Il 10 settembre il missionario reggiano Fermino Pessina è morto nella sua terra di adozione, il Brasile. Si trovava nello sato della Bahia, dove ha lavorato per oltre 50 anni nella Chiesa di Ruy Barbosa e in quella di Nova Redencao
Quando qualche reduce del Brasile ritorna in quella realtà, per nostalgia e per rivedere i tanti amici lasciati, è l’occasione per ritrovarsi, tutti i reggiani ancora presenti nella missione con chi è di passaggio: c’è tanto da dire sul passato, sul presente, sul futuro, sulla realtà della Chiesa e della società… Fermino Pessina non mancava mai, arguto nelle sue riflessioni, concreto e anche visionario.
Una ventina di anni fa, don Fortunato Monelli, il visitante di turno, si accorge che Fermino non interviene, neppure con una parola. Cosa molto strana! Sollecitato a dare una motivazione, Fermino si giustifica: “Ultimamente mi sono accorto che mi ripeto e faccio della confusione! Meglio tacere!”. Aveva percepito ciò che progressivamente si andrà manifestando.
Sempre più indebolito mentalmente e fisicamente, per anni non potrà più partecipare a nulla, ma sarà costretto a vivere in casa meravigliosamente assistito dalla moglie Federica e dai figli.
La partenza per il Brasile nel 1970
Dopo il suo viaggio in Brasile del giugno 1968 il vescovo Gilberto Baroni aveva proclamato in un’assemblea del clero diocesano: “Ho promesso al vescovo di Ruy Barbosa di mandare quattro preti”.
Don Fermino è uno di questi.
Don Creardo Cabrioni era partito nel 1969. Don Fermino (ordinato sacerdote nel 1962) raggiunge nel marzo del 1970 don Luigi Bargi partito nel gennaio precedente insieme a don Pier Luigi e a dieci volontari del gruppo missionario guidato da don Lorenzo Braglia.
Don Fermino e don Luigi si fermano a Ruy Barbosa, sede della diocesi. Affittano una casa in prossimità della casa del vescovo e hanno la responsabilità della parrocchia di Ruy Barbosa, formata dalla cittadina sede del comune e da un ampio territorio di campagna con vari paesi e tante case sparse. L’economia si basa soprattutto sull’allevamento dei bovini e una poverissima agricoltura di sussistenza operata con le zappe: non esiste nessuna macchina agricola nell’area. Questo fotografa la realtà umana della maggioranza della popolazione.
Vita e pastorale a Ruy Barbosa
A Ruy Barbosa da pochi anni esiste un centro di formazione chiamato “Centro Treinamento Lideres” (CTL), diretto da don Ernesto Bottazzi che opera con alcuni catechisti locali e volontari austriaci. È anche presente l’anziano parroco, in pensione, padre Joao Diniz.
Erano gli anni del dopo Concilio e la Chiesa brasiliana, attraverso gli organismi della Conferenza episcopale (CNBB), invitava a un cambiamento della pratica pastorale: passare dalla tradizionale sacramentalizzazione all’evangelizzazione, alla promozione dei laici (comunità ecclesiali di base e ministeri), al sostegno di pratiche che portino alla liberazione dei poveri (scelta preferenziale dei poveri). Continuando la pratica dei sacramenti si tentano quindi modalità nuove come più presenza nei quartieri poveri e nei paesi di campagna, una presenza informale di visite e anche serate di incontri confrontando la vita e il vangelo. Importante è lasciare la parola ai poveri, quando il povero trova il coraggio di raccontare la sua vita è l’inizio della dignità e della libertà. Inizia ad unirsi all’altro con fiducia e a dare forma ad una organizzazione.
Si promuovono campagne per diffondere il filtro per purificare l’acqua: molte malattie provengono dall’acqua non potabile. A Ruy Barbosa si crea un’associazione per dare una continuata assistenza ai più poveri. Tutto deve essere fatto con molta cautela perché in Brasile è in atto una dittatura militare con controllo capillare. In questo clima opera don Fermino: tanta volontà, tanti sogni e tante difficoltà.
Don Fermino collabora anche con l’équipe del CTL. Ci sono volontari inviati da un’associazione austriaca (OED) per progetti specifici. In uno di questi, dare assistenza ai tubercolosi, opera un’infermiera austriaca, Friederike. Nella frequentazione e collaborazione nasce tra i due una profonda amicizia. Scelgono di sposarsi e così Fermino lascia il ministero ufficiale. L’organizzazione austriaca (OED) lo accoglie come volontario in un suo progetto e così può continuare in varie attività, sostenuto dal salario che l’Organizzazione gli garantisce.
