Le occasioni di vivere vicino a lui nella pastorale non sono state molte perché distanti geograficamente nello svolgimento del nostro ministero; però in quattro occasioni ho potuto sperimentare il carattere volitivo e appassionato di don Gianfranco.
La prima risale ai nostri anni degli studi teologici dove don Gianfranco assieme agli studi manifestava una grande passione per lo sport del calcio e durante le vacanze estive si tuffava nel fermento calcistico della montagna. Una domenica la sua squadra mancava di un giocatore e lui prontamente, deposta la veste talare negli spogliatoi e coprendo “la chierica” con un po’ di lucido nero trovato all’istante, scese in campo a sostenere con accanimento la sua squadra.
Sono molto grato a don Gianfranco per avermi invitato a vivere un’esperienza eccezionale a Roma durante un convegno della Caritas: riuscì a organizzare in quei pochi giorni una specialissima concelebrazione eucaristica nella cappella privata del papa Giovanni Paolo II. Non sembrava vero trovarsi fianco a fianco al Papa a concelebrare l’Eucaristia assieme ai due suoi segretari e a cinque suore. Siamo rimasti molto colpiti del clima di preghiera e soprattutto nel vedere il Santo Padre così assorto e concentrato, che dopo la Messa si è intrattenuto con noi chiedendo notizie sul nostro impegno pastorale e consegnandoci la corona del Rosario mentre don Gianfranco gli faceva dono di due punte di formaggio grana.
Nel 1993 in pieno conflitto di guerra nei Balcani don Gianfranco fu incaricato dalla Caritas di portare soccorsi alle famiglie vittime di quel barbaro evento.
Partimmo con un TIR pieno all’inverosimile e arrivati al confine iniziarono tante complicazioni che don Gianfranco superò presentandosi con atteggiamento sicuro e con le note “borsine” contenenti punte di formaggio grana e qualche bottiglia di lambrusco. Avevo capito che le punte di formaggio grana erano per don Gianfranco un passe-partout per arrivare a risolvere situazioni intricate e raggiungere obiettivi non facili. Mi colpì anche in quel frangente il suo spiccato spirito di iniziativa tanto da affrontare con prontezza situazioni complesse diventando il consulente esperto per vari altri soggetti venuti a portare aiuti in particolare dall’Italia.
Don Gianfranco ha mostrato il suo spessore umano e spirituale di sacerdote soprattutto nei suoi ultimi anni di vita. Per un soggetto attivissimo come lui vedere giorno dopo giorno calare le forze deve essere stata un’esperienza drammatica che però sopportò stringendo i denti. Faceva impressione vederlo uscire dalla chiesa di San Prospero appoggiandosi al bastone a passo lento e nelle numerose e necessarie pause rispondere ai saluti dei parrocchiani che ha avuto vicini per tanti anni.
Lui che aveva visitato il lungo e il largo varie parti del mondo vedersi ridotto a compiere pochi passi dimostrava ugualmente il suo carattere volitivo sforzandosi di continuare la missione di prete soprattutto nella celebrazione della Messa che curava in modo particolare con la sua bella voce e sempre con il foglio contenente le tracce dell’omelia. Certamente i suoi parrocchiani e i tanti amici dei pellegrinaggi, i famigliari e in modo particolare il fratello dott. Domenico, sono stati la forza che lo ha sostenuto.
Il detto latino frangar, non flectar ben si addice a Mons. Gianfranco Gazzotti che non si è mai piegato di fronte alle varie difficoltà incontrate lungo il suo cammino terreno durato 88 anni.
Don Gianni Manfredini