Si dice sempre che l’Italia sia un paese per vecchi, eppure al recente Festival di Sanremo, a dispetto delle sue edizioni, 74, hanno vinto i giovani.
Che in Italia tirasse già aria nuova lo si è capito quando due donne, la presidente del consiglio e la leader del primo partito di opposizione, hanno preso la scena politica.
E il vento tutto al femminile ha soffiato anche sulla Riviera dei fiori che ha incoronato una donna, giovanissima, come regina della musica italiana a distanza di dieci anni dall’ultima trionfatrice.
Coincidenze? Effettivo cambiamento? Non si sa… quel che è certo è che il carrozzone del Festival ha fatto breccia tra le nuove generazioni. Fa sorridere che lo abbia fatto attraverso la tv, di cui ricorrono i 70 anni, un mezzo che gli under 30 stanno sempre più abbandonando.
COSA RIMANE DEL FESTIVAL
A distanza di dieci giorni cosa è rimasto oltre al continuo passaggio per radio delle canzoni in gara? Sicuramente sono rimasti i temi sdoganati dai cantanti sul palco dell’Ariston. Temi attuali, reali, raccontanti con arrangiamenti musicali molto orecchiabili. E ai giovani questo è piaciuto.
POS VS TRAP
La musica pop festivaliera ha preso la rivincita su quella trap che per troppi anni ha dato voce al disagio giovanile: l’attualità cantata a Sanremo ha soppiantato l’incitazione alla violenza e all’autodistruzione di certi trapper che ancora ispirano troppi ragazzi. Sanremo attraverso le sue canzoni ha legato un po’ tutte le generazioni, permettendo ai più grandi di capire i giovani e a quest’ultimi di farsi ascoltare dagli adulti. Che sia di auspicio per un nuovo fermento intellettuale? Speriamo.
C’è bisogno di vivacità fresca nel nostro Paese e fa sorridere che questa ventata di gioventù arrivi dalla kermesse più vetusta che ci sia. Vedere certi gruppi di amici radunati davanti alla tv per le cinque serate canore è stato come un tuffo nel passato, quando a casa dei nostri bisnonni si ritrovava tutto un quartiere per volare con Modugno & c.
Ben vengano canzoni che parlano di introspezione, di cadute e risalite, di amori, di insuccessi, di body shaming, del dramma dei migranti, di guerra ma anche motivetti senza senso che però dalla finale ad oggi stiamo canticchiando in continuazione. Insomma, benvenuta normalità della vita.
A LEZIONE DI VITA
E a proposito di vita, impossibile non citare la lezione impartita dal maestro Giovanni Allevi.
La sua testimonianza ha conciliato con la vita, esaltandone la sua bellezza fatta di significati anche nei momenti delle sofferenze e nel dramma. Allevi ci ha insegnato quanto questo dono sia così importante da saperne godere appieno in ogni situazione.
In periodo di leggi sul fine vita, chissà che dopo questo Sanremo a tanti non venga voglia di cumbia della vita: quel rumore piacevole e armonico scandito non solo dal virtuosismo di Allevi al piano, ma anche da ogni giorno che passa della nostra quotidianità.
Così, magari, ci ritroveremo a fischiettare certi motivetti pensando che vivere sia talmente meraviglioso da smettere di pensare a leggi che possano scrivere la parola fine sulla vita di qualcuno.