Festincontro, 40 anni di ricchezza condivisa

Giovani volontari al Festincontro nella serata di sabato 15 giugno

«Pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi» (Giovanni Paolo II, “Dilecti amici”, 31 marzo 1985).

Festincontro è sempre un’occasione poliedrica e interessante.

Lo sappiamo da quarant’anni. Da quando i giovani di AC, nel 1985, provocati dalle parole di san Giovanni Paolo II in occasione della prima GMG, pensarono ed organizzarono questo evento diocesano, offrendolo alla Diocesi e alla città come momento di incontro autentico e di evangelizzazione.

Si tratta di alcune giornate, sulla soglia dell’estate, in cui, allora come oggi, si respira una sorta di “I care” su tutta la realtà, un evento che fa bene allo spirito, al cuore e anche alla mente.
Uno spazio aperto e cordiale, in cui è sempre presente anche uno spazio culturale di cui, come credenti, si sente tanto bisogno.

Entrare al Festincontro significa, inevitabilmente, lasciarsi toccare da quanto proposto, lasciarsi interrogare e scoprire di non essere spettatori di un’esperienza, ma divenirne partecipi!

Lo stile associativo di Azione Cattolica porta con sé il desiderio di una “Chiesa in uscita” che rende concreta la forza del servizio e dell’incontro, di una laicità e popolarità che sono un antidoto all’autoreferenzialità! Condivisione, ascolto, dialogo e inclusione fanno del Festincontro un’esperienza bella di gratuità che incanta, interroga e mette in discussione.

Come ci ricorda Giuseppe Notarstefano, presidente nazionale di Azione Cattolica (cfr Verso Noi – Prendersi cura della vita di tutti, Edizione Ave): “La nostra esperienza associativa oggi non può essere data per scontata, è certamente innervata e connaturata alla vita della Chiesa e riconosciuta come una significativa forza sociale, ma è affidata sempre più all’intraprendenza e alla creatività di laiche e laici che sentono la sete dei propri contemporanei e, proprio in ragione di questa profonda condivisione interiore, intuiscono ragioni di amicizia e di speranza per sperimentare e dare forma a cammini, alleanze e dialoghi che sappiano mostrare la bellezza di una costruzione comune. Ognuno al suo compito, tutti al lavoro comune”.

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