Nei magi il compendio della fede

Canti, letture e preghiere nelle lingue delle diverse comunità cattoliche presenti in diocesi hanno anche quest’anno animato la Festa dei Popoli, celebrata in Cattedrale nella solennità dell’Epifania del Signore la mattina di sabato 6 gennaio. A concelebrare con l’Arcivescovo Giacomo Morandi erano i cappellani etnici, il direttore del Centro Missionario don Marco Ferrari e alcuni diaconi, tra cui il responsabile dell’Ufficio Migrantes Francesco Braghiroli. Nei colori degli abiti tradizionali e nella sinfonia di voci che formano un canto armonioso, si è resa palese la convocazione di tutti i popoli della terra per adorare il Dio che si fa uomo. Nei magi, impersonificati da tre bambini dello Sri Lanka, troviamo il senso della nostra vita spirituale. La liturgia del giorno, ha commentato il pastore, appare contrassegnata da un forte contrasto. Da una parte c’è la gioia, quella descritta dal profeta nella prima lettura (Is 60,1-6), poiché la tenebra che avvolgeva i popoli lascia lo spazio alla luce: è la descrizione di un immenso pellegrinaggio di tutti i popoli che riconoscono che a Gerusalemme c’è il Signore; nel vangelo (Mt 2,1-12) si legge la gioia dei magi che vedono la stella e arrivano dal re. Dall’altra parte, però, vi è il profondo turbamento che la nascita di Gesù provoca in Erode e in Gerusalemme, paura che si trasformerà in progetto di morte con strage degli innocenti. Ma a prevalere è la bellezza di un pellegrinaggio – di cui la liturgia in Cattedrale è efficace specchio - nel quale le differenze dei vari popoli si unificano nel riconoscimento dell’unico Signore, in cui la propria identità non è annullata ma portata come un dono da condividere per un arricchimento reciproco. In Gesù - ha riflettuto monsignor Morandi - ci riconosciamo fratelli e figli dell’unico Padre, e quanto abbiamo bisogno di questa consapevolezza! Tutti – questa è la Chiesa - siamo debitori della salvezza che Cristo ci ha portato. L’Arcivescovo si è soffermato sui magi per far osservare ai fedeli come essi arrivino a Betlemme, passando per Gerusalemme, sostenuti anzitutto dalla loro intelligenza che sa scrutare i segni che Dio ha posto nella creazione: essi da esperti astronomi hanno individuato un segno inequivocabile. Ciò ci dice - ha sottolineato il presule - che la scienza non è mai in contrasto con la fede, ma si situa su un piano diverso, non conflittuale. E nell’esordio della lettera ai Romani san Paolo, citando un testo del libro della Sapienza, definisce stolti coloro che dalla bellezza delle cose create non giungono per analogia a riconoscere il Creatore, ma divinizzano la creazione facendone un idolo. Poi, certo, all’intelligenza dei magi viene in aiuto la Parola di Dio, e in particolare il profeta Michea che individua con chiarezza in Betlemme il luogo di nascita del Messia. Ecco che la salvezza - ha commentato monsignor Morandi - non viene da un nostro ragionamento ma è apertura a una rivelazione, come la costituzione Dei Verbum statuisce all’inizio del primo capitolo: “Piacque a Dio nella sua bontà e sapienza rivelarsi in persona e manifestare il mistero della sua volontà”. Nei magi - ha concluso il vescovo Giacomo - abbiamo il contenuto di tutto il nostro cammino di fede; il Signore desidera l’offerta di noi stessi come sacrificio vivente, perciò anche se nel nostro cuore un po’ di tenebre ci sono ci prostriamo davanti a Dio per donargli ciò che abbiamo di più caro: la nostra vita. Alla fine si torna a casa: e come i magi rientrarono per una strada diversa, anche noi dobbiamo uscire dall’Eucarestia in modo differente; non “indenni”, ma interiormente trasformati. Edoardo Tincani
6 gennaio 2023, Festa dei Popoli in Cattedrale a Reggio Emilia nella solennità della Epifania (foto Codazzi).
Tratto da La Libertà n. 2
12 Gennaio 2024
di Edoardo Tincani

L’Arcivescovo si è soffermato sui magi per far osservare ai fedeli come essi arrivino a Betlemme, passando per Gerusalemme, sostenuti anzitutto dalla loro intelligenza che sa scrutare i segni che Dio ha posto nella creazione: essi da esperti astronomi hanno individuato un segno inequivocabile. Ciò ci dice – ha sottolineato il presule – che la scienza non è mai in contrasto con la fede, ma si situa su un piano diverso, non conflittuale.