Ad Auschwitz ho visto tanto futuro cancellato e tanto passato tornato presente nelle testimonianze di chi là ha vissuto e, con il tempo, ha trovato la forza di raccontare. Tutto si sovrappone nella mia mente e un vortice di emozioni mi travolge.
Osservo. I caprioli corrono sul prato verde su cui sedevano tanti bambini che aspettavano, con le loro mamme e i loro nonni, di andare a fare la doccia. Chissà se correvano anche loro, in un ultimo inconsapevole gioco allegro. Mi sembra di vedere mia nipote con mia figlia, madre anche lei, che la osserva inquieta. Quelle persone sapevano, immaginavano?
Ascoltando e leggendo alcune testimonianze, comprendo che molti sì, sapevano, ma tanti invece no. Ma come si saranno spiegati l’attesa, il fumo, gli odori, il vedere che la gente entrava a gruppi nell’edificio, ma nessun gruppo poi usciva? Shlomo Venezia ha accompagnato e sostenuto fino all’ultimo un cugino che non aveva passato la selezione e che era ben consapevole di quello che gli sarebbe successo. E chiedeva quanto sarebbe stata lunga e dura l’agonia…
Selezione. Ho lasciato il mio garofano bianco sul luogo della selezione. Terribile realtà, parola pesante, ma attuale. Sì, attuale: quanto seleziona ognuno di noi? Seleziono chi è degno della mia stima, seleziono chi ignorare, seleziono un mio comportamento verso un’altra persona per opportunismo.
Seleziono le persone. Seleziono anche cosa insegnare, cosa dire ai miei studenti, cosa chiedere a loro. Ogni azione di selezione è gravida di conseguenze: quanta responsabilità c’è in ogni selezione agita! Anche davanti alle contraddizioni di ieri e di oggi, alle follie umane, all’orrore della storia che dovrebbe esserci maestra, non rinunciamo alla speranza, al coraggio di parlare e di lottare per la vita, per costruire un’umanità e un mondo migliori.
Allora sia che sappiamo selezionare sempre la vita, affinché il futuro di ogni persona non sia cancellato, mai. Che i caprioli continuino a correre sui prati e tra i fiori, ogni giorno e in ogni paese!
Maria Giovanna Borsalino