Bancario in pensione, musicista, montanaro, astrofilo: Pietro Campani è tutto questo e ovviamente molto di più e almeno le ultime tre caratteristiche del sommario identikit d’inizio articolo appaiono ben in evidenza nel cd “Le mie stelle” che, a 78 anni, ha deciso di incidere con l’aiuto di diverse e prestigiose collaborazioni.
Il titolo del disco, che contiene nove tracce mixate da Mauro Vandelli, prende spunto da un’aria composta da Campani nel 1967, “La mia stella”, il cui rigo musicale è riportato nel retro del libretto del cd (disponibile nel negozio “F.lli Bizzocchi”).
“Le mie stelle”, con sottotitolo “Mezzo secolo di melodie sacre e profane”, ha in copertina – per la grafica di Luca Correggi – una poetica immagine della Pietra di Bismantova “sfiorata” dalla cometa Neowise, catturata fotograficamente dal figlio ingegnere, appassionato di astronomia come il padre, custode dell’osservatorio di Cervarezza, ove vive. Tra le “stelle” che accompagnano la vita di Pietro Campani non mancano le persone che contano di più, quelle di famiglia: Elvira con Stefano e Alice.
Nato a Cervarezza Terme, Campani è rimasto fedele alla sua terra. Dopo la licenza in teoria e solfeggio guadagnata all’Istituto “Peri”, ha insegnato educazione musicale nella scuola media di Busana, dopodiché la sua vita professionale si è trasferita in banca, a Collagna, fino al 2008.
Una costante nell’esperienza del nostro è stata l’immersione nella musica religiosa, a partire dall’adolescenza, quando accompagnava prima all’harmonium quindi all’organo le messe cantate; a metà degli anni Ottanta, sempre a Cervarezza, Campani ha fondato un coro parrocchiale poi diventato vicariale con il nome di “Oltre la Sparavalle”, esibitosi fino al 2015. Negli anni Duemila è venuta la composizione di brani per coro, realizzati grazie alla competenza dell’amico Simone Ivardi Ganapini, e poi un volo d’uccello su generi differenti. Fino al brano, a mio giudizio stupendo, di “Primavera a Mariupol”, scritto l’anno scorso di fronte all’orrore della guerra in Ucraina: il testo della poesia si può leggere sempre nel libretto del cd, mentre la musica, trascritta da Armando Saielli, si può ascoltare in apertura della raccolta.
Dicevamo delle collaborazioni che hanno reso possibile la pubblicazione. Senz’altro spicca quella con il maestro Primo Iotti, che ha curato l’intera collezione, la direzione del coro della Cappella Musicale della Cattedrale di Reggio Emilia e le registrazioni dei pezzi, avvenute nell’inverno scorso tra la chiesa parrocchiale e l’ex refettorio del convento di Bagnolo in Piano, con la benedizione del parroco don Guerrino Franzoni e l’assistenza del fonico Maurizio Mancini. All’organo si sono alternati lo stesso Iotti (anche pianista) e Armando Saielli, con Gianluca Togninelli al clarinetto e Letizia Spaggiari al flauto traverso.
Le voci che risuonano nei brani liturgici (“Gloria” e “Alleluia-Salmo 150”, armonizzati rispettivamente da Simone Ganapini e Matteo Malagoli) e in due altre perle come “L’Annunciazione” e “Alba radiosa” (testo di Clemente Parmeggiani) sono quelle di Loredana Bigi, Sara Fornaciari, Paola Garavaldi, Lucia Bagnoli, Marialuisa Bartoli, Morena Vellani, Andrea Caselli, Marco Guidorizzi, Stefano Mascetti, Fabio Miari e Paolo Picciati. Il fisarmonicista reggiano di fama mondiale Paolo Gandolfi ha trascritto “Omaggio a Johann Strauss”.
Un’altra collaborazione che impreziosisce l’opera è il pensiero scritto da Giovanni Lindo Ferretti, che rievoca il complesso “I Cervi”, costituito nel 1967 da Campani con un gruppo di amici, habitué di vari locali della montagna, in primis la Tavernetta di Cervarezza. Il cantautore e scrittore parla del cd come di “un compendio di atmosfere colte e popolari” in cui “l’ingresso delle voci classicamente impostate certifica, passando dal latino all’italiano al dialetto, come nel tempo di sua vita la passione di Pietro per la musica si sia fatta disciplina”.
Non a caso Ferretti cita il vernacolo, e proprio l’ultima traccia di “Le mie stelle” è un altro gioiello da ascoltare: è una composizione del 2021 dedicata alla Madonnina di Cervarezza, su un testo di monsignor Giovanni Costi e con la trascrizione di Andrea Caselli.
Per “Madunina üd Scürvarêsc(i)a”, questo il titolo originale, il compositore Campani si fa anche interprete. E non potrebbe essere diversamente: è la preghiera di un innamorato del nostro Appennino che si eleva nel linguaggio universale della musica alla nostra Regina del cielo. E delle stelle.