Il mio campione è differente

È lo sportivo italiano del momento. Piace a tutti, grandi e piccoli, nonne e mamme. Piace non solo perché vince, ma perché è il campione della porta accanto che tutti vorrebbero, lontano dalle luci della ribalta e dalla clamorosa ricchezza.

È per questo che Jannik Sinner ha fatto breccia nel cuore di tutti dopo i recenti Australian Open, il primo slam conquistato nella sua carriera.

Jannik è l’amico che tutti vorremmo in fin dei conti: più che gli atteggiamenti e le parole del campione snob, assomiglia a quel Ricky Cunningham che tutti volevamo come compagno di avventure negli anni ruggenti di Happy Days, non solo per i capelli rossi ma anche per la familiarità del suo sorriso e la genuinità delle sue parole che ricorda molto la sua terra di origine.

Sinner mette i panni del campione solamente quando ha in mano la sua racchetta con cui sforna aces a ripetizione e infila lungo linea imprendibili di dritto e rovescio.

Dietro all’aspetto da bravo ragazzo che potrebbe prestare il suo volto come testimonial delle barrette Kinder, c’è però anche un carattere molto tosto per poter giocare a tennis a questi livelli.

Sinner è riuscito prima a ribaltare una finale che sembrava già scritta dopo il parziale di 2 set a zero a favore di Medvedev e poi a vincere al quinto set.

Solo una grande forza di volontà e una grande capacità di concentrazione possono portare a questi tipi di performances.

Se queste sono le premesse sentiremo parlare ancora per parecchio tempo del campione dai capelli color carota.

Per garantire che cuore e mente siano collegate serve anche un grande collante che in Sinner è così evidente: la tranquillità. Quella non solo che appartiene a chi ha una grande fiducia in sé e stesso, ma anche quella che si riceve dall’ambiente circostante.

E il riferimento va certamente ai suoi genitori che non gli hanno mai imposto nulla, lasciandogli libertà di scelta.

“Ringrazio tutte le persone che stanno seguendo da casa, soprattutto la mia famiglia. Vorrei che tutti avessero dei genitori come i miei, mi hanno permesso sempre di scegliere, non mi hanno mai messo sotto pressione e auguro a tutti i bambini di avere la libertà che ho avuto io“, ha dichiarato dopo la vittoria.

Manca solo un “vissero felici e contenti”; ma questa del ragazzino passato dagli sci alla racchetta non è una favola, è semplicemente la storia del campione di sport in cui tutti alla fine vorremmo riconoscerci. 

Adesso arriva il difficile: passare dal campo da tennis agli altari degli onori. Una sfida da giocare con i piedi per terra da fondo campo.

Intanto Sinner ha già capito come giocare con il fisco italiano… attento Jannik che ci vuole poco per uscire dal cuore della gente.



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