“Deve iniziare una nuova primavera della società, a partire da noi anziani”: è così che ha esordito monsignor Vincenzo Paglia giovedì 22 febbraio a Reggio Emilia nell’Aula magna “Pietro Manodori” dell’Università di Reggio e Modena all’incontro intitolato La grande età. Dalla carta per i diritti delle persone anziane e i doveri della comunità ai progetti per il futuro. Oltre duecento persone hanno partecipato a questo evento, organizzato dal coordinamento provinciale Cupla (Coordinamento unitario pensionati lavoro autonomo) e da Federfarma (Federazione unitaria dei titolari di farmacia) provinciale e regionale. Oltre a mons. Paglia (presidente della fondazione ‘L’Età Grande’ e autore di numerose pubblicazioni in materia, nonché presidente della Pontificia accademia della vita), hanno preso parte all’incontro Gian Lauro Rossi (Coordinatore nazionale Cupla), Achille Gallina Toschi (Presidente regionale Federfarma), Giovanni Gelmini (Medico specialista in geriatria e gerontologia, membro del direttivo nazionale della Società italiana di geriatria e gerontologia, Direttore di distretto presso l’Ausl di Parma), e Manuela Mastrodomenico (Consigliere ordine professioni infermieristiche). Coordinatrice dell’incontro: la consigliera regionale Stefania Bondavalli.
Dopo i saluti del sindaco di Reggio Emilia Luca Vecchi (che ha lanciato l’allarme sulle ‘tante fragilità che in questo periodo si manifestano in modo complesso’) e di Luigi Davoli, Presidente provinciale Cupla (“Vogliamo essere protagonisti. Le persone anziane devono essere allontanate il meno possibile dalla loro abitazione”), si è entrati nel vivo della giornata, che ha visto mons. Paglia grande protagonista. Ha parlato sia della legge delega per gli anziani sia della ‘Carta dei diritti delle persone anziane”, che a breve andrà a presentare in Giappone: “Il nostro Paese è spesso anaffettivo, privo di idee che scaldano il cuore. Noi vecchi siamo cresciuti senza fare confusione, ma siamo un importantissimo soggetto culturale, spirituale, economico e politico. Il Covid ha messo in primo piano un nuovo popolo di 14 milioni di persone, 7 milioni delle quali ultra75enni. Dobbiamo creare
un tempo nel quale sia bello e dignitoso vivere. Oggi manca un’assistenza socio sanitaria continuativa che permetta agli anziani di vivere nelle proprie case. E’ possibile ridare la speranza. Troviamoci tutti il 27 aprile in piazza San Pietro, nonni e nipoti. Dobbiamo creare
un grande patto intergenerazionale”.
“Come Cupla abbiamo fatto nostra la ‘Carta’, e abbiamo deciso di diffonderla – ha dichiarato Gian Lauro Rossi -, siamo contenti della
risposta e della collaborazione avuta da Federfarma. La farmacia spesso è la prima risposta ai tanti problemi degli anziani”.
Achille Gallina Toschi, poi, ha illustrato alcune caratteristiche della farmacia, “presente anche dove non ci sono i medici e sempre aperta, con professionisti a disposizione senza bisogno di prendere appuntamento”. Ha poi messo in rilievo due argomenti che penalizzano molto lo sviluppo della sanità territoriale: “la più grande distribuzione diretta d’Italia, che costringe i pazienti ad andare in ospedale, facendo talvolta decine di km, a ritirare i farmaci che potrebbero invece ritirare nella farmacia sotto casa, e la telemedicina, che ha risorse già erogate dallo Stato ma che non si riesce a far decollare. Siamo disponibili a qualunque iniziativa, pur di ribadire la tutela di tutti i pazienti , soprattutto i più fragili”.
È stata poi la volta di Giovanni Gelmini, che ha brillantemente passato in rassegna (con frequenti collegamenti tra medicina, chimica, arte, storia e cultura) le scienze che si occupano dal punto di vista medico della terza età’: “Dove non si trovano i medici, le farmacie sono rimaste l’unico presidio sanitario a disposizione degli anziani. La vera sfida è affrontare le fragilità, e tra le fragilità dobbiamo inserire anche le politerapie. Dobbiamo intercettare in tempi e modi corretti queste fragilità. Gli anziani devono poter vivere sicuramente nelle loro case, quando possibile e nel miglior modo possibile, ma delle strutture per anziani non se ne potrà mai fare a meno: dobbiamo investire sulla qualità di queste strutture. Dobbiamo studiare negli ospedali reparti ad hoc per gli anziani”.
Toccante e preciso anche l’intervento di Manuela Mastrodomenico:
“Siamo di fronte ad un cambiamento epocale della sanità territoriale. Siamo tutti coinvolti nel processo di cura. Dobbiamo lavorare sul come riconoscere le fragilità esistenti e come strutturare i modelli di sanità territoriale. Grande importanza la rivestono anche gli infermieri di comunità, il cui ruolo è anche quello di intercettare bisogni e fragilità degli anziani”.
Dopo qualche intervento appassionato del pubblico (“speriamo che i nostri diritti tornino ad emergere, e che la politica ne tenga conto…”. ”Non ci sarebbe pace sociale se come anziani non facessimo quello che stiamo facendo.”…”Il grande valore degli anziani va al di là del discorso economico”…), è ritornato il microfono a mons. Paglia: “Più che concludere, qui dobbiamo iniziare il lavoro. Con la legge della quale stiamo parlando possiamo lottare per gli anziani, per noi anziani, ma non basta, è indispensabile una nuova coscienza. Dobbiamo cambiare culturalmente il senso del pensionamento. Tutti sono fragili, anche i giovani, e far passare il concetto che il vero valore umano è rappresentato dalla giovinezza è pericolosissimo. Riappropriamoci di quel quid di gratuità che rende la vita bella e colorata, non grigia. Dobbiamo far riemergere quel grido di affetto e di complicità affettiva, evidenziare che è importante vivere e crescere insieme tra tutte le generazioni”.