“Sai perché cadiamo Bruce? Per imparare a metterci in piedi” così diceva Thomas Wayne al figlio Bruce, impaurito dopo una brutta caduta. Insegnamento che il piccolo non dimenticherà mai.
Chissà se e quante volte Sofia Goggia avrà visto questa scena nel film Batman Begins dopo i tanti incidenti che hanno costellato la sua carriera.
L’ultimo grave infortunio, tibia a malleolo fratturati in allenamento, va a sommarsi alle quattro volte in cui è saltato un legamento crociato del ginocchio, alle cinque fratture precedenti più tutti i problemi di entità inferiore.
Ma nonostante una carriera così funestata dagli infortuni, Sofia ha vinto un oro e un argento olimpici, due medaglie ai Mondiali e ha all’attivo 24 vittorie in coppa del Mondo.
“Mi rialzerò anche stavolta” ha subito detto la campionessa prima di entrare in sala operatoria.
È in questo “rialzarsi” che è racchiusa tutta la forza di questa ragazza bresciana dalla volontà granitica. Chi glielo fa fare, penserà qualcuno. Sbagliando.
Perché non esiste sfida che un campione non accetti di provare a superare. Ed è proprio in questo che si misurano i campioni, nel non arrendersi mai senza darsi mai per vinti.
Un po’ come succede ai super eroi: quando tutto sembra capitolare, ecco il colpo di scena, la forza che parte da dentro e fa reagire il Batman di turno che soverchia l’andamento delle cose.
In gergo sportivo si parla di fame: non solo quella di vittorie, gloria e soddisfazioni. C’è anche la fame di misurarsi con sé stessi, di innalzare la propria asticella, di non accontentarsi mai.
Un campione non è mai soddisfatto di sé, ma cerca sempre sfide nuove per affinare la sua qualità.
A parole siamo tutti in grado di rialzarci: un rimbrotto, una parola di conforto, l’attenzione delle persone care e vicine. Tutte cose importanti che aiutano.
Ma alla sera col dolore lancinante da non sapere dove stare; coi pensieri che spingono a dire che sarebbe meglio finire con allenamenti gare; con la sofferenza dello spirito dopo l’ennesimo infortunio; chiunque si sentirebbe solo col proprio sconforto. Chiunque avrebbe voglia di dire basta.
Alla fine, anche i campioni o gli eroi dei film sono essere umani.
Mollare tutto eviterebbe altro dolore. Altra sofferenza. Eviterebbe il calvario di dover ricominciare tutto da capo, magari proprio mentre uno si trovava all’apice della gloria. E solo una domanda pervade testa e cuore: perché proprio io? Perché a me? Perché ancora a me?
Non solo nello sport ci si interroga così. Tutti prima o poi facciamo i conti con le cadute.
E i campioni come Sofia ricordano che la forza di volontà, la tenacia, la fame di vita può scuotere ciascuno di noi. Ogni sfida può essere affrontata, nulla è così impossibile da non poter essere affrontato. Nulla è così importante come non dover aver rimpianti dopo avercela messa tutta.
Alla fin dei conti non si è campioni solo per quello che si vince. Si è campioni per ogni volta che ci si rialza dopo una caduta.
E tutti possiamo essere dei campioni.
Forza Sofia, ti aspettiamo!