Un passo fiducioso, nella fede

I giovani che hanno professato la fede domenica 24 marzo in Cattedrale a Reggio Emilia: Micol Menozzi, Francesco Lusetti, Elena Bonini, Alessio Bondavalli, Chiara Spaggiari, Martina Spaggiari, Matteo Leoni, Sofia Nerucci, Lucia Leoni, Cecilia Fontana, Andrea Catellani, Esther Silvestri, Greta Ternelli, Matteo Sorrentino. Al centro della foto Francesca Grassi è alla destra di monsignor Giacomo Morandi.

Il 24 marzo, Domenica delle Palme, quattordici giovani della nostra Diocesi hanno professato pubblicamente in Cattedrale la propria fede nel Signore Gesù. La professione è avvenuta nell’ambito di una celebrazione guidata dall’Arcivescovo e promossa dal Servizio per la Pastorale Giovanile guidato da don Carlo Pagliari.

Cammino in tre tappe

Intorno ai 20 anni sono tante le domande che bussano con forza al cuore dei giovani: “In chi credo?”, “In cosa credo?”.
La professione di fede non è tanto un evento ma piuttosto un cammino in tre tappe per giovani dai 19 ai 30 anni. Innanzitutto, i giovani sono chiamati a un lavoro personale per rileggere la propria storia cercando traccia della presenza di Dio e di come ha accompagnato la loro vita. Poi condividono la propria storia in gruppo: dopo il lavoro personale è bello fare lo sforzo di aprirsi e consegnarsi reciprocamente il proprio vissuto. Infine, la celebrazione in Cattedrale con il Vescovo. Concretamente ogni giovane è chiamato a scrivere una lettera in cui racconta dove ha incontrato e fatto esperienza del Signore Risorto nella sua vita, cogliendo i segni della sua presenza, e a consegnarla al pastore. Alcuni giovani scelgono di compiere la professione di fede nella loro parrocchia.

Il pomeriggio del 24 marzo è stato suddiviso in tre momenti, caratterizzati da altrettanti brani di Vangelo e testimonianze (o segni). La scansione dei brani e dei segni ha idealmente richiamato la Passione, all’inizio della Settimana Santa. Prima la lavanda dei piedi, poi il Getsemani e infine la morte di Gesù in croce, con la professione di fede del centurione romano.

Francesca Grassi e don Carlo Pagliari
Francesca Grassi e don Carlo Pagliari
Gioiosa per scelta

Nella prima parte del pomeriggio don Carlo ha dialogato con Francesca Grassi, 24 anni, di Reggio Emilia. Francesca e don Carlo si sono conosciuti in Studio Teologico Interdiocesano in Seminario a Reggio Emilia. Francesca è studentessa, don Carlo è insegnante. La giovane è consacrata laica come “Piccola della gioia” nella Comunità Nuovi Orizzonti fondata da Chiara Amirante ed è chiamata a tenere fede alle promesse di povertà, castità, obbedienza e gioia.
La gioia si può scegliere dunque, la incalza don Carlo. “Sì”, replica Francesca senza esitazione. La giovane è affetta da una malattia genetica rara “che non si vede, ma c’è”. Ha difficoltà a camminare e a deglutire. Vive il suo rapporto con il Signore come un matrimonio, nella salute e nella malattia, perché il Signore ti accoglie sempre, è paziente, racconta. E aggiunge: “La gioia la imparo da Gesù”.

Dal 2020 Francesca prega e offre le sue sofferenze fisiche per la conversione delle persone ristrette nel carcere di Frosinone che visita periodicamente insieme ad un sacerdote. Inizialmente, racconta, non ero molto convinta; poi frequentando il carcere mi sono resa conto che abbandonandomi all’amore di Cristo diventavo fonte di gioia anche per altre persone.

La preghiera autentica

Monsignor Morandi è intervenuto nel secondo momento della professione di fede, il “Getsemani”. Sul Monte degli Ulivi Gesù si immerge nell’agonia, cioè in una lotta. E il cuore di questo combattimento è costituito dalla preghiera. Cristo si rivolge a Dio chiamandolo “Abbà”, cioè Babbo, espressione che denota confidenza ed espone a Lui ciò che gli sta a cuore, chiedendo “non ciò che io voglio, ma ciò che vuoi tu”. È questa la preghiera autentica, ha sottolineato il vescovo Giacomo, che non teme di porre davanti al Signore ciò che ci sta a cuore, ma nello stesso tempo rimane aperta alle modalità con le quali Dio ascolterà la nostra richiesta.
Concludendo l’Arcivescovo ha augurato ai giovani di custodire la professione di fede nella preghiera: solo così il passo intrapreso sarà fiducioso e di pieno abbandono.

Teatro e fede

Infine, mentre don Pagliari chiamava i giovani uno a uno sul presbiterio, il pastore ha consegnato a loro un crocifisso e benedetto il loro proposito di vita di fede.
Particolarmente significativa è stata la presenza di undici giovani che hanno scelto di compiere il cammino della professione di fede come membri della compagnia teatrale “Chiamateci fratelli” dopo aver messo in scena lo scorso anno il musical “Mi sei venuto a cercare”. Lo spettacolo racconta l’incontro di un giovane con il Cristo Risorto. E per alcuni di loro, dopo aver riconosciuto l’incontro con Cristo nel corso della preparazione del musical, il passo verso la professione di fede è stato il coronamento del progetto teatrale.
Non si può che cantare un inno di lode al Signore per il grande mistero del suo amore che anche in quella domenica, attraverso le storie di alcuni giovani, si è parzialmente svelato.

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