Tredici mesi. È il tempo trascorso da quando monsignor Morandi è entrato nella nostra diocesi come vescovo. E a ben pensarci, chi l’avrebbe mai detto che è solo da poco più di un anno che l’Arcivescovo è in città? Per la sua umanità e per l’affetto delle persone, pare proprio che Morandi sia a Reggio da sempre. Sarà perché ha insegnato per tanti anni nel nostro Seminario, sarà che la sua carica umana non manca mai ad ogni occasione, ma questo pastore così empatico piace al popolo reggiano al punto da dimenticare le sue origini modenesi.
O per lo meno questo è quello che si percepiva nell’incontro organizzato dal Centro diocesano Comunicazioni sociali, il 27 aprile al Museo Diocesano, fortemente voluto dall’Arcivescovo per incontrare i giornalisti e gli operatori locali dell’informazione e fare il punto dopo oltre un anno dal suo insediamento.
Tempo in cui Morandi ha girato in lungo e in largo per la diocesi, per incontrare, ascoltare, conoscere e farsi conoscere dal suo popolo della nostra Chiesa e non solo.
Tra gli appuntamenti che ancora mancavano era appunto quello con i giornalisti del nostro territorio.
Un incontro dai tratti informale, quasi una chiacchierata tra amici, in cui il vescovo Giacomo, dopo una breve introduzione di Edoardo Tincani, ha rimarcato l’importanza di questo mestiere: saper comunicare col cuore e parlare al cuore della gente, così come ha scritto Papa Francesco nel messaggio per la prossima Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali.
Quello del giornalista è il ruolo del costruttore di ponti, ha ricordato il Vescovo: la relazione con il lettore deve assolutamente basarsi sulla responsabilità che l’operatore della comunicazione ha nel dare una notizia affinché questa sia costruttiva e non distruttiva o per dirla correntemente, che non sia una fake news il cui unico scopo è quello di suscitare curiosità al limite della morbosità, senza ricercare la verità dei fatti nel rispetto della vita delle persone.
L’informazione deve essere invece veritiera, sana e capace di parlare direttamente alla coscienza della gente informandola dei fatti per quello che realmente sono.
Da qui la riflessione del vescovo Giacomo che le notizie della carta stampata, rispetto a quelle del web, hanno più peso in quanto rimangono fisicamente su carta e hanno l’opportunità di far riflettere il lettore, oggi sempre più a rischio nel farsi fagocitare dalla bulimia delle notizie da scrollare sui social.
Dopo questo breve excursus sull’importanza del saper informare e parlare a tutti, giovani compresi, e dopo aver ripercorso le prime tappe di vita reggiana, dal crinale alla pianura, il vescovo Giacomo si è concesso ai giornalisti per il rituale filotto di domande a cui, con la semplicità e la concretezza tutta emiliana, ha risposto spaziando dai problemi che affliggono maggiormente la nostra città, alle sfide che la Chiesa reggiana sarà chiamata ad affrontare nel suo futuro.
E proprio nell’immediato futuro vedremo se la “luna di miele”, come l’ha definita lui, tra il Vescovo e la sua città continuerà, soprattutto quando sarà il momento del derby di serie B tra Reggiana e Modena: solo allora vedremo se il Vescovo granata di adozione ma modenese di cuore saprà mettere tutti d’accordo.
Anche se non dubito che ci riuscirà, magari seduto a tavola, tra un pezzo di erbazzone e un borlengo, tra qualche citazione della Sacra Scrittura e uno sfottò calcistico: del resto a noi emiliani la normalità piace così. E questo Vescovo di normalità e sapienza ne ha da vendere.
Buon cammino vescovo Giacomo.