Pena di morte: allarmante rapporto Amnesty International per il 2023

Amnesty International ha registrato 1.153 esecuzioni nel 2023, un aumento del 31%, + 270 rispetto alle 883 del 2022. Si tratta del numero più alto registrato da Amnesty International dal 2015, quando si erano raggiunte 1.634 esecuzioni, e della prima volta dal 2016 (1.032) che il totale supera nuovamente le mille unità.

I dati totali non includono le migliaia di persone che si ritiene siano state messe a morte in Cina, che nel 2023 è rimasta il principale esecutore nel mondo.

Inoltre, Amnesty International non è riuscita a determinare delle cifre minime attendibili riguardo le condanne eseguite nella Repubblica Democratica Popolare di Corea (Corea del Nord) e in Vietnam, paesi in cui si ritiene si continuino a mettere a morte persone in modo estensivo.

Per questo, il totale globale presentato nel rapporto presentato a maggio 2024 costituisce una cifra minima che descrive solo parzialmente la reale entità del ricorso alle esecuzioni durante l’anno da parte dei vari Stati.

ESECUZIONI A LIVELLO GLOBALE NEL 2023: sono in crescita – anche se mancano i dati precisi – in Afghanistan, Cina, Corea del Nord, Statoi di Palestina, Siria, Vietnam.

Per altri stati carnefici ci sono i dati: Arabia Saudita, 172; Bangladesh, 5; Egitto, 8; Iran, 853; Iraq, 16; Kuwait, 5: Singapore, 5; Somalia, 38 in aumento; Stati Uniti d’America,24; Yemen, 15. L’importante aumento del totale globale è principalmente dovuto a un picco nelle esecuzioni in Iran:aumento del 48% rispetto alle 576 del 2022 e più che raddoppiato dalle 314 del 2021.

Questo dato è particolarmente evidente per quanto riguarda le esecuzioni per reati legati alla droga, che sono passate da 255 nel 2022 a 481 nel 2023.

L’Iran da solo ha rappresentato il 74% di tutte le esecuzioni registrate; e l’Arabia Saudita il 15%. Questi due paesi sono stati responsabili dell’89% del totale.

Aumenti delle esecuzioni sono stati registrati anche, in particolare, in Somalia – da 6 nel 2022 a 38 nel 2023, una cifra sei volte superiore -; negli Stati Uniti, da 18 nel 2022 a 24 nel 2023, un aumento del 33%; e nello Yemen, da 4 a 15, quasi quadruplicato rispetto all’anno precedente.

Alcune donne sono state messe a morte in Cina, Iran (24), Arabia Saudita (6), Singapore (1).

Sono state registrate esecuzioni in soli 16 paesi, il numero più basso mai registrato da quando Amnesty International ha iniziato a monitorare. Non risultano infatti esecuzioni in Bielorussia, Giappone, Myanmar e Sudan del Sud, tutti paesi che avevano invece eseguito condanne a morte nel 2022 (quando erano risultati 20 i paesi ad averne eseguite). Almeno 2.428 nuove condanne a morte in 52 paesi sono state imposte nel 2023, rispetto alle almeno 2.016 in 52 paesi nel 2022.

Nel 2009 Amnesty International ha smesso di pubblicare le stime sui numeri relativi all’uso della pena di morte in Cina.

Per contro, l’Organizzazione ha chiesto alle autorità di dimostrare che effettivamente stiano raggiungendo il loro obiettivo dichiarato di ridurre l’applicazione della pena di morte pubblicando i dati stessi. Pochi o nessun dato sono stati resi disponibili anche da diversi altri paesi.

METODI DI ESECUZIONE NEL 2023: decapitazione in Arabia Saudita; impiccagione in Bangladesh, Egitto, Iran,Iraq, Kuwait, Singapore, Siria.

Iniezione letale in Cina, Stati Uniti d’America, Vietnam.

Fucilazione in Afghanistan, Cina, Corea del Nord, Stato di Palestina, Somalia, Yemen.

Amnesty International non ha ricevuto alcuna segnalazione di esecuzioni giudiziarie per lapidazione.

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