Tutti i «grazie» di monsignor Nicelli

Pubblichiamo il testo dell’intervento letto al termine della Messa della solennità del Sacro Cuore da monsignor Alberto Nicelli, ormai al termine del suo mandato come Vicario Generale.

A don Alberto è stata donata una casula. Gli altri vicari episcopali ‘uscenti’ (don Adani, don Ravazzini, don Moretto) hanno invece ricevuto in dono un buono per una vacanza.

Ho messo per iscritto per non perdermi e per non “rimanerci in mezzo”, come si dice. In questi giorni mi sono spesso chiesto quale doveva essere il carattere di questo mio intervento che accompagna l’ormai imminente conclusione del mio servizio di Vicario Generale.

Infatti non si tratta di un saluto o di un addio, dato che non parto o meglio partirò, ma si tratta di una tappa importante del mio e nostro cammino, che conferma che per me l’immenso desiderio è quello di continuare a servire la Diocesi là dove sarò chiamato… o come qualche confratello monello dice: “là dove la Provvidenza, ispirata da te medesimo, ti invierà”. Allora mi sono lasciato guidare dal pensiero più ricorrente che in questi giorni mi è passato in mente che si traduce in una sola parola: Grazie!

Certo, non sono mancate le sofferenze e sono state tante le preoccupazioni, così come la condivisione di esse con i nostri Vescovi; non è stato facile accogliere la solitudine e le incomprensioni davanti a certe scelte.
Alla fine di tutto il grazie nasce dalla consapevolezza che è certamente molto più quello che ho ricevuto rispetto a ciò che ho donato in questi dieci anni di servizio così particolare e intenso alla nostra Chiesa diocesana.

Il mio primo “Grazie” lo rivolgo a Dio Padre che mi ha chiamato ad essere prete e che mi ha sostenuto nei quasi quarant’ anni di Ministero, non solo come servo nelle comunità che mi sono state affidate in passato, ma anche in questi anni di grande responsabilità, nella consapevolezza che è Lui a provvedere, in qualsiasi situazione. La riconoscenza alla Divina Provvidenza si unisce al grazie per questa Chiesa di Reggio Emilia-Guastalla; Chiesa nella quale sono stato accolto, mi sono sentito amato e della quale posso dire di essere innamorato. A questa Chiesa devo davvero tanto e sono contento di averla servita da vicino in questo tempo come Vicario Generale.

Grazie a Mons. Massimo che, non sapendo cosa sarebbe accaduto incaricandomi per questo ruolo dieci anni fa, si è fidato di me. Ricordo la sua insistenza e la sua tenacia fino a farmi dire di SI’; un sì sofferto e titubante, perché consapevole dei miei limiti e delle mie povertà. La sua stima e la sua fiducia certamente sono state per me di grande consolazione negli oltre otto anni di condivisione del governo della Diocesi.

E poi il mio Grazie a lei, caro Vescovo Giacomo, per questo anno e mezzo dove ho potuto toccare con mano la sua amabilità e fraternità, espresse con un’attenzione nei miei confronti sempre discreta e mai invadente, con la delicatezza e, mi permetto di dire anche, con l’amicizia che venivano prima dei rispettivi ruoli. Non posso, inoltre, non ringraziarla per aver accolto la mia richiesta di essere sollevato da questo ministero, comprendendo che non si trattava di fuggire da così grandi responsabilità ma dal desiderio di tornare a vivere il mio ministero tra la gente.

E con lei grazie agli altri vicari, miei “compagni di avventura”:
a te, don Pietro; con te ho vissuto più da vicino questi anni e in particolare la scelta e l’accompagnamento conseguente di portare in curia tutti i servizi diocesani sparsi in città. In questo modo e grazie al tuo servizio, ho potuto conoscere i nostri preziosi collaboratori, che ringrazio, impegnati negli uffici pastorali e ho visto crescere il desiderio di essere una “casa” attenta alle necessità del vasto territorio diocesano.

Il momento del dono a monsignor Nicelli

A te, don Daniele, un grazie per i tuoi tanti servizi e soprattutto per la tua cura e attenzione nei confronti dei nostri carissimi Diaconi e di coloro che si preparano ad assumere il ministero diaconale.
Devo certamente tanta riconoscenza a te, don Alessandro, per il tuo servizio alla Diocesi che hai espresso con l’accompagnamento alla vita religiosa e consacrata, per la tua passione per l’attività vocazionale cresciuta in questi anni, ma soprattutto, vivendo io in seminario, beneficiario e testimone, per la tua bella paternità condivisa con don Luigi e don Edoardo nei confronti dei seminaristi che ringrazio di cuore per il loro affetto, la loro amicizia e la preghiera con la quale, sono certo, continueranno ad accompagnarmi.
Direte che ne manca uno ma a lui dirò qualcosa dopo.

Nel mio rendimento di grazie non posso e non voglio dimenticare voi confratelli Presbiteri e Diaconi, incominciando dagli 80 (defunti) che in questi 10 anni hanno lasciato questa mondo e vivono la liturgia del cielo. Ed esprimo la mia riconoscenza per i 20 (seminaristi) che sono stati Ordinati Presbiteri (in questi 10 anni) e con loro per i Diaconi e, ancora, per i nostri confratelli ammalati e anziani presso la Casa del Clero e le altre strutture. In questi anni ho avuto la possibilità di conoscervi meglio, di entrare in relazione con voi, di confrontarmi con voi anche in momenti non facili. Sento innanzitutto sinceramente il desiderio, proprio qui davanti a voi, di chiedere perdono perché, soprattutto nei momenti di stanchezza sono stato sbrigativo, poco attento all’ascolto, impaziente.

