Sabato 23 settembre si è svolto il consueto incontro di apertura di inizio anno delle scuole Fism, che ha visto la partecipazione dei collettivi delle 75 Scuole dell’Infanzia, con 58 sezioni di Nido aggregate, del territorio di Reggio Emilia e Provincia.
L’intervento è stato curato dal dottor Daniele Novara, pedagogista, counselor e formatore, docente presso l’Università Cattolica di Milano e fondatore del Centro Psico Pedagogico per l’educazione e la gestione dei conflitti che tuttora dirige. È autore di numerosi libri e pubblicazioni.
L’incontro è iniziato con il benvenuto e i saluti da parte della dottoressa Jessica Sanna, referente del coordinamento Pedagogico Fism, e di don Enrico Ghinolfi che ha portato i saluti del vescovo Giacomo e condiviso all’assemblea le parole di don Alessandro Manenti “il fine dell’educazione è creare un cuore buono”; per fare questo, ha aggiunto don Ghinolfi, è necessario costruire delle connessioni, dei ponti, reti a favore di un’educazione del cuore.
Scuola dell’infanzia, iscritti in calo. Ma non solo per il calo demografico
La relazione del dottor Novara è iniziata ponendo l’attenzione sull’importanza della Scuola dell’Infanzia, luogo ricco di scambi relazionali e con una funzione educativa per lo sviluppo dei bambini e delle bambine al di fuori del contesto famigliare. Dopo il compimento del terzo anno d’età dei bambini è importante uscire dal nido materno e avviare una nuova esperienza relazionale all’interno dei servizi scolastici 3-6 anni, poiché una buona scuola dell’infanzia è in grado di offrire ai bambini e alle bambine un patrimonio di crescita per tutta la vita.
Il dato attuale che si registra, però, prosegue Novara, è il calo di frequenza in molte scuole dell’infanzia che è passato in vent’anni dal 98% al 90-92%, un dato allarmante che ha bisogno di una riflessione.
Il problema di fondo è la mancanza di un immaginario educativo. Tra gli anni gli anni ’70 e ’80 il tema educativo era nel cuore dell’opinione pubblica, vennero abolite le classi differenziate e con la legge 517/77 si andò verso l’integrazione dei bambini disabili nelle classi. Oggi l’educazione non rappresenta più una priorità: la spesa dello Stato, la percentuale di bilancio sulla Scuola è fra le più basse in Europa (4%) e, in generale, la crescita delle nuove generazioni non è all’ordine del giorno.
Questo si evince anche dal costo di un figlio nel suo primo anno di vita: secondo i dati di FederConsumatori il costo ammonta tra i 7.000 ai 14.000 euro all’anno. Il calo demografico è un’inevitabile conseguenza. Il dottor Novara ha sottolineato che la situazione è preoccupante, la visione educativa del futuro è scomparsa non essendoci più gli aiuti necessari al sostegno delle famiglie; ci si sta abituando a un Paese con una scarsa propensione verso i bambini e verso l’essere genitori. È un tema delicato, ed è necessario mettere a disposizione risorse specifiche.
Educare oggi?
L’educazione dei figli non è un compito privato, i genitori devono essere profondamente radicati, con i loro figli, nell’immaginario di una società che vuole avere futuro. Un altro aspetto che si aggiunge a questa situazione allarmante è la mancanza di una cultura pedagogica. Oggi come oggi i genitori sono molto fragili e confusi sul piano educativo. I riferimenti educativi si cercano in figure non professioniste, gli influencer che dispensano consigli e indicazioni senza delle competenze adeguate ma rifacendosi a situazioni personali e relative al loro contesto familiare, per la maggior parte irraggiungibili.
Un altro elemento critico, prosegue Daniele Novara, è la perdita del concetto di fasi educative di crescita. Conoscere le caratteristiche legate alle diverse età dello sviluppo aiuta i genitori a organizzare tempi, spazi, autonomie adeguate a ogni età dei bambini per raggiungere non il perfezionismo, ma una sufficiente sicurezza per accompagnare i figli nel percorso di crescita. Ogni età richiede figure adulte in grado di impostare un’organizzazione adeguata dell’ambiente, della giornata, delle autonomie, dei confini, puntando sul gioco di squadra tra i genitori e le diverse figure educative. Questo chiede ai genitori di organizzarsi e dare tempo ai bambini.
Si è ridotta la capacità dei genitori di sintonizzarsi con l’età infantile. Quando l’educazione è carente o inadatta alla fase dello sviluppo, bambini e ragazzi vanno in crisi. È fisiologico, i bambini e le bambine non hanno i nostri tempi. Ad esempio, un bambino di 3 anni ha un senso del tempo completamente diverso da quello dell’adulto; occorre che l’adulto sia paziente nell’attendere che il bambino possa rispondere al compito richiesto.
Si tratta quindi, afferma Novara, di fornire ai genitori le informazioni adeguate, aiutandoli a elaborare un progetto, quando è possibile concordato e condiviso tra i genitori.
I genitori, una risorsa
Se è vero che l’educazione è il problema, è vero anche che i genitori sono la più grande risorsa. Gli errori educativi possono essere corretti e i figli possono farcela se messi nelle condizioni giuste perché emergano tutte le loro potenzialità.
