Secondo la legenda (= storia da leggere) di san Prospero, che colloca la sua morte il 25 giugno 466, egli è ricordato come il continuatore dell’azione di sant’Agostino contro il pelagianesimo.
Il pelagianesimo
Il pelagianesimo, originato dal monaco britannico Pelagio, affermava che il peccato di Adamo riguardava solo lui, senza essersi trasmesso nei discendenti. Perciò la grazia divina poteva essere utile, ma non determinante per la salvezza. Sant’Agostino invece aveva ribadito la sua necessità e san Prospero nei suoi scritti ricorda il successivo concilio generale di 214 vescovi dell’Africa proconsolare e della Numidia, che nel 418 promulgò in nove articoli la dottrina essenziale della grazia. Poi nel poema Contro gl’ingrati esaltò la fede dell’Africa.
Il semipelagianesimo
Il pelagianesimo scomparve pochi anni dopo la morte di sant’Agostino, ma rimase il semipelagianesimo, sorto prima di essa per opera dei monaci di Adrumeto (in Tunisia) e dell’abate di san Vittore di Marsiglia, Giovanni Cassiano. Esso affermava che almeno il desiderio della fede e di fare opere buone per ottenere la salvezza fossero di origine naturale. Sia la grazia divina che la perseveranza finale erano meritate col buon uso della volontà. Il semipelagianesimo era più difficile da confutare, perché in apparenza accettabile. Il santo reggiano ascoltò le critiche dei monaci di Marsiglia, e nel 428 le espose in una lettera a Sant’Agostino. Questi rispose con l’opera Della predestinazione dei Santi, in cui chiamò figlio San Prospero.
La risposta di San Prospero
San Prospero nel 430 scrisse il poema Contro gl’ingrati, tra cui metteva soprattutto i semipelagiani, sebbene tutti i nemici della grazia divina fossero ingrati, attribuendo a sé i benefici divini e la giustificazione dell’empio. In esso il nostro santo dimostra la connivenza con i pelagiani di coloro, che sostenevano il concetto integrale del libero arbitrio e la distribuzione della grazia secondo i meriti. Il poema è stato tradotto dal latino in italiano in rima terza dal padre Filippo Anfossi, ligure, vicario generale dei domenicani e maestro del sacro palazzo di Roma (1743-1825), secondo il quale è il più esatto compendio della dottrina della Grazia, ripresa dagli scritti di sant’Agostino. Consta di 100 cinquine in quattro canti divisi in 46 capitoli.
San Prospero a Roma da papa Celestino
San Prospero nel 430 andò a Roma con sant’Ilario di Marsiglia per sollecitare il papa Celestino a difendere pubblicamente sant’Agostino dai subdoli attacchi che riceveva, facendo circolare elenchi di proposizioni tolte dalle sue opere e nel confutarle portandole all’assurdo. Il Papa lo accontentò. San Prospero attaccò pubblicamente sia Cassiano di Marsiglia che Vincenzo di Larino, che affermavano, pur senza coinvolgere direttamente sant’Agostino, che l’opera della salvezza esigesse la partecipazione attiva e incessante della volontà individuale.
L’opera di san Prospero
San Prospero ha scritto, oltre il poema Contro gl’ingrati, più di 100 epigrammi, ha riportato circa 400 sentenze ricavate dagli scritti di sant’Agostino, ha scritto l’Epitaffio delle eresie di Pelagio e Nestorio, diverse risposte ad obiezioni varie, il libro della Grazia e del libero arbitrio contro Cassiano, l’Esposizione del salmo 100 e dei successivi 50, la continuazione della Cronaca di Eusebio e san Girolamo e due lettere a sant’Agostino e a Ruffino. Si crede l’autore anche di lettere scritte dal papa Leone Magno, di cui il nostro santo era stato segretario.
San Prospero grande teologo agostiniano
San Prospero è stato un potente teologo, che ha reso illustre la terra reggiana con la sua presenza. San Prospero è perciò dottore della Chiesa. Sul fatto che sia stato vescovo di Reggio don Guido Agosti, che ho conosciuto molto bene, in una breve pubblicazione del 1991 ha raccolto tutte le notizie in proposito, pro e contro, arrivando alla conclusione che egli sia il IX vescovo di Reggio.
Daniele Rivolti