L’ordine dei Barnabiti visto da vicino

Padre José Carvajal, Vicario generale dei padri Barnabiti, e il seminarista Maelson Santos Rocha, di origine brasiliana. Sono stati accolti nella unità pastorale San Polo - Ciano "Terre del perdono" per le festività di Natale 2023

Nel periodo natalizio l’unità pastorale San Polo – Ciano “Terre del Perdono” ha ospitato padre José Carvajal, Vicario generale dei padri Barnabiti, di origine cilena, che è stato presente dal 22 dicembre all’8 gennaio, dando il proprio contributo per le sante messe e le confessioni. Padre José è venuto insieme a un seminarista, Maelson Santos Rocha, di origine brasiliana. A tanti fedeli delle comunità della nostra unità pastorale, la presenza di padre José e di Maelson ha stimolato tante domande, volte ad approfondire la conoscenza dei Barnabiti.

Padre José, lei appartiene a un Ordine antico, fondato alla vigilia del Concilio di Trento per la riforma del clero. Cosa rimane del carisma originario?

L’Ordine dei Chierici Regolari di San Paolo, detti Barnabiti, fu fondato dal medico e sacerdote cremonese Antonio Maria Zaccaria, con approvazione pontificia del 18 febbraio 1533. Il fondatore fu canonizzato il 27 maggio 1897. Il carisma originario dell’Ordine, alla luce della spiritualità paolina, è “la riforma dei costumi” all’interno della Chiesa cattolica, avendo al centro della vita spirituale Cristo Crocifisso ma vivo nell’Eucaristia. Inoltre, parte del nostro carisma paolino-zaccariano è l’apertura alle necessità della Chiesa locale, essendo “collaboratori dei vescovi”. L’illuminazione dello Spirito Santo ha guidato il fondatore ad offrire all’Ordine un carisma sempre rinnovato e aperto che ci permette di portare avanti, laddove sia necessario, “la riforma”, iniziando da noi stessi. Oggi il nostro carisma è al servizio di parrocchie, scuole, case di ministero e di formazione.
Il nome “Barnabiti” deriva dall’uso locale che la gente dava ai sacerdoti che abitavano nella chiesa di San Paolo e Barnaba a Milano, considerata la Casa madre dell’Ordine ed attuale santuario del santo fondatore, dove si trovano le sue spoglie.

Qual è la situazione dell’Ordine al giorno d’oggi?

Storicamente la nostra è stata una piccola Congregazione (diceva il mio padre maestro, in latino, modica congregatio). A oggi il numero tra religiosi e sacerdoti è circa 345. Il dato positivo è che l’età media a livello generale non oltrepassa i 65 anni, avendo delle case dove la totalità dei membri sono giovani, soprattutto nell’America latina, in Africa e in parte dell’Asia.

Da un punto di vista vocazionale cosa può offrire ai giovani la proposta vocazionale barnabitica?

A livello vocazionale l’Ordine vive un buon momento, soprattutto in Brasile e in Africa (siamo in Repubblica Democratica del Congo, Rwanda e Tanzania). Altre realtà esperimentano un calo oppure un rallentamento; possiamo dire che dopo decenni l’Italia è in ripresa avendo diversi giovani italiani in formazione a Roma. Dal punto di vista della promozione vocazionale, faccio eco dell’incontro dei primi apostoli col Signore: “Maestro dove abiti? Rispose il Signore: venite e vedrete”. La proposta vocazionale barnabitica offre ai giovani di rispondere al dono della vocazione vissuta in comunità con la possibilità di esercitare e fare crescere le proprie potenzialità. E questo ce lo garantisce il carisma paolino-zaccariano: da Paolo l’universalità della missione, dal santo fondatore la “diagnosi” di tutte le forme di povertà che oggi (come al suo tempo) lasciano la dignità dei figli di Dio. Dunque, il carisma è più che mai un’attualizzazione della forza risanatrice dello Spirito Santo.

C’è il rischio della perdita del carisma originario?

Il nostro Ordine è nato in Italia (Lombardia) e per secoli si è sviluppato soltanto in Italia; tardivamente fuori l’Italia. Naturalmente oggi è un Ordine internazionale (presente in 4 continenti), dando origine ad un processo di inculturazione, anziché mettere a rischio il carisma originario; essendo opera dello Spirito e non un volere umano, c’è un arricchimento sia nella forma che nel fondo della nostra presenza oggi al servizio della Chiesa. L’attuale governo generale rispecchia questo fatto: il Superiore generale, dopo secoli di storia, è un brasiliano e nel Consiglio generale ci sono un polacco, un congolese, un italiano e un cileno. I carismi rischiano di morire quando gli uomini non si aprono alla novità del Vangelo. Se un carisma va oltre le strutture di un determinato governo ed è veramente un discernimento nello Spirito, indipendentemente dell’origine culturale, rimarrà sempre.

L’Ordine ha dato ampio spazio all’educazione scolastica: quanto ha senso in Italia al giorno d’oggi lo sforzo economico, culturale, professionale… per portare avanti le scuole cattoliche?

Per noi, l’educazione è innanzitutto un vero apostolato. Dunque, tutti gli sforzi in ambito economico, culturale e professionale devono essere orientati su questa certezza. Inoltre, le scuole coerenti con il nostro Progetto Educativo Istituzionale sono uno spazio di vera promozione della persona umana. Il problema sorge quando si convertono esclusivamente in veicoli di promozione sociale. Per noi questo è il motivo per cui tante scuole sono fallite e non solo in Italia. Naturalmente, occorre una gestione adeguata che risponda alle esigenze attuali di una scuola cattolica moderna e che sia una valida proposta alla società odierna.

Ha visitato la nostra unità pastorale; cosa le è rimasto di tutto questo?

Il tempo trascorso insieme al seminarista Maelson nell’unità pastorale mi ha lasciato una bellissima impressione. Soprattutto, mi è rimasta impressa la partecipazione dei fedeli – specie delle famiglie – ai diversi servizi religiosi e non solo nei giorni di festa. Ho potuto apprezzare il senso di appartenenza alla vita della Chiesa e l’accoglienza per chi è venuto a dare una mano a don Carlo in questi giorni natalizi. Soltanto ho parole di ringraziamento insieme al seminarista Maelson per la sempre cortese attenzione nei nostri confronti.

Lavia Di Sabatino



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