È perlomeno particolare, se non proprio strano, che si inauguri la mostra di un fotografo dove esposte non sono immagini, ma copertine di libri, di cataloghi e di riviste più o meno patinate.
Parrebbe strano se non si parlasse di Stanislao Farri, il fotografo bibbianese scomparso nel 2021, pochi giorni prima di compiere 97 anni. La mostra, dal titolo “Scritture di Luce” e curata da Sandro Parmiggiani, aprirà i battenti sabato 2 marzo alle 17, negli spazi della galleria Spallanzani in piazza XXV Aprile a Barco di Bibbiano.
La prima cosa che pretendeva Farri, quando gli si chiedeva la disponibilità di esporre le sue immagini, era la realizzazione di un catalogo, anche piccolo, che contenesse pure un saggio critico… e con l’avanzare dell’età era diventato proprio un diktat.
Per un artista che ha al suo attivo, mettendoci anche quelle dei concorsi fotografici in cui apparivano le sue fotografie, qualcosa come 500 mostre, si può avere un’idea della mole di materiale che sarà possibile visionare.
“Erano, i libri, una sorta di ossessione per Stanislao Farri. Da quando cominciai a frequentarlo – scrive Sandro Parmiggiani – e in tutti gli anni dell’indimenticabile, fraterna amicizia tra di noi, i libri fotografici, e le riviste del settore, sono stati uno degli argomenti costanti delle nostre conversazioni. Farri era particolarmente affezionato ai libri in cui erano riprodotte le sue immagini – cercava sempre di conservarne più di una copia – e ai libri di altri fotografi che lui ammirava e stimava, e che aveva iniziato a raccogliere fin da quando si era immerso, adolescente, nel mondo della fotografia”.
È ovvia l’affezione che ogni artista ha per le pubblicazioni che parlano del suo lavoro, ma è altrettanto importante, soprattutto per gli operatori dell’immagine, primi i fotografi, avere un’attenzione particolare anche per il lavoro dei colleghi. Nella biblioteca di Stanislao figuravano importanti edizioni di colleghi del calibro di Henri Cartier-Bresson, Ferdinando Scianna, Gianni Berengo Gardin, Fulvio Roiter, Franco Fontana, ma anche libri di tanti autori reggiani, oltre alle rare pubblicazioni della collana “Punto e Virgola” fondata a Modena ne 1977 da Luigi Ghirri e Giovanni Chiaramonte.
“Spesso, parlando con Farri – continua Sandro Parmiggiani nella presentazione – mi sembrava quasi di cogliere in lui un sentimento di comunanza con uno dei grandi tramandi della cultura ebraica: l’amore per il libro, luogo in cui sono raccolte e conservate parole che debbono restare, che non possono andare disperse. Dunque, una sorta di venerazione per il libro stesso, uno strumento speciale destinato a salvare la memoria, nel quale s’incarnano conoscenza e sapienza, fuoco che continua ad ardere e che viene trasmesso e consegnato alle generazioni future”.
I libri in mostra sono stati messi a disposizione da Enzo Silvi, conterraneo di Farri, che con pazienza ha raccolto il vastissimo materiale ora messo a disposizione di chiunque voglia visitare la mostra che rimarrà aperta fino al primo di aprile.