Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS) pubblica il rapporto: Perseguitati più che mai – Rapporto sui cristiani oppressi per la loro fede 2022-24.
Il periodo di riferimento del rapporto è compreso tra l’estate 2022 e quella del 2024; i Paesi analizzati in totale sono 18, dal Nicaragua in America Latina, al Myanmar in Estremo Oriente, al Burkina Faso in Africa occidentale. Il rapporto evidenzia che la persecuzione dei cristiani è peggiorata in modo significativo in tutto il mondo.
Nei Paesi africani esaminati l’Islam estremista è stato responsabile dell’aumento delle persecuzioni. È proprio l’Africa occidentale il nuovo «epicentro della violenza islamista militante», non più il Medio Oriente. «La migrazione24 di massa delle comunità cristiane, innescata dagli attacchi islamisti militanti, le ha destabilizzate e private dei loro diritti, sollevando interrogativi sulla sopravvivenza a lungo termine della Chiesa» si legge nel documento.
Le persecuzioni nei confronti dei cristiani sono aumentate anche in importanti nazioni come Cina, India (il Paese più popoloso del mondo) e Nigeria (il Paese più popoloso dell’Africa).
Una novità introdotta per la prima volta, dopo 18 anni, è l’analisi della situazione dei cristiani in Nicaragua. Si tratta di una conseguenza delle misure repressive estreme attuate in particolare contro i rappresentanti del clero locale, colpito da detenzioni di massa ed espulsioni dal Paese. Nel rapporto sono riportate testimonianze dirette dei sopravvissuti agli attacchi anti-cristiani e dettagli sugli incidenti, tutti basati sulle informazioni ottenute dai contatti locali di ACS.
Altri temi analizzati sono lo sfollamento delle comunità cristiane in seguito agli attacchi di gruppi estremisti, le violenze su donne e ragazze – in particolare i matrimoni e le conversioni forzate –, il rapimento e l’intimidazione nei confronti dei sacerdoti e la pubblicazione nei libri di testo scolastici di contenuti dispregiativi nei confronti del cristianesimo.
Pakistan e India sono analizzati in particolare per quanto riguarda l’aumento vertiginoso degli attacchi violenti innescati da accuse di presunta blasfemia, nel primo Paese, e la detenzione di oltre 850 persone in base alle leggi anti-conversione, nel secondo.
Il rapporto inoltre afferma: «I regimi autoritari […] hanno intensificato le misure repressive contro i cristiani, sia in nome del nazionalismo religioso sia della laicità dello Stato/comunismo.» In questo caso le condanne sono avvenute per «presunti insulti contro l’ideologia di Stato», causa di «confische di luoghi di culto, aumento degli arresti di clero e laici, nonché periodi di detenzione più lunghi».
Nei due anni analizzati le violenze sono state perpetrate anche da attori non statali, come gruppi terroristici e bande criminali.
Il Vietnam è l’unico Paese per il quale nel rapporto è stato registrato un leggero miglioramento, soprattutto a causa delle «misure adottate per ristabilire i legami diplomatici” con il Vaticano».
Tra domenica 6 e martedì 8 ottobre 2024 nella città di Manni, nella regione orientale del Burkina Faso, si sono verificati una serie di attacchi terroristici che, secondo fonti locali contattate da Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS), hanno causato almeno 150 vittime.
Tra di loro ci sono sia membri della numerosa comunità cattolica della città, sia musulmani.
I terroristi prima hanno tagliato le comunicazioni della città e poi hanno attaccato il mercato locale, dove le persone si erano recate dopo la messa. Lì hanno aperto il fuoco in maniera indiscriminata e hanno dato a fuoco a diversi edifici.
Alcune vittime sono state bruciate vive. Il giorno successivo gli stessi gruppi terroristi hanno attaccato i feriti e il personale medico intervenuto per curarli. Infine, nel terzo giorno di attacchi, gli assalitori hanno preso di mira esclusivamente gli uomini della città, massacrando quelli che riuscivano a trovare nelle strade.
Molte delle vittime erano sfollati provenienti dai villaggi già colpiti negli scorsi anni dai terroristi.
In un messaggio del 9 ottobre scorso mons. Pierre Claver Malgo, vescovo della diocesi di Fada N’Gourma, capoluogo della regione, ha definito l’attacco «barbaro» e ha espresso la sua «sincera compassione per tutte le famiglie in lutto».
In Burkina Faso, nazione in cui si contano oltre due milioni di sfollati, rappresenta il secondo attacco di questa intensità in poco tempo: nel mese di agosto un episodio analogo per numero di vittime accertate è avvenuto a Barsalogho, nella regione del centro-nord, non lontano da Manni.
Secondo le informazioni raccolte da ACS, da quel momento in tutto il Paese ci sono state almeno 400 vittime dovute ad aggressioni di gruppi terroristici.
L’aumento di questo tipo di violenza è alla base del deterioramento della sicurezza nel paese, uno dei “punti caldi” del Sahel e dell’Africa in generale per quanto riguarda l’attività di gruppi terroristici e islamisti.