Favorire una diffusa ministerialità
Nell’anno 2023 è iniziato nella nostra diocesi un percorso nuovo, per promuovere e sviluppare una efficace ministerialità nelle nostre parrocchie e unità pastorali. All’interno degli uffici pastorali della curia si è costituito un team di lavoro – chiamato, appunto, «team ministerialità» – allo scopo di investire maggiori risorse per la formazione, l’ingaggio e il coordinamento di persone – uomini e donne, laici, diaconi o religiosi – che nelle comunità partecipino strutturalmente al discernimento e all’animazione pastorale.
Un primo gruppo di 32 persone ha da poco concluso il primo anno del biennio formativo iniziale, che consiste in quattro weekend (marzo, giugno, settembre, novembre). Le brevi testimonianze riportate qui sotto danno un’idea di quante sfaccettature sono implicate in questi quattro intensi appuntamenti: la crescita personale, la dimensione spirituale, la condivisione fraterna, l’aggiornamento teologico pastorale, l’attenzione alle relazioni.
Come ogni iniziativa nella Chiesa, anche questa non nasce dal nulla, ma poggia su intuizioni ed esperienze maturate già da alcuni anni all’interno dei singoli uffici pastorali. Dal 2018, gruppi di «coordinatori dei catechisti» e di «coordinatori degli educatori» hanno già svolto il percorso formativo iniziale e ricevuto il mandato quinquennale del Vescovo. Nel percorso formativo avviato nel 2023 si è aggiunta la figura del «coordinatore delle attività caritative», e dal 2024 si aggiungerà il «coordinatore delle attività comunicative».
Creare sinergie tra ambiti pastorali differenti
La novità più rilevante promossa dal «team ministerialità» non è tanto la moltiplicazione di figure, quanto la scelta di convogliare insieme figure di coordinamento di ambiti pastorali differenti, prevedendo un percorso formativo unico e articolato, che prevede cioè momenti comuni a tutti e momenti specifici per ciascuna delle tipologie di «coordinatore». Questa scelta vuole promuovere una visione ecclesiale che superi la percezione di vivere la pastorale a “compartimenti stagni” e aiuti tutti a maturare una maggiore circolarità delle risorse e delle prospettive. La finalità di questa “condivisione circolare” è quella creativa consapevolezza necessaria alla nuova evangelizzazione, che non può accontentarsi di alzare la voce per “riconquistare” chi si è allontanato, ma che deve generare nuove forme ecclesiali di annuncio e di relazione in grado di comunicare il Vangelo agli uomini e alle donne del nostro tempo. Crediamo che un primo modo di ascoltare lo Spirito sia la disponibilità ad ascoltarci reciprocamente, tra persone e tra ambiti pastorali differenti.
D’altra parte, è questo lo stile che caratterizza da alcuni anni lo sforzo comune degli uffici pastorali della curia, non senza difficoltà, ma con indubbio arricchimento di conoscenze, prospettive pastorali e vitalità. Lo stesso percorso formativo per i «coordinatori» è progettato e accompagnato – oltre che dal team – dalla Caritas, dal Servizio per la Pastorale Giovanile, dall’Ufficio Catechistico, dal Centro di Comunicazioni Sociali.
Trasformare la prospettiva ecclesiale
Un ulteriore arricchimento del percorso rispetto agli anni precedenti è il coinvolgimento più esplicito dei parroci che inviano persone come partecipanti al percorso. L’esperienza, infatti, ci ha mostrato che far crescere la ministerialità nelle comunità non è un fatto che riguarda singoli, persone di buona volontà che accettano di svolgere un servizio. Far crescere una concreta ministerialità è, invece, “questione di Chiesa”, chiede di mettersi in gioco non solo ai coordinatori, ma anche ai parroci, ai consigli pastorali, alle persone per le quali i coordinatori prestano servizio. Partecipare al percorso Li mandò a due a due – questo il nome del percorso formativo per «coordinatore» – non significa aggiungere ruoli ma trasformare il modo di pensarsi e viversi come comunità cristiana.
