Sassuolo: riapre il Teatro Carani, il cuore culturale della città

Il Teatro Carani visto dall'alto mentre è ancora in corso la ristrutturazione (foto Luca Benedetti, 2024)

Il 2 marzo sarà una giornata storica per Sassuolo. Dopo 13 anni di chiusura riapre il Teatro Carani, che dal 1930 accompagna il vissuto artistico, culturale e sociale della città. Nel 2011 il teatro ha chiuso per passività di bilancio e il salvataggio è stato reso possibile grazie alla nascita della “Fondazione Teatro Carani” che ne ha rilevato la proprietà e ha avviato la ristrutturazione. La struttura del Carani nel 1930 era all’avanguardia con gallerie in cemento armato e una cupola apribile per consentire di utilizzare l’edificio anche in estate. Dopo tanti anni era però necessario un adeguamento. E mentre sono in corso gli ultimi lavori edili e impiantistici, abbiamo intervistato Claudia Borelli, presidente della Fondazione “Teatro Carani”.

Claudia Borelli, presidente della Fondazione Teatro Carani di Sassuolo.
Claudia Borelli, presidente della Fondazione Teatro Carani di Sassuolo.

Tredici anni fa, dopo l’ultima proiezione, la riapertura del teatro sembrava un sogno impossibile. Quali passi sono stati fatti per arrivare al 2 marzo 2024?
Sembrava un sogno impossibile, invece ce l’abbiamo fatta. Quando abbiamo costituito la Fondazione Teatro Carani assieme a un gruppo di sassolesi, l’obiettivo era restituire a Sassuolo un luogo simbolico e identitario. Il Carani è sempre stato un teatro di tutti e per tutti. Lo abbiamo fatto da subito cercando di coinvolgere quanti più cittadini possibile e la risposta è stata oltre le aspettative. Oltre ai fondatori, anche tanti soci sostenitori e semplici donatori si sono aggiunti a questo progetto così importante per la città. A tutti loro va il più nostro sentito ringraziamento. La Fondazione Teatro Carani si è costituita nel gennaio del 2020 e ha avuto da subito obiettivi chiari:

  1. acquisire la proprietà del teatro,
  2. donarlo alla Comunità di Sassuolo,
  3. curarne la ristrutturazione con le migliori tecnologie disponibili,
  4. coinvolgere la cittadinanza nell’organizzazione delle stagioni.

E a che punto è l’attuazione di questi obiettivi?
I primi tre punti sono stati conseguiti in un lasso di tempo relativamente breve. Sul quarto punto le premesse sono buone e stiamo lavorando per aumentare la risposta dei cittadini, con lo scopo di proporre stagioni teatrali all’altezza del glorioso passato del Carani.

C’è qualcuno – o qualche realtà – da ricordare?
Ci siamo impegnati in tanti per raggiungere questo traguardo. Sicuramente un ringraziamento particolare va alle amministrazioni comunali che si sono succedute e ci hanno affiancato in questo lungo cammino. Grazie anche al direttore del teatro Fabrizio Abbati e al comitato artistico che lo ha sostenuto sin dall’inizio composto da alcuni cittadini volenterosi che prestano la loro opera gratuitamente. Grazie anche ai tanti cittadini e alle imprese che economicamente o con il loro lavoro gratuito ci hanno aiutato e aiutano tuttora a portare avanti il nostro progetto.

Cosa rappresenta per Sassuolo il teatro Carani?
Il Carani è sempre stato il cuore culturale della nostra città, un luogo di incontro, formazione e confronto attorno al quale si sono formate generazioni di sassolesi. Il nostro desiderio è che possa continuare a esserlo per tanti anni a venire, contribuendo alla crescita del tessuto sociale della nostra città attraverso l’arte, lo spettacolo, la cultura e l’incontro.

Ripercorriamo le tappe principali della gloriosa storia del teatro…
Dal 1930 in poi il Teatro Carani ha vissuto assieme alla città seguendone l’evoluzione. Nasce come centro polifunzionale per spettacoli di ogni tipo, dalla lirica alla prosa, dalla danza al cinema, trasformandosi all’occorrenza anche in locale per eventi come veglioni danzanti. La sua stagione più gloriosa comincia nel 1971 con la direzione artistica di Roberto Costi, che ha portato sul suo palcoscenico artisti di calibro nazionale e internazionale, come Luciano Pavarotti, Leone Magiera, Giorgio Gaber, Milva e Gino Bramieri, le opere di Giorgio Strehler, Mirella Freni, Raina Kabaivanska e molti altri grandi artisti. Senza dimenticare i nostri Pierangelo Bertoli e Nek, che al Carani hanno esordito.

La platea del Teatro Carani di Sassuolo (archivio "La Libertà").
La platea del Teatro Carani di Sassuolo (archivio “La Libertà”).

Claudia, qual è il suo personale legame con il teatro?
Sono molto affezionata al Teatro Carani perché, come tanti della mia generazione, da giovane la mia domenica pomeriggio era il film al Carani, magari in galleria. Ricordo che alcuni film li guardavamo anche due volte di seguito. Negli anni Settanta e Ottanta io e mio marito avevamo l’abbonamento in platea e ho frequentato il teatro con una certa regolarità. Mi piacevano gli spettacoli di varietà come quelli di Gino Bramieri e Arturo Brachetti. Come tutti i sassolesi anche io sento il Carani come una parte fondamentale della città, alla stregua del municipio, della chiesa e della scuola. Per questo ci siamo impegnati per riportarlo in vita.

Come sta vivendo la città di Sassuolo questa riapertura?
Sassuolo sta vivendo con grande partecipazione questa riapertura. Gli abbonamenti alla prima stagione inaugurale sono andati a ruba nel giro di poche ore. E così anche gli altri spettacoli fuori abbonamento. Le premesse sono ottime per la prima vera stagione completa del 2024-25, che contiamo faccia il tutto esaurito da subito.

La Fondazione gestirà il teatro per nove anni. Quali linee culturali guideranno l’elaborazione dei programmi teatrali?
Vogliamo che sia il teatro di tutti e per tutti. Per questo cercheremo di offrire spettacoli che soddisfino le esigenze di diverse fasce di pubblico, ma sempre all’insegna della qualità. Proporremo prosa di livello nazionale, ma anche tanta musica e di ogni tipo: leggera, jazz, rock, classica. Sassuolo ha una inesauribile vocazione musicale alla quale vogliamo rendere omaggio. Ci saranno inoltre i musical e la danza, ma anche il cinema e gli spettacoli per famiglie e bambini. E poi ci saranno spazi per le associazioni e le scuole: insomma vogliamo che tutti i sassolesi si riconoscano nel loro teatro. Per questo abbiamo voluto che fossero proprio i sassolesi a inaugurarlo con una rassegna a loro dedicata e intitolata “Sassuolo alza il sipario”. Nek terrà il concerto di apertura, e lo ringraziamo ancora per la sua sensibilità, e dopo di lui si alterneranno sul palco artisti e associazioni della nostra città tenendo a battesimo la seconda vita del nostro teatro, in un abbraccio simbolico che avvolgerà tutta la città, proiettandola nel futuro.

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