“Perdono di Assisi”, mercoledì 2 agosto

Un fuoco d’amore cancella le nostre colpe e ci dona la vita. In queste parole sta il significato del “Perdono di Assisi” che verrà celebrato in modo speciale MERCOLEDÌ 2 AGOSTO presso l’antica Abbazia di Marola (Via del Seminario 12, Carpineti RE), su iniziativa del Comitato Amici di Rolando Rivi. 

L’appuntamento è alle ore 17,30 per le confessioni, accompagnate dalla recita del Santo Rosario. Alle ore 18,30 verrà celebrata la Santa Messa, con al termine le preghiere per ottenere l’indulgenza (il Credo, per confermare la nostra identità cristiana; il Padre nostro, per confermare la nostra dignità di figli di Dio; le preghiere secondo le intenzioni di Papa Francesco, per affermare la nostra appartenenza alla Chiesa). Alle ore 19,30, per chi lo desidera, cena insieme presso il Centro di Spiritualità di Marola. 

Per la CENA è necessario PRENOTARE (i posti sono limitati) inviando subito una mail a prenotazioni@pievesanvalentino.it indicando nome e cognome delle persone che partecipano. Il costo della cena è di 25,00 euro a persona (10,00 euro per i bambini di età inferiore ai 12 anni).

Per ottenere l’indulgenza, oltre al sacramento della Riconciliazione, la partecipazione alla Messa con la Comunione Eucaristica, le preghiere indicate, si richiede infine una disposizione d’animo che escluda “ogni affetto al peccato, anche veniale”. 

Questo dono di misericordia, chiesto e ottenuto da San Francesco, è un invito alla conversione del cuore, nella piena familiarità con Cristo che ci salva, nonostante tutte le nostre fragilità, che instancabilmente ci accoglie e ci riporta nella pace con Lui, con noi stessi e con i fratelli, infondendoci una nuova gioia di vivere.

Io sono il vostro perdono – Così Gesù ci svela la vera identità di Dio che è misericordia. Alcune parole, tratte dall’Omelia sulla Pasqua scritta dal Vescovo Melitone di Sardi, padre apologeta della Chiesa dei primi secoli, ci aiutano a comprendere questo mistero: “Io, dice il Signore, sono Cristo che ho distrutto la morte, che ho vinto il nemico, che ho messo sotto i piedi l’inferno e ho elevato l’uomo alle sublimità del cielo; io, dice, sono il Cristo. Venite, dunque, o genti tutte, oppresse dai peccati e ricevete il perdono. Sono io, infatti, il vostro perdono, io la Pasqua della redenzione, io l’Agnello immolato per voi, io il vostro lavacro, io la vostra vita, io la vostra risurrezione”. Il Perdono di Assisi è dunque un’occasione privilegiata di incontro personale con Cristo, un modo per gustare la sua presenza redentrice, nella compagnia degli amici, nell’appartenenza storica alla sua Chiesa.

Voglio per tutti il Paradiso – Questa singolare manifestazione dell’amore di Dio fu ottenuta da San Francesco nell’anno 1216. Dopo una notte trascorsa in penitenza e in preghiera nella chiesetta della Porziuncola, al Santo Poverello apparvero, in una luce sfolgorante e in un coro di angeli, il Cristo Risorto e, alla sua destra, la Vergine Maria.

Il Signore chiese a Francesco quale dono desiderasse per la salvezza delle anime e il Santo rispose: “Benché io sia misero peccatore, ti prego che, a quanti pentiti e confessati verranno a visitare questa chiesa, tu conceda ampio e generoso perdono, con una completa remissione di tutte le colpe”.

 “Quello che tu chiedi – rispose Gesù – è grande, ma di maggiori cose sei degno e di maggiori ne avrai. Accolgo quindi la tua preghiera, ma a patto che tu domandi al mio vicario in terra, da parte mia, questa indulgenza”.

San Francesco si recò subito da Papa Onorio III, in quei giorni in visita a Perugia, raccontò quanto accaduto e chiese l’indulgenza con queste parole: “Santo Padre , voglio, se ciò piace alla vostra santità, che quanti verranno a questa chiesa (la Porziuncola ndr.) confessati, pentiti e, come conviene, assolti da un sacerdote, siano liberati dalla colpa e dalla pena, in cielo e in terra, dal giorno del Battesimo al giorno e all’ora dell’entrata in questa chiesa”. La risposta di Papa Onorio III fu positiva e, dal momento che l’indulgenza era gratuita e legata solo al pentimento e confessione dei peccati, questa grazia fu ben presto definita come “l’indulgenza dei poveri”. 