L’attenzione ai poveri
Pessina passa a collaborare con il Centro di evangelizzazione della periferia di Salvador diretto da padre Paolo Tonucci. Le principali energie si impegnano nella formazione di animatori delle comunità di base della periferia. Appena arriva l’occasione, ritorna nella campagna, a Redençao, al fianco di don Eugenio Morlini. Lui è formidabile nell’attenzione e nell’ascolto delle persone, soprattutto dei poveri; e la moglie Friederike, infermiera, è instancabile nella cura degli ammalati: atteggiamenti straordinari nella formazione delle comunità. Oltre al lavoro di evangelizzazione è in atto una forte attività di coscientizzazione per la Riforma Agraria. Riescono, in una lotta immane, ad ottenere terra per 350 famiglie nella fazenda Itaguassu.
L’avvio della “Casa do menor”
Pessina torna a Ruy Barbosa, sollecitato dal parroco, padre Quirino, per aiutare la formazione e la crescita delle Comunità di Base. A Ruy Barbosa promuove la “Casa do menor”, raccogliendo ragazzi che vivono in strada, dando loro la possibilità di scuola, sport, artigianato e formazione religiosa. Dà pure vita ad una scuola agricola (famiglia contadina-scuola) dove i figli dei contadini scoprono la possibilità di produrre alimenti in suoli semi-aridi, quasi senza acqua. Stimolando un gruppo di mamme nasce il gruppo “Arcoiris” (arcobaleno) che cerca lavoro e casa a chi non ce l’ha. In questi progetti varie ragazze sono partite da Reggio e hanno donato un periodo della loro vita, accolte e incoraggiate da Firmino e Friederike. Nei mesi in cui non era presente il parroco, gestiva la parrocchia, ed aiutava nel coordinamento della pastorale diocesana.
Il matrimonio per Fermino non è stato l’abbandono degli ideali di servizio e missionarietà. Ha continuato a coltivarli con fantasia e a viverli con gioia. Ringraziamo il Signore di avercelo dato così, con tanta passione e voglia di fare, sempre a servizio dei più indigenti. Fermino si è spento accompagnato dall’affetto della moglie e dei tre figli nonché di tutti quelli a cui ha fatto del bene.
Centro Missionario Diocesano
Il messaggio dell’Arcivescovo Giacomo Morandi
L’Arcivescovo Giacomo Morandi apprende questa mattina (10 settembre ndr) della morte di Fermino Pessina, sacerdote reggiano che, prima di lasciare il suo ministero sacerdotale, ha svolto il suo servizio in diverse parrocchie della Diocesi e poi nella missione in Brasile.
A nome di tutta la Diocesi di Reggio Emilia-Guastalla e del Centro Missionario Monsignor Morandi esprime le condoglianze ai suoi cari e a tutti coloro che hanno conosciuto e voluto bene a Fermino, invocando per lui la misericordia di Dio e chiedendo al Signore di accoglierlo tra le Sue braccia di Padre.
Il messaggio del Centro Missionario
Dal Vangelo di domenica 10 settembre:
“Dove due o tre sono uniti nel mio nome io sarò in mezzo a loro” (Mt 18,20)
Carissimi e carissime,
apprendiamo della morte del caro amico Fermino Pessina, che dopo una lunga malattia ritorna alla casa del Padre. Era partito per il Brasile 53 anni fa dove ha lavorato e servito la Chiesa di Ruy Barbosa e di Nova Redencao (Bahia-Brasile) come missionario della Chiesa di Reggio Emilia.
Lo ricordiamo con affetto sempre pronto, attento e disponibile all’ascolto delle persone, soprattutto quelle più povere. È stato molto attivo nell’ambito sociale, della riforma agraria e dello sviluppo rurale, in particolare promuovendo iniziative come la Scuola Famiglia Agricola (EFA), il progetto Arcoiris per l’emancipazione delle donne e il Centro Jovem per aiutare i ragazzi a costruirsi un futuro e tanti altri progetti di cui non siamo a conoscenza.
Non ha mai smesso di essere fedele alla Chiesa, servendola con intelligenza, disponibilità, semplicità, fede e preghiera insieme alla moglie Friederika e i figli che sono stati sempre di stimolo ed esempio di donazione, di vita e servizio.
Ringraziamo il Signore per avercelo fatto incontrare e aver condiviso momenti importanti insieme.
Don Marco Ferrari
e l’Equipe del Centro Missionario di Reggio Emilia