Sapere, ad esempio, che tra i 3 e i 5 anni vi è la nascita e l’apoteosi del pensiero infantile di carattere magico (ricerche sull’animismo di Jean Piaget) significa permettere al bambino di poter trasformare e nominare la realtà in un altro modo, vivendo in una realtà a sua misura. Attraverso il pensiero magico si può controllare la realtà sulla base di una parola, di una fantasia o di qualcosa che esula dalla realtà stessa. È un pensiero speciale che va riconosciuto, accolto e sostenuto nei bambini, giocando sul piano immaginario e fantastico dei figli.
Le neuroscienze, in riferimento a J. Piaget e a M. Montessori, hanno confermato che i bambini imparano a livello motorio. È importante accompagnare la crescita dei figli proponendo loro esperienze quotidiane a livello motorio (l’uso dello spazzolino, versarsi l’acqua da soli, vestirsi da soli…) cioè che tutto il sistema psicomotorio sia attivato attraverso l’uso delle mani e soprattutto in autonomia. Molto spesso invece, continua Novara, i genitori servizievoli che si sostituiscono ai figli fanno perdere autonomie ai bambini.
Nel dialogo tra la scuola e la famiglia possiamo recuperare una buona comunicazione rispetto alle autonomie che i bambini e le bambine sono in grado di mettere in atto a scuola, perché nelle loro autonomie loro possano crescere.
L’intervento del dottor Novara prosegue con la riflessione su come la Scuola sia chiamata a sostenere le famiglie e non solo i bambini e le bambine, riconoscendo nella famiglia una fragilità educativa.
Buone prassi educative
Novara propone alcune buone pratiche educative che la scuola può consegnare alle famiglie per offrire ai figli esperienze significative e importanti per il loro sviluppo armonico.
Il sonno è importante per la regolazione metabolica e neuro cognitiva del bambino. È bene dormire il tempo giusto. All’età di 3 anni i bambini, ad esempio, dovrebbero dormire 12 ore in un giorno, compreso il riposo pomeridiano che occorre mantenere.
È importante che si raggiunga l’autonomia, dopo i tre anni, di addormentarsi da soli nel proprio letto ed è possibile utilizzare degli ausili che possano sostenere il raggiungimento di questa autonomia, come la lucina, la storia, un oggetto transizionale.
Anche la colazione è un momento importante della giornata. Occorre che non sia di corsa, che abbia un tempo dedicato; è bene, nei limiti del possibile, seguire i loro gusti senza fare delle forzature.
I videoschermi ricreativi vanno limitati: dopo un’ora i bambini non sono più in grado di staccarsi, disturbano il sonno e la concentrazione.
Stabilire una giusta distanza educativa evitando promiscuità e confidenze eccessive permette agli adulti di mantenere la loro autorevolezza e il loro ruolo e mette i figli in condizione di rispettare e ascoltare i genitori.
Rispetto a questo tema, il dottor Novara ha suggerito buone modalità di organizzare i giochi tra genitori e figli, prediligendolo al gioco alla pari. Come, ad esempio, giocare a memory o ad altri giochi di società piuttosto che mettersi alla pari accettando di giocare insieme al far finta di essere i supereroi o piuttosto alla parrucchiera. I genitori che si mettono alla pari dei figli perdono di autorevolezza del ruolo genitoriale e questo ricadrebbe sull’ascolto e sul riconoscimento della figura genitoriale.
I basilari educativi necessari ai genitori sono quindi, prosegue Novara, riconoscere che è meglio un genitore ben organizzato che non è perfetto ma che cerca una buona organizzazione educativa.
La buona organizzazione educativa passa dall’essere genitori concreti, operativi e pratici, essenziali nelle parole che non danno comandi ma che danno comunicazioni operative di servizio come ad esempio “È ora di andare a letto” – “Piove. Ci vogliono gli stivaletti” – “Sei grande, puoi vestirti da solo” evitando l’equivoco dell’ascolto “Glielo dico finché non mi ascolta”.
Come già ripreso più volte nella relazione il dottor Novara ricorda l’importanza di “ogni cosa a suo tempo” ovvero la necessità di stabilire abitudini adatte all’età dei figli. Per farlo è bene che ci sia coesione genitoriale che si traduce nel non dare mai regole da soli, nel consultarsi sempre, nel fare staffetta (“ne parlo con la mamma”), parlando in prima persona plurale, “noi”.
In conclusione, sottolinea Novara, per educare i bambini e le bambine occorre uno spirito positivo. Nel dialogo educativo con le famiglie continuativo e costante è possibile creare ponti di scambio per costruire insieme percorsi condivisi a sostegno della crescita di bambini ma anche delle figure adulte che compartecipano all’evento educativo. L’intenzionalità educativa che insegnanti ed educatori mettono in campo nella loro professione ogni giorno consente ai bambini e alle bambine di cavarsela nella vita, anche se talvolta le condizioni famigliari sono instabili.
Al termine dell’incontro l’assemblea di insegnanti ed educatori ha espresso approvazione e soddisfazione per le tematiche e le parole condivise dal dottor Novara. L’intervento si è concluso con l’augurio di un buon anno scolastico, certi che la ascoltata porterà nuove riflessioni e nuovi significati all’interno dei servizi Fism.
Elisa Tamagnini
Coordinamento Pedagogico FISM