La pesca del destino

La pesca dello spot Esselunga: trovata pubblicitaria o occasione di riflessione?

Sarà che nel nostro paese tutto fa notizia e tutto deve creare faziosità, ma da qualche giorno non si parla altro che della pubblicità di Esselunga trasmessa da tutte le emittenti tv e tanto apprezzata anche dalla premier Giorgia Meloni.

Figlia di genitori separati, come oramai quasi la maggior parte dei bambini, Emma, così si chiama la protagonista dello spot, dimostra quello che forse ogni figlio/a cerca di fare: riunire mamma e papà.

NEI PANNI DEI BAMBINI

Eh si, perché al netto delle convinzioni gender-fluid che vanno tanto di moda, al netto dei finali delle favole troncate dal machete del perbenismo che non tollera il trionfo dell’amore tra un principe e una principessa, il comportamento della piccola Emma è quello di ogni bimbo cresciuto con i propri genitori e che ad un certo punto, suo malgrado, assiste alla loro separazione incapace di porvi limite.

La psicologia infantile, almeno agli inizi, funziona ancora, non corrotta da logiche di mercato e di interesse: per i bimbi tutto è puro, anche e soprattutto l’amore tra mamma e papà, quello che dovrebbe fungere da esempio e imprinting per tutta la vita.

Sarebbe curioso chiedere a Emma quanto abbia sofferto per la separazione dei suoi genitori ma soprattutto sarebbe curioso chiederle quanto si sia sentita in colpa per questo fatto così spiacevole.

La maggior parte dei figli di divorziati si pongono la domanda se l’allontanamento tra i due genitori sia per colpa propria: nella logica dell’amore e nell’incapacità di avere risposte è normale che un bimbo si ponga anche questa questione.

Che i figli siano tra le cause di separazione non è certo mistero. Anzi….

MAMMA, PAPÀ E UN AMORE DIRETTO

E del loro sentirsi impotenti di fronte agli eventi se ne parla poco: forse quello di Emma è il gesto eroico/romantico di chi prova a far trionfare quel “vissero felici e contenti” che ci ha accompagnato nella nostra crescita e che adesso non si sa che fine abbia fatto in una vita di coppia più basata sulla quantità che sulla qualità.

Giust’appunto qualche settimana fa sono incappato nello spot Barilla in cui i genitori, a casa mentre buttano la pasta, si preoccupano del ritardo della figlia nel rincasare dopo la scuola. La bimba si è attardata a salvare un gattino sotto al diluvio e ovviamente si presenta a casa con lui e tutti insieme mangiano la pasta. Dove c’è Barilla c’è casa era lo slogan. E la casa era la famiglia.

Chissà invece quante case avrà Emma tra quella della mamma, del papà o degli eventuali compagni…

Scorci di vita diversi, anche alimentari: la pasta allora era sapore di casa, oggi la pesca è una dolce speranza.

Epoche diverse, speranze diverse, ma in entrambi i casi vi è un’unica certezza l’amore di mamme e papà per la propria figlia. Che in periodi di violenza domestica quasi quotidiana non è così scontato.

Sarebbe bello scoprire se la bimba con la cerata gialla dello spot Barilla abbia anche lei una bella famiglia oppure no, così come sarebbe bello conoscere come sarà la famiglia di Emma, se mai ne avrà una.

PUNTI DI VISTA

Forse questo spot ci ha svegliato dal torpore su certi temi sempre più politicizzati e faziosi e sempre meno analizzati dal punto di vista dell’umanità, della normalità e dei più piccoli che sono quelli che le cose le subiscono di più per i capricci dei più grandi.

E chissà se nella centrifuga del consumismo quando metteremo qualcosa nel carrello penseremo a tutto quello che si può celare dietro al nostro acquisto, del resto se siamo quello che siamo è per colpa di una mela.

Speriamo nella pesca ora…

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