Concretamente. Ai coordinatori chiediamo di crescere nella consapevolezza del loro ruolo come facilitatori di relazioni e custodi del senso profondo dell’azione pastorale. Ai parroci chiediamo di lavorare loro stessi – partecipando ad una formazione a loro riservata due giorni dopo l’appuntamento per i coordinatori – sulle dinamiche di maturazione personale ed ecclesiale proposte al gruppo in formazione.
Auspichiamo di continuare a sostenere – insieme agli uffici pastorali coinvolti – il cammino delle unità pastorali, con la concretezza e la determinazione che la riscoperta ministeriale che tutta la Chiesa sta compiendo e che proviamo ad attuare a piccoli passi per la nostra diocesi.
In marzo inizierà un nuovo percorso. I parroci possono indicare alcune persone delle proprie parrocchie, inviando l’atto di designazione a segreteriacoordinamentopastorale@diocesi.re.it entro il 31 gennaio.
Alessandro, Antonella, Chiara, Marco, Stefano
Le testimonianze di alcuni coordinatori e un parroco
Questo cammino: “Li mandò a due a due“ è cresciuto man mano che ci siamo lasciati andare, man mano che ci siamo affidati agli altri, ci siamo ascoltati. Sono entrato e subito ho avuto paura della complessità, ma lasciandomi andare ho compreso il perché di quel titolo e quanto fosse giusto lasciarsi prendere per mano. Ho conosciuto persone nuove, esperienze grandi, che mi hanno arricchito il cuore, mi sono sentito piccolo ma parte di una grande comunità. Mi ha fatto riflettere su quanto faccio nell’unità pastorale in cui cerco di aiutare i fratelli meno fortunati, mi ha fatto pensare a come potrei ottenere di più. Questo incontro ha rafforzato in me l’Ascolto e la Carità. Grazie.
un coordinatore
Vivo l’esperienza della formazione di Coordinatore dei Catechisti come una opportunità di grande arricchimento interiore, spirituale e umano. I weekend formativi che ci vengono regolarmente proposti sono occasioni per stringere conoscenze interessanti e di confronto. È davvero illuminante scoprire come altre persone affrontino diversamente da te questioni che dai per scontate. Durante gli incontri il cuore, la mente e anche il corpo sono impegnati nell’ascolto e nella partecipazione alle attività che ci vengono proposte. Faccio mia questa suggestiva descrizione: “Nel cammino di formazione viene a delinearsi la veste del coordinatore. Una veste che assume le caratteristiche del mantello accogliente, del grembiule per servire, della tunica del pellegrino, che porta con sé solo il necessario…”. Mi piacerebbe – a fine percorso – poter indossare questo nuovo abito che rappresenta la condotta essenziale per annunciare il vangelo ai ragazzi e alle famiglie del nostro tempo.
una coordinatrice
Da quando sono prete, e sono passati ormai diversi anni, non mi erano mai capitate queste due cose, per di più contemporaneamente. La prima è essere convocato per un percorso formativo “a seguire” di quello dei laici. Con la sensazione, nel breve lasso dei due giorni di sfasatura, che loro ne sapessero più di me. Sentire frammenti dei loro racconti inietta l’attesa di vedere finalmente svelato cosa li ha tanto appassionati.
La seconda è trovarsi a un incontro dove non si parla di pastorale, teologia, difficoltà, scelte, ma di noi. Come persone e come parroci. Gettati molto spesso in un vortice di problemi e decisioni; inclini ai commenti della situazione e ai criteri teologici e pastorali, ma poco abituati a chiederci che sensazioni ci provoca un problema o una iniziativa. Che postura esistenziale mettiamo in atto, che tratti del nostro carattere emergono, quali paure, ferite, ma anche sogni e talenti personali sono in gioco in una dinamica pastorale. Questo mettersi in gioco come persone, spogliati dal ruolo, ci ha fatto sentire anche un po’ più fratelli tra noi.
un parroco