Se penso al nostro presbiterio devo dire che ho apprezzato la generosità e lo zelo pastorale con cui vi spendete per le comunità e i servizi che vi sono stati affidati… ognuno di voi, con le proprie caratteristiche, con i propri doni e anche con qualche limite; per fortuna credo nessuno possa dire che siamo intruppati.
Al Padre chiedo anche il dono della pacificazione del cuore per i momenti in cui ho sperimentato l’incomprensione e la non benevolenza, nonostante le mie buone intenzioni.

Il mio servizio alla diocesi, soprattutto come moderatore di curia, non sarebbe potuto avvenire se non con la collaborazione di fratelli e sorelle, di uomini e donne, di ieri e di oggi che con i loro specifici ruoli lo hanno certamente reso possibile. Mi riferisco alla segreteria, alla cancelleria e agli uffici amministrativi.

Ho iniziato la mia presenza in curia insieme a Fabiola, anch’ essa in curia da pochi giorni a servizio del Vescovo, e con lei abbiamo attraversato i verdi prati e i luoghi aridi di questo tempo. Terminiamo insieme il nostro servizio dove ci siamo trovati spesso a ridere, consolarci vicendevolmente, lavorare sodo vedendo in lei una generosità senza limiti.

Il Vescovo Giacomo mostra la casula regalata a monsignor Nicelli

A proposito di dedizione senza limiti, più recente ma non meno intensa, la presenza di Teresa, colei che mi è stata affidata come segretaria. In realtà bisognerebbe dire la segretaria di un milione di cose e di situazioni. Ho detto che mi è stata affidata ma, dovrei dire più opportunamente, alla quale sono stato affidato dato che sono stato e sono oggetto di tanta attenzione e rispetto sia per il mio ruolo di vicario che come prete di questa Chiesa, attenzione d’altra parte, riservata a tutti quelli che a lei si rivolgono.

Con grande affetto ringrazio Mons. Carlo Pasotti, oggi cancelliere emerito, per la sua presenza rasserenante in curia, la sua capacità di sdrammatizzare le questioni e per la sua saggezza e umiltà nel servizio alla Diocesi.
A don Andrea, il nostro cancelliere, innanzitutto per la sua pazienza (è riuscito perfino a farmi amare e a farmi scoprire che anche il diritto canonico ha un’anima) e la per sua competenza che travalica i confini degli aspetti tecnici per approdare negli aspetti più pastorali.

Oltre a queste figure, intendo esprimere la mia riconoscenza al carissimo economo diocesano, ai responsabili e ai collaboratori degli uffici amministrativo-giuridico-legale, dell’area tecnica-beni culturali e delle comunicazioni sociali, agli addetti all’accoglienza, ai cari sacristi, a Suor Kavitha e a Marco Ferrari per il Servizio alla Cattedrale, e a tutti coloro che a vario titolo esprimono con il loro lavoro e la loro professionalità tanta passione per il bene della Diocesi.

Ho lasciato per ultimo te, carissimo don Giovanni, al quale sto per passare il testimone. Grazie per la tua amicizia ormai quarantennale. Il compito che stai per assumere è “giogo lieve, peso leggero” ma è giogo ed è peso, è gravoso; ricordati che sarà meno gravoso nel momento in cui incontrerai tutti ma soprattutto i confratelli andando a cercarli a casa. Fin da oggi, per quello che può servire, sappi che il mio sostegno non ti mancherà e che nelle scelte e nelle decisioni che il Vescovo, e tu con lui, sarete chiamati ad assumere, io sarò sempre con voi e avrete sempre la mia comprensione a prescindere.

Per finire, posso dire che questi per me sono stati anni, da una parte di grande difficoltà, e dall’altra davvero molto gratificanti; tuttavia non posso sminuire le difficoltà per ciò che è accaduto: penso alla situazione debitoria della diocesi che grazie a Dio è stata in parte sanata, penso alla pandemia con tutte le negative conseguenze che ha prodotto anche sul piano pastorale, ma, ancor di più se permettete, in particolare penso alle sofferenze vissute accanto ai confratelli in difficoltà che, a causa di varie problematiche legate alla salute o a problemi vocazionali, talvolta si sono trasformate in abbandoni dal ministero. Mi riferisco anche ai momenti di tensione che si sono creati con le comunità e con i laici che faticano a camminare in questo percorso delle unità pastorali.

Positivamente posso dire che sono stati anni belli soprattutto perché venendo a contatto con preti, diaconi religiosi, con le Case della Carità, con le Associazioni e i Movimenti e con le varie comunità; ho visto una chiesa viva, bella e desiderosa di servire il Vangelo.
Lascio al Signore e a voi, se vorrete, il compito di redigere un bilancio.

Vi posso garantire che sono sereno e che riprendo il mio cammino con fiducia. Chiedo a Dio Padre per tutti noi, di benedire questa sua Chiesa, il suo Vescovo con i suoi collaboratori e, con rinnovato slancio, riparto chiedendo a voi in particolare, cari confratelli, che non abbiamo mai a dimenticarci che siamo uniti da un vincolo sacramentale e che pertanto siamo chiamati a volerci bene e a sostenerci gli uni gli altri.
Grazie di cuore!

Alberto Nicelli

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