Sei diaconi permanenti per la montagna

Durante la Messa di Ordinazione diaconale del 18 novembre sono salite sull'altare anche le mogli degli ordinandi

Monsignor Morandi ha ordinato sei diaconi permanenti.

Due parole hanno risuonato più di tutte in Cattedrale nella Messa che sabato 18 novembre ha portato in dono alla Chiesa di Reggio Emilia-Guastalla sei nuovi diaconi permanenti destinati alla montagna: gioia e gratitudine.

Ad esse si è ispirato Mario Attolini nel suo intervento conclusivo, dopo due ore circa di liturgia animata musicalmente dal Coro diocesano. Settantenne, medico neurologo in pensione, marito di Maria Teresa, con cui ha tre figli, Attolini appartiene alla parrocchia di Costa de’ Grassi, dell’unità pastorale Beata Vergine di Bismantova (Castelnovo ne’ Monti), dove è impegnato nella liturgia, nella preparazione dei fidanzati e negli incontri di un gruppo famiglie.

Nel discorso finale che ha letto a nome di tutti gli ordinati Attolini ha ringraziato il vescovo Giacomo per essere andato come un padre premuroso in Appennino a fare loro scuola, le spose e le famiglie per averli sopportati e supportati, il trio formativo costituito da don Daniele Moretto, Sandra e Gino Vivi, i sacerdoti e le comunità, con due menzioni speciali: per don Alcide Mariotti, che ha sempre invitato a pregare per i diaconi lungo gli anni della formazione, e soprattutto per la Madonna della Pietra di Bismantova, la cui immagine compare sui ricordini distribuiti al termine della Messa e nel rinfresco conclusivo.

GUARDA IL VIDEO INTEGRALE DELLA CELEBRAZIONE

DIACONI PER LA MONTAGNA

Insieme ad Attolini sono diventati diaconi altri cinque uomini: Ivano Pioppi, 67 anni, impiegato tecnico in pensione, marito di Giacinta, due figli, della parrocchia e unità pastorale di Vetto, dove è impegnato nella liturgia, nel consiglio per gli affari economici e nel consiglio Anspi; Gianluca Togninelli, ingegnere trentottenne, sposato con Sara, tre figli, della parrocchia di Villa Minozzo (unità pastorale Beata Vergine delle Fonti), dove è impegnato nella liturgia, nella preparazione dei fidanzati, nel consiglio per gli affari economici e come ministro straordinario della Comunione; Silvio Bertucci, di 52 anni, commercialista, marito di Elena, tre figli, della parrocchia di Castelnovo ne’ Monti (unità pastorale Beata Vergine di Bismantova), impegnato nella liturgia; Gian Pellegrino Azzolini, 49 anni, ingegnere elettronico, marito di Federica e padre di quattro figli, della parrocchia di Castelnovo Monti, ministro straordinario della Comunione, impegnato nella vita di oratorio e nella pastorale familiare; Ivano Bianchi, ingegnere quarantanovenne, sposato con Federica, cinque figli, ancora della parrocchia di Castelnovo Monti, impegnato in oratorio e nel consiglio della scuola materna parrocchiale.

I sei ordinandi diaconi con le rispettive mogli
L’OMELIA DELL’ARCIVESCOVO

Nella sua omelia l’Arcivescovo, commentando le letture della XXXIII domenica del Tempo Ordinario, ha sottolineato come le parabole di Gesù che si leggono mentre l’anno liturgico volge al termine hanno l’obiettivo di risvegliare in noi il senso di una vigilanza nell’attesa dello Sposo che viene. L’atteggiamento di fondo del discepolo – ha detto – è la speranza di un incontro che si realizza perché già in vita si sperimenta la bellezza di essere compagni di viaggio del Signore; nel nostro cuore, perciò, c’è già un’esperienza di consolazione per averLo incontrato e per la Sua promessa di tornare.

La parabola dei talenti, in particolare, ci insegna che l’attesa dev’essere operosa. Monsignor Morandi si è soffermato su alcuni atteggiamenti del padrone: innanzitutto egli affida ai servi i suoi beni, dimostrando loro una forte fiducia. E non si raccomanda di metterli a frutto, ma lascia molto tempo e ha pazienza. I talenti, poi, non vengono affidati a caso, ma secondo la capacità di ciascuno.

Come il buon Pastore conosce le pecore, il padrone conosce i suoi servi, il che – ha affermato il vescovo Giacomo – dovrebbe infonderci una grande serenità. Alcuni servi capiscono che i doni ricevuti devono essere corrisposti come atto di gratitudine.

CHIAMATI A DONARE CIÒ CHE ABBIAMO RICEVUTO

Ogni ministero nella Chiesa – ha detto ancora Morandi – nasce e si alimenta dalla certezza che tutto ciò che noi siamo è grazia. E da tale sovrabbondanza di grazia intuiamo che siamo chiamati a donare a nostra volta ciò che abbiamo ricevuto, senza farcene alcun vanto. Il Signore, infatti, ci sceglie non “nonostante” ma “in ragione” della nostra fragilità, perché appaia che questa potenza straordinaria appartiene a Dio solo.

Ma l’ultimo servo restituisce il dono, e forse per il donatore non c’è cosa più offensiva di questo rifiuto; la sua è una scelta dettata dalla paura e motivata da un ragionamento deformato: “Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso”: si tratta di una distorsione del volto di Dio, ha commentato il pastore della Diocesi, poiché l’accento è sulla dimensione della paura che in molti casi ci può paralizzare.

Sabato 18 novmebre 2023, Ordinazioni diaconali in Cattedrale
PRENDERE PARTE ALLA GIOIA DEL PADRONE

Infine, l’Arcivescovo ha evidenziato il premio che nel racconto evangelico (Mt 25,14-30) ottengono i servi che hanno moltiplicato i talenti: esso non consiste in una qualche forma di potere, ma nel prendere parte alla gioia del padrone.

Rivolgendosi direttamente ai nuovi diaconi, monsignor Morandi ha riflettuto sulla paura iniziale che hanno dovuto superare e sul fatto che il loro servizio è un atto di gratitudine la cui ricompensa è la gioia: ecco di nuovo le parole chiave della giornata. “Riempite la montagna di gioia!”, ha esclamato alla fine dell’omelia, invitando i nuovi ministri ordinati ad accostare uomini e donne che vivono il matrimonio e l’educazione dei figli, portando la loro testimonianza.

L’ordinazione – ha specificato l’Arcivescovo – è certo un punto di arrivo di un itinerario spirituale, ma è anche l’inizio di un cammino di crescita e di scoperta che c’è più gioia nel dare che nel ricevere, ché il Signore ama chi dona con gioia e chi serve senza porre condizioni, sicché alla fine della giornata terrena la persona che vive con questi atteggiamenti potrà sentirsi dire, proprio come ascoltiamo nel vangelo dei talenti: “Bene, servo buono e fedele, prendi parte alla gioia del tuo padrone”.

Festa per sei nuovi diaconi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.