intesse rapporti di buon vicinato con le altre famiglie, cerca spazi di incontro stabili e pacifici in cui i piccoli possano giocare in tranquillità e gli anziani ritrovarsi in serenità”.

Al riguardo ha sottolineato che di grande attualità sono ancora oggi le parole di Giorgio La Pira, il sindaco santo di Firenze, che affermava: “Le città sono vive, sono dinamiche e non possono essere destinate alla morte”.
Dunque, una città accessibile a tutti.

Città con l’anima

Le città hanno una loro vita e un loro volto caratteristico e, per così dire, una loro anima e un loro destino: esse non sono occasionali mucchi di pietre, ma sono le misteriose abitazioni di uomini, e, vorrei dire di più, le misteriose abitazioni di Dio.

“Per poter vivere all’interno delle nostre città è sempre più importante imparare, più che a costruire e modificare fisicamente l’ambiente, a vivere lo spazio e le relazioni: riqualificare, valorizzare o riconvertire vuol dire “ri-abitare” la città esistente.

Si rende a mio parere urgente un confronto franco e sereno sul significato che si vuole dare alla città. Arte, vita, incontro, lavoro, tolleranza, o meglio, accoglienza saggia e reciproca.

Una città accogliente, in cui bellezza, natura e arte siano rappresentate e fruibili dall’uomo in ambito privato e comunitario, e dove l’uomo sia consapevole di essere parte del tutto: la città non può diventare un museo o un dormitorio e tanto meno un ricovero”.

Abitare è sentirsi a casa propria. Per arrivare a ciò è necessario coniugare la qualità del vivere con la partecipazione condivisa realmente e non solo a parole.

Vigilare significa essere attenti

Alla Polizia Locale monsignor Rossi ha poi detto: “Vigilare significa essere attenti, stare desti, rimanere all’erta. Questa è la missione che vi è stata affidata: il compito che svolgete con generosità ed impegno del quale vi siamo profondamente grati.

Ed è proprio questo ‘munere’ che vi abilita a far sì che vigilare sia atteggiamento che non riguarda solo alcune categorie di persone, ma tutti quelli che hanno a cuore la vita della città da cittadini.

Si rende pertanto necessario accompagnare questo senso civico e umano di responsabilità perché maturi in ogni persona il senso di appartenenza, di cittadinanza.

Occorre sentire i problemi della città come si sentono quelli di casa propria; che si riconosca la città non solo come apparato di servizi, ma come la casa comune da abitare, il patrimonio comune da custodire, l’eredità preziosa da consegnare alle future generazioni verso le quali sempre più urgente si fa l’impegno educativo.

Vigilare così sul cuore della città è compito di tutti i cittadini, ma resta sempre un compito speciale affidato a coloro che, sull’esempio di san Sebastiano, sono chiamati a difendere, a tutelare la città. Di questo la città oggi vi è riconoscente e partecipa a questa vostra festa”.

La festa di san Sebastiano

Fare festa è darsi del tempo per sostare, ritrovare la coesione del corpo sociale, al di là della dispersione dei singoli membri, investire al meglio le proprie attitudini e capacità relazionali, umane e spirituali, non fuori ma dentro l’esercizio della stessa professione.

Monsignor Giovanni Rossi ha così concluso: “Sì, il problema è restare donne e uomini anche sotto la divisa che si indossa. Non è un compito facile, ma amo pensare e pregare che, per l’intercessione del patrono san Sebastiano, questo segno della vostra presenza, rassicurante e amica, possa solo crescere per il bene di tutti”.

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