Tornato ad Assisi, Francesco, tra lacrime di gioia, annunciò al popolo dei fedeli, convenuto alla Porziuncola, di aver ottenuto quanto desiderava e commentò il fatto con queste parole “Fratelli miei, voglio mandarvi tutti in Paradiso”.

Oggi la possibilità di ottenere l’indulgenza chiesta da San Francesco non è più limitata solo a chi visita la Porziuncola, ma è stata estesa anche a chi si reca, con questa intenzione, in altre chiese, dal mezzogiorno del 1 agosto alla mezzanotte del 2 agosto.

Il dono più grande – Non si può immaginare un dono più grande, più dolce, più umano e divino nello stesso tempo. Più umano perché la carezza di questo amore senza condizioni e senza limiti è ciò che il nostro cuore desidera per colmare l’attesa della vita; più divino, perché solo la potenza infinita di Dio rende possibile una misericordia che non si arrende mai, che sempre torna a spalancarsi dopo qualsiasi rifiuto o tradimento, che chiede e attende a ogni passo una corrispondenza di amore anche dai figli più ribelli o smemorati. 

Misericordia e missione – Questa misericordia è anche un’occasione in cui Gesù ci chiama alla carità e alla missione. Se, infatti, veniamo perdonati, anche noi dobbiamo perdonare. 

In proposito Joseph Ratzinger, in un testo dedicato al Perdono di Assisi, ha scritto che alla Porziuncola è iniziata una vera e propria “svolta nell’idea di penitenza”. Infatti nella richiesta di San Francesco la preoccupazione per la salvezza della propria anima si libera da ogni ansia ed egoismo e diventa domanda per la salvezza degli altri. 

“Si tratta di non chiedere più: sarò salvato? Ma: che cosa Dio vuole da me perché altri siano salvati?  L’indulgenza rinvia alla comunione dei santi, al mistero della sostituzione vicaria, alla preghiera come via per diventare una cosa sola con Cristo e con il suo volere. Egli ci invita a partecipare alla tessitura dell’abito bianco della nuova umanità, che, proprio nella sua semplicità, è la vera bellezza” (Joseph Ratzinger, Il Perdono di Assisi, Edizioni Porziuncola 2005).

In compagnia di Rolando – Nell’Abbazia di Marola, nell’abside di destra, è custodita e venerata la maglia del martirio del Beato Rolando Rivi, il giovane seminarista che si è lasciato toccare dalla misericordia di Cristo e ha dato la vita per Lui.

La maglia del martirio, indossata dal ragazzo nel momento dell’abbraccio supremo con il suo Signore, è fonte di grazia e icona di misericordia. Era stata fatta a mano dalla mamma Albertina, lavorando la lana, tosata dalle pecore dal papà Roberto. Rolando la portava sotto la veste talare.

Per oltraggio alla Chiesa di Cristo, i partigiani comunisti, dopo aver frustato e insultato il ragazzo, gli strapparono di dosso l’abito da seminarista, lo presero a calci e l’appesero, come trofeo, a un chiodo del casolare di Piane di Monchio (MO) presso il quale il giovane era stato tenuto prigioniero. Poi trascinarono Rolando in un bosco, dove avevano scavato la fossa per lui. 

Così il ragazzo, come agnello innocente, si avviò al martirio indossando quella maglia. La lana fu bagnata dal sangue versato per Gesù. Il sangue stesso di Cristo che, attraverso i testimoni della fede, continua a illuminare la storia, per la salvezza di ogni uomo, portando l’irriducibile positività dell’abbraccio di misericordia che il Signore ci dona dalla croce. “Egli portò i nostri peccati nel suo corpo, sul legno della croce” (1Pt 2,24).

Così il Beato Rolando ci accompagna in questo passo di purificazione e di conversione; con le sue parole “Io sono di Gesù” ci guida alla gioia semplice e vera di essere voluti, amati, perdonati; con il suo desiderio di essere sacerdote e missionario, ci testimonia la volontà di portare a ogni uomo la bellezza della misericordia ricevuta in dono da Dio. 

Emilio Bonicelli

emilio.bonicelli@gmail.com

 

 

Marola, Perdono di Assisi

 

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