Sabato 16 dicembre 2023, alle ore 10.30, presso la Sala conferenze del Museo Diocesano in via Vittorio Veneto, 6 a Reggio Emilia, si terrà la presentazione del libro di Massimo Mussini “Quattro passi per Reggio” (Corsiero editore, 2023, 27 euro).
L’autore, in dialogo con l’editore Andrea Casoli e i fotografi del Fotogruppo 60 b.f.i., ripercorre pagine e ricordi di questo libro in cui sospende i panni del ricercatore accademico e critico d’arte per tenere una conversazione con il lettore, in particolare con i concittadini che vivono Reggio Emilia senza conoscere la genesi e l’evoluzione dell’ambiente urbano.
È questa l’occasione per scoprire e imparare a osservare gli indizi architettonici disseminati in città, spesso invisibili all’occhio poco attento e abituato alla loro presenza. Attraverso questi elementi il libro ricostruisce fatti e aneddoti del passato, precisi e dettagliati, ma anche narrati con sapiente benevolenza e talora con un pizzico di umorismo.
La traccia narrativa evita la sequenza cronologica tipica delle lezioni scolastiche, e si dipana in modo libero e creativo attraverso il ricco collegamento di idee e di conoscenze che costituiscono il patrimonio dell’autore, acquisito nella sua lunga esperienza professionale.
Numerose sono le citazioni alle proprie scoperte scientifiche in campo archeologico, spesso rivelatrici di una diversa storia rispetto a quella accreditata fino a quel momento. Ciò a riprova che l’autore non si è limitato a rifondere il già noto, bensì ha contribuito a scrivere pagine nuove che danno luce al passato di Reggio Emilia.
L’apparato fotografico, realizzato appositamente per questa pubblicazione, è stato prodotto dai fotografi del Fotogruppo 60 b.f.i. di Reggio Emilia. Le numerose fotografie, oltre ad accompagnare il testo per esemplificare gli argomenti, consentono un secondo livello di lettura per immagini, reso autonomo da didascalie circostanziate.
Dalla prefazione dell’autore:
Passeggiare per una città è quasi sempre un fatto mutevole e irrazionale, perché quando la si ha familiare lo sguardo raramente si rivolge ai suoi edifici. Se invece è sconosciuta, l’occhio si sposta anche su di essi, guidato dagli interessi personali di ciascun visitatore. La propria città è normalmente percorsa con la massima disattenzione, quasi che nulla di quanto contiene possa interessarci, complice la quotidianità, che spegne la curiosità.
Accade normalmente anche a me e, quando colgo particolari degli edifici fino ad allora sfuggiti, mi assolvo dicendo che quelle cose prima non c’erano e sono il frutto di recenti restauri. Qualche volta è vero ma non sempre, perché si osserva ciò che si è preparati a guardare.
L’andare a zonzo senza una meta è il modo col quale molte volte mi accingo a percorrere le vie di Reggio, senza seguire itinerari prefissati come fanno le guide turistiche e senza tenere conto di una successione cronologica lineare.
È un modo per guardare e pensare, con il quale ho costruito un dialogo fra il presente e il passato del luogo in cui sono nato, senza mai prescindere dalla mia esperienza quotidiana di suo abitatore, perché una città vive attraverso le persone e, priva di abitanti, diventa senza tempo, come fissata per sempre in una fotografia.
La mia immagine di Reggio è pertanto mobile e personale, riflette la mia storia umana e professionale, obbedisce alla mia memoria e all’associazione di idee che essa mette in moto; per queste ragioni saltella qua e là con la piena e irrazionale libertà dell’inconscio.
Questo libro, nato su sollecitazione di un gruppo di amici fotografi e illustrato con le immagini da loro create, non vuole essere l’ennesima guida turistico-artistica della città, ma si pone come provocazione al lettore, suggerendogli un comportamento creativo nel suo rapporto con il luogo in cui abita, per conoscerlo meglio, per viverlo attivamente chiedendosi le ragioni della sua forma e della stratificazione di strutture differenti, che sono il riflesso della presenza attiva di altri abitatori: insomma, per mettere in moto la curiosità che, da sempre, è stata il motore della creatività umana.
Le città, infatti, non sono strutture immobili, ma come il corpo umano hanno un’evoluzione fisica, che porta a trasformarle in continuazione.
Non possono esistere, dunque, città antiche o medievali o rinascimentali, né barocche oppure neoclassiche, come molti sognano.
Sussistono oggi soltanto agglomerati urbani che contengono tracce di ciascun periodo storico, cui si sono affiancati, senza interruzione, gli inserti della contemporaneità.
Esattamente come è avvenuto in passato, quando in un edificio medievale è stata operata un’aggiunta rinascimentale, che ha fatto gridare allo scandalo i cittadini reggiani di allora. Ci ha pensato il tempo a trasformare la parte oggetto di scalpore in testimonianza di un momento culturale da preservare gelosamente.
La storia, insomma, ci insegna che quanto ritenuto oggi troppo avveniristico e stonato rispetto al contesto, potrà diventare per i nostri successori un momento da amare e conservare allorché si presenterà la necessità o il desiderio di innovarlo.
Quanto qui ho scritto, perciò, intende suggerire a coloro che non ci hanno mai pensato, come l’ambiente in cui si abita sia il risultato di un’evoluzione fisica inarrestabile, da non rigettare ma da fruire in maniera il più possibile appagante.