Gli esperti della Curia illustrano i provvedimenti
Per rispondere ad alcune richieste che sono pervenute circa il Comunicato del 19 ottobre relativo ai sacerdoti Claudio Crescimanno e Andrea Maccabiani, ci siamo rivolti ai due esperti della nostra Curia, monsignor Carlo Pasotti, cancelliere emerito, e don Andrea Pattuelli, attuale cancelliere.
Li abbiamo incontrati negli Uffici di Curia e chiediamo: “È tornata l’inquisizione?”
“Assolutamente no” – risponde monsignor Pasotti. Il pronunciamento che è stato pubblicato è frutto di un procedimento lungo e accurato in cui le parti si sono confrontate; l’intervento finale dell’Arcivescovo Morandi segue gli inviti del predecessore monsignor Camisasca ai due sacerdoti perché vi fosse un serio ripensamento delle posizioni che si sono rivelate non conformi al Concilio Vaticano II, nonché alle attività pastorali così come disposte dai Vescovi”.
Don Andrea, è corretto o no parlare di “scomunica” come è stato scritto?
“È un termine inappropriato”, spiega il cancelliere. “Il nostro Arcivescovo, infatti, dopo aver sentito i due sacerdoti, non appartenenti alla nostra Diocesi, ha applicato ciò che il diritto prevede, proibendo loro l’esercizio di alcune funzioni, come presiedere l’Eucarestia e gli altri Sacramenti, nell’ambito diocesano”.
C’è chi sostiene che le Messe vengono celebrate in una cappella privata e dunque “a casa mia faccio ciò che voglio…”
“Non è questione di luoghi ove si celebra l’eucarestia – prosegue don Andrea – ma la liturgia, fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa, rifugge da ogni privatizzazione; un sacerdote, se sconosciuto, può essere ammesso a celebrare la santa Messa purché sia accolto ed esibisca le lettere del suo Ordinario. Nelle situazioni in esame ciò non è avvenuto; celebrare senza il consenso dell’Ordinario è un atto illecito, dunque non ammesso”.
Allora i fedeli che volessero partecipare alle Celebrazioni dei due sacerdoti…?
Riprende monsignor Pasotti: “I fedeli sono avvertiti dell’importanza di non aderire a ciò che la Chiesa non consente, proprio per non mettere in pericolo la propria fede e per non perdere di vista il bene spirituale”.
Ma chi dovesse confessarsi da tali preti in cosa incorre?
“Gli stessi non possono impartire l’assoluzione, non c’è sacramento; a don Crescimanno è revocata la facoltà di confessare, mentre per Maccabiani tale facoltà è sospesa per il fatto stesso dell’ordinazione illecita, in quanto egli è stato consapevolmente ordinato presbitero da un vescovo scismatico incorso nella pena della scomunica, nella persona di monsignor Richard Williamson”, chiarisce don Andrea.
E se i due sacerdoti non dovessero adeguarsi alle prescrizioni?
“Don Crescimanno potrebbe incorrere nella pena canonica dell’interdetto – prosegue don Pattuelli – ovvero potrà essergli inibita la possibilità di celebrare e ricevere i Sacramenti ovunque, mentre in tal senso Maccabiani si trova già nell’impossibilità di celebrare i Sacramenti”.
E per la Confessione?
“Qualora i sacerdoti tentassero di ascoltare le confessioni e di dare l’assoluzione, ciò che è loro vietato, andrebbero incontro ad una nuova pena canonica, quella della automatica sospensione, riservata alla Santa Sede, per il grave delitto commesso”, precisa monsignor Pasotti.
Non dobbiamo dunque stupirci di questi interventi tanto forti, i quali fanno parte dell’esercizio della paternità di ogni Vescovo; sono diretti ai sacerdoti con l’auspicio di una pronta correzione e un avvertimento rivolto a tutti fedeli.