Il terreno comune è il mare. La prima cosa a cui ho pensato, decidendo di dedicare il posto d’onore della pagina, la terza, a Pino Cacucci e al suo romanzo epico di oltre 900 pagine.
Ma comune a chi? E poi, terreno in che senso, se parliamo di sterminate distese d’acqua? Un paradosso, un ossimoro, chiamatelo come volete, ma l’unico elemento a parte il cielo stellato sopra di noi a legarci tutti, miliardi di donne e uomini del mondo conosciuto, è il mare.
O meglio, i mari, gli oceani che colorano di blu il mappamondo, che mescolano le proprie acque con quelle dei “vicini” amici o nemici attraverso fiumi, canali, stretti e ci rendono tutti simili nel fato comune di esseri finiti, anche se declinato in vita attraverso destini diversi, benevoli o avversi che siano.
Ognuno di noi almeno una volta si è bagnato nelle acque di un fiume, di un lago o di un mare, traendone beneficio e, allo stesso, un avvertimento. Un pensiero potente e cristallino, che mi ha attraversata al cospetto del lungomare di Bari, il più esteso d’Europa con i suoi 15 km, percorso nelle prime giornate di Primavera bagnate dal sole.
Terra di Puglia di uno splendore abbagliante, con i palazzi e le pavimentazioni di pietra calcarea bianca a riflettere una luce che sembra significare di per sé un’apertura all’altro. Al prossimo. Oltre che per soddisfare il desiderio di morsicarla, non essendoci mai stata prima, ero da quelle parti sospinta da uno scopo culturale. Bari è sede della mitica casa editrice Laterza, sui cui manuali universitari si sono formate generazioni di studenti, e anche la sottoscritta, specie su quelli di storia e letteratura italiana.
Ebbene, volevo andare alla radice, tornare “a casa” in un certo senso. Un pezzetto di casa, dove è avvenuta la mia formazione. Sebbene agli inizi, ripensando ai testi di riferimento, stampati su carta lucida riflettente (loro marchio di fabbrica), il sentimento prevalente non fosse di riconoscenza, ma di fatica.
Oggi no, quel tempo è passato e saluta con gioia l’uscita di “Catilina” di Luciano Canfora, che dà finalmente conto del castello di bugie e delle verità – poche – sorte intorno alla congiura più famosa della storia antica, o di “Senza intellettuali” di Giorgio Caravale, che mette al centro la decadenza in cui è finita una delle categorie più amate dei talk show. Bari è città natale dei fratelli Carofiglio, Gianrico e Francesco, protagonisti attivi dell’intensa vita culturale cittadina. Questa che ho descritto è la riva “buona” del mare, che riempie i cuori e innalza le menti. Ma ce n’è un’altra, più infida e traditrice. Approdo doloroso per migliaia di persone in fuga. Ci torneremo. Buona lettura.