A Tapignola la memoria di don Pasquino Borghi

Nell’ambito delle tante celebrazioni tenutesi nella nostra provincia in occasione della ricorrenza del 25 Aprile, una si è spinta fino a Tapignola, la piccola località del Comune di Villa Minozzo il cui nome è indissolubilmente legato a quello di don Pasquino Borghi, l’eroico parroco che pagò con la vita la sua fedeltà al Vangelo.

Nominato parroco di Coriano/Tapignola nell’agosto del 1943, si diede subito ad aiutare chi bussava alla sua canonica, persone in cerca di cure, cibo e protezione. Poco più che quarantenne, dopo un’esperienza missionaria di otto anni in Sudan, si ritrovò catapultato in montagna, ad affrontare un lungo inverno pieno di dolore.

L’aiuto prestato ai partigiani gli costò la vita: fu fucilato il 30 gennaio del ‘44 a Reggio Emilia, dopo un processo sommario e dopo aver perdonato i suoi carnefici.
A 120 anni dalla sua nascita (26 ottobre 1903, Bibbiano), per onorare il suo generoso sacrificio e per rinnovare i valori di libertà, democrazia e fratellanza nei quali don Pasquino credeva fermamente, una delegazione di famigliari e di parrocchiani dell’U.P. “Santa Maria Maddalena” (costituita dalle parrocchie di San Pellegrino e Gesù Buon Pastore), guidata dal parroco don Giuseppe Dossetti, è salita sino a quella solitaria canonica e ha deposto un mazzo di fiori davanti al monumento dedicato all’eroico sacerdote.

Un paio di ore prima, durante la messa presieduta nella chiesa di Villa Minozzo, don Dossetti ha ricordato gli eventi che condussero all’esecuzione di don Pasquino e letto alcuni passaggi del memoriale (del 30 gennaio 2021) sottoscritto dai famigliari di don Pasquino e da Sergio che il 30 gennaio di 77 anni prima, al poligono di tiro di Reggio, appena quindicenne, era stato costretto a sparargli il colpo di grazia.

Quelle parole, così chiare e penetranti, richiamano tutti alla necessità di non voltarsi mai dall’altra parte, di interrogarsi sempre sulla realtà, di decidere cosa fare. Anche quando una tragedia si è compiuta.
“[…] Il mondo usciva devastato dalla guerra: non solo eravamo di fronte alla distruzione delle nostre città, ma c’erano macerie spirituali che resero difficile la ricostruzione morale del nostro paese. Vogliamo testimoniare che dal dolore, dalle crudeltà, dalle colpe, poté sorgere un’energia buona, che ha accompagnato noi e tante altre persone in un cammino di giustizia e di rinnovamento. Il seme fu gettato da don Pasquino. […]

Furono la carità evangelica, la pietà per le sofferenze del suo popolo, la speranza di un mondo più fraterno a guidare le sue scelte. Consegnandosi con mitezza alla morte, egli aveva presente la frase del Vangelo ‘Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore , produce molto frutto’ (Gv. 12, 24). Tutto sembrava smentire la sua fede. […] Ma noi siamo qui per attestare che quel seme è stato immediatamente fecondo e che ancora oggi suscita pensieri buoni e propositi generosi.”

I nipoti di don Pasquino Borghi e i parrocchiani dell’U.P. reggiana (delegazione composta da una cinquantina di persone) hanno condiviso con gli abitanti del Comune di Villa Minozzo un 25 Aprile quest’anno particolarmente intenso e ricco di speranza.

Nazzarena Milani

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