In 160 anni di storia quante persone: allieve ed allievi, docente, genitori sono passati nell’Istituto San Vincenzo? Lo ha chiesto mercoledì sera l’arcivescovo Giacomo nell’omelia della concelebrazione eucaristica che ha ricordato i sedici decenni di presenza in interrotta delle scuole – fondate della Suore della Carità nel centro storico di Reggio nel lontano 1864.
La celebrazione del 160° non è stata solo occasione per fare memoria di un glorioso passato: il grande cortile era gremito di ex-alliev, studenti con le loro famiglie , insegnanti, ex dirigenti e suore della Carità ma innanzitutto per sottolineare il prezioso ruolo educativo e formativo che l’Istituto parificato riveste nell’ambito scolastico provinciale.
Nell’omelia, dialogata con i ragazzi, mons. Morandi ha ribadito che peculiarità dei discepoli di Cristo – come ricordato nel brano del Vangelo di Marco proclamato nella Messa – è di farsi servi degli altri, di fare della propria vita un dono ai fratelli, di portare gli uni i pesi degli altri; di non agire, invece, per fare grande il proprio nome; l’Istituto deve far crescere chi lo frequenta nel volersi bene, nel condividere i doni e di essere seme di speranza per la città e la Chiesa.
La importanza della ricorrenza è stata sottolinerate negli interventi dei dirigenti Stefano Mascetti e Annamaria Caroli e del presidente del Consiglio di Istituto Francesco Capuano.
Hanno concelebrato mons. Giovanni Rossi, mons. Francesco Marmiroli e don Paolo Lusvardi
L’arcivescovo ha concluso l’omelia ricordando la figura del beato Rolando Rivi – di cui ricorreva la memoria liturgica – e ha sottolineato la rilevanza della frase che pronunciò davanti ai suoi persecutori: Io sono di Cristo. La sua testimonianza deve essere presa a modello, sostenere e accompagnare le giovani generazioni.
g.a.rossi