Giobbe, icona dell’uomo universale, che nel terzo capitolo del libro “sapienziale” che da lui prende nome si pone i grandi interrogativi esistenziali: perché si nasce, perché il male, le prove, la sofferenza, ha fornito all’arcivescovo Giacomo lo spunto per evidenziare il ruolo che la scuola può assolvere in questo ambito.
Lo ha fatto nel corso della Messa vespertina di inizio anno scolastico presieduta martedì 1 ottobre in Sant’Agostino, a cui hanno partecipato docenti, dirigenti scolastici e seminaristi; la liturgia è stata promossa in collaborazione con AIMC, FIDAE, FISM, Servizio IRC e UCIIM.
Sono le grandi domande esistenziale a cui certamente l’Intelligenza Artificiale non è in grado di rispondere; le eventuali risposte sono fredde, senz’anima.
Invece, come affermava il grande educatore San Giovanni Bosco, l’educazione è cosa di cuore.
La scuola infatti deve essere luogo di incontri di persone “con battito cardiaco”; il docente deve saper aiutare i giovani ad orientarsi, a fare scelte, a favorire il formarsi di un pensiero; occorre recuperare il tempo della riflessione.
Oggi si è bombardati di notizie, ma manca il tempo per l’elaborazione; il contrasto non è più, ad esempio, scienza-fede, ma pensare-non pensare. E il docente deve riflettere sulla sua attività e sul lavoro con gli studenti. Sant’Agostino raccomandava: non uscire fuori, ritorna in te; nell’interiorità dell’uomo abita la verità, che rende liberi.
Lo studiare porta all’umiltà perché ci si rende conto di essere piccoli; inoltre l’uomo ha spesso paura della fragilità, del limite e si cerca ciò che distrae da tale condizione. Mons. Morandi citando Gadamer, ha poi insistito sul valore della “tradizione” che non può essere considera un ostacolo, ma la condizione per fare un ulteriore passo in avanti nella conoscenza; si è inseriti nell’alveo fecondo della tradizione: ecco il grande valore della storia. Scriveva Isaia che occorre conoscere la roccia da cui si è stati tagliati, la cava da cui si è stati estratti.
L’arcivescovo, con il consueto stile colloquiale, ha posto poi l’accento sulla grande aggressività e sulla drammatica violenza che oggi dominano: non solo i conflitti armati, ma i tanti drammatici fatti di cronaca che avvengono anche nel nostro Paese; si sono persi punti di riferimento solidi e spesso si sperimenta nella realtà ciò che invece si vede nel virtuale.
La scuola è sì ambito di confronto, visioni diverse e anche divergenti, ma deve divenire luogo in cui si costruisce una cultura di autentica pace, un luogo costruttivo in cui si bandisce la violenza anche verbale – che spesso alberga anche nei blog; al centro devono essere le persone.
E ai docenti e ai dirigenti ha detto: dietro ogni volto di studente, c’è una storia,una famiglia, ecco perché è indispensabile una prossimità premurosa e un gareggiare nello stimarsi a vicenda.
È un cambiamento faticoso; nella scuola si possono trovare risposte ai grandi interrogativi, non da soli ma lavorando insieme, senza arroganza, aggressività.
E ha concluso esprimendo l’auspicio che l’anno scolastico appena iniziato faccia crescere delle persone non rassegnate al conflitto come normalità ma protese ad una cultura di pace; insomma quell’umanesimo integrale di cui scriveva Maritain.
Al termine della liturgia, Fiorella Magnani – neo responsabile dell’ufficio scuola della diocesi – ha sottolineato che gli insegnanti e i dirigenti cattolici evidenziano la centralità della funzione educativa della scuola, nonché la necessità di un’alleanza educativa fra scuola, famiglia e Chiesa; inoltre ha evidenziato il ruolo che i docenti di religione cattolica possono avere nei confronti degli allievi.
Sabato prossimo 5 ottobre sarà la giornata mondiale degli Insegnanti: occasione per sottolineare il ruolo cruciale che essi rivestono nel trasformare il sistema educativo per rispondere alle sfide della società.
Giuseppe Adriano Rossi