Padre Boniface, dono di Pentecoste

Per il vescovo Giacomo è il secondo presbitero ordinato in diocesi: dopo don Francesco Ametta il 4 giugno dell’anno scorso, nella solennità di Pentecoste, la sera del 27 maggio, monsignor Morandi ha imposto le mani e allargato le braccia in preghiera su padre Boniface Koyet Koua. Ventisette anni, il prete novello appartiene alla “Comunità Missionaria Regina Pacis” e viene espresso dalla parrocchia “San Silvestro papa” in Villa Cella, nell’unità pastorale “Beato Alberto Marvelli”, dove l’indomani mattina ha celebrato la prima Messa. Ai fedeli presenti in Cattedrale si devono sommare alcune centinaia di persone che, soprattutto dal Paese di origine del ministro ordinato, hanno partecipato alla celebrazione attraverso il collegamento streaming garantito dal nostro Centro per le Comunicazioni Sociali sul canale La Libertà Tv.

Hanno abbellito la liturgia anche i “Campanari Reggiani” e il Coro Diocesano, con il coinvolgimento del Servizio d’ordine per presidiare un sereno svolgimento della serata.

Nato in un ambiente profondamente cristiano a Yaffos/Parrah in Costa d’Avorio, dove ha completato gli studi liceali, Boniface ha maturato la vocazione al sacerdozio partendo dall’osservazione del comportamento del prete all’altare. Nel 2012 ha conosciuto la “Comunità Missionaria Regina Pacis” e il suo fondatore e superiore generale, padre Raoul Mambo, iniziando il noviziato in Costa d’Avorio per poi proseguire la formazione a Reggio Emilia, dove è arrivato nel 2016. Il 1° maggio 2022 a Prignano sulla Secchia (in provincia di Modena e diocesi di Reggio Emilia-Guastalla) ha emesso la professione solenne nella “Comunità Missionaria Regina Pacis”. Finora le esperienze pastorali vissute da Boniface si sono articolate fra Prignano, con l’attività di catechesi, la parrocchia della Consolata in Sassuolo con gli scout e, dal settembre scorso, come diacono nelle parrocchie affiancando il responsabile padre Didier Kouman.

Qualche altra informazione è stata aggiunta dal rettore del Seminario, don Alessandro Ravazzini, che nell’introdurre all’Arcivescovo il candidato ha presentato fr. Boniface come “eccellente cantautore” dotato di un estro e di una sensibilità che permettono di paragonarlo a Davide e di considerarlo un inviato “di villa in villa” – con citazione dantesca e simpatico riferimento alle tre “ville” dell’unità pastorale “Beato Alberto Marvelli”, cioè Cella, Cadè e Gaida – per cantare l’eterna novità dello Spirito.

Nell’omelia il pastore, commentando il vangelo proclamato (Gv 20,19-23), ha sottolineato il contesto in cui si verifica la discesa dello Spirito Santo sulla Chiesa nascente, fatto di paura – i discepoli stavano asserragliati in una stanza per timore dei Giudei – e di una certa delusione per i penultimi accadimenti. In tale situazione il Risorto porta un annuncio di pace e mostra le mani e il fianco, non solo per fare comprendere la sua identità con il Crocifisso, ma anche per dare concretezza alle parole che aveva poco tempo prima rivolto ai suoi: “Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto”. 

Gesù fa vedere che l’amore, un amore che lascia impressi i segni nella sua carne, è più forte della morte; i discepoli ricevono dunque il frutto di una vita consumata dall’amore, che è la vita stessa. Così, ha proseguito monsignor Morandi, la gioia si diffonde nel luogo dove essi si erano rinchiusi e dissolve la paura. La vita piena e la gioia sono i primi doni del Risorto. “Carissimo Boniface…”: più volte il presule ha parlato direttamente all’ordinando: “In questi anni di cammino – gli ha detto una prima volta – hai potuto sperimentare la gioia di dare la tua vita non per un’idea ma per una persona: per quel Signore Risorto che ti ha amato per primo e ha donato se stesso per te”. 

Sono anni – ha aggiunto sempre rivolto a Boniface – in cui “è maturata in te la consapevolezza di essere amato e di essere stato scelto… Sii grato al Signore, perché non abbiamo altro motivo per giustificare la nostra elezione se non la sua grazia”. Il Risorto dona il suo Spirito alla prima comunità cristiana affinché possa continuare efficacemente la sua opera, “quell’opera che per l’evangelista Giovanni si condensa in un’unica missione: il perdono dei peccati”.

Di qui l’invito all’eletto a fare “continuamente e quotidianamente memoria della misericordia che il Signore ha riversato su di te”, con l’auspicio “che il tuo servizio sia ovunque sacramento della misericordia di Dio”, che il ministero porti pace, sia generoso e diradi le nebbie dello sconforto e dell’avvilimento, cosicché “il popolo di Dio, incontrandoti, possa gioire”. Morandi ha poi concluso indirizzando al giovane ivoriano l’esortazione di sant’Agostino: “Canta e cammina”.

Al termine della liturgia padre Boniface, in un ottimo italiano, ha letto un intervento di gratitudine a Dio, aperto dalla parola del profeta Isaia (Is 49,6): “Voglio fare di te la luce delle nazioni, lo strumento della mia salvezza fino alle estremità della terra”. Il nuovo presbitero, in comunione con la Chiesa di Reggio Emilia-Guastalla e con quella di Agboville, ha poi ringraziato i vescovi Morandi e Camisasca, monsignor Alexis Touably Youlo, padre Raoul Mambo e i vicari generali Nicelli e Rossi, don Ravazzini e il vicerettore don Orlandini, i direttori spirituali e i formatori dello Studio teologico, i familiari, i confratelli e i parrocchiani, con un pensiero ai genitori, Maurice e Jeanne, entrambi in cielo.

L’abbraccio affettuoso tra padre Boniface e il vescovo Giacomo ha riassunto la bellezza del dono che, anche quest’anno, la nostra Chiesa ha ricevuto dallo Spirito.

Edoardo Tincani

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