In cammino per scrivere il Magnificat

Trentadue giovani nel pomeriggio della Domenica delle Palme hanno fatto la professione di fede, accompagnati nei cammini formativi dal Servizio per la pastorale giovanile, dagli educatori e dai sacerdoti, dalle famiglie e dalle comunità cristiane, come ha ricordato don Carlo Pagliari poco prima della benedizione conclusiva, dando appuntamento ai prossimi eventi che, nel mese di giugno, faranno da trampolino di lancio per la GMG di Lisbona, dove il vescovo Giacomo porterà con sé la bellezza di oltre millenovecento iscritti.

A tenere compagnia ai numerosi partecipanti all’incontro in Cattedrale sono state le parole di san Giovanni Paolo II, l’iniziatore dell’esperienza delle GMG, riportate nell’ultima facciata del foglietto (“Vedo in voi le «sentinelle del mattino» in quest’alba del terzo millennio…”), le testimonianze ascoltate a gruppi dislocati in diversi punti della chiesa, il segno di un quadernino spirituale consegnato alla fine, con l’invito a cominciare a scrivervi i versi di un personale Magnificat. E naturalmente il magistero dell’Arcivescovo, che all’inizio dell’incontro in Cattedrale ha commentato il brano evangelico della visita di Maria a Elisabetta (Lc 1,39-56).

Le parole rivolte alla Santa Vergine dalla cugina incinta, “Beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto”, danno la definizione di fede. E l’atto di carità più grande – ha commentato monsignor Morandi – è quello di portare Cristo a chi ancora Lo sta aspettando, aiutando le persone a incontrarLo. Avere fede significa riconoscere che non siamo noi a gestire la vita, a esserne i protagonisti, ma è un Altro, e infatti Maria risponde a Elisabetta con la sua professione di fede cantata, che è il Magnificat.

Nella sua esultanza per le meraviglie del Signore, il primo aspetto che Maria evidenzia è che Dio ha guardato all’umiltà della sua serva. Essere umili, ha continuato il pastore, vuole dire riconoscere che ciò che siamo è frutto della grazia, scoprire come ciò che è avvenuto nella nostra vita non sia dovuto alle nostre capacità, ma alla benevolenza del Signore che ci dona di incontrare dei testimoni che ci fanno vedere con le loro scelte di vita quanto sia bello e affascinante essere discepoli di Gesù Cristo. Non dobbiamo pertanto dimostrare di essere all’altezza della chiamata, ma mostrare la gioia di essere stati scelti.

Celebrare la misericordia di Dio – che apre e chiude il canto del Magnificat – significa celebrare un’assoluta gratuità: siamo tutti dei graziati. A questo punto della sua riflessione l’Arcivescovo ha invitato i giovani presenti a fare memoria delle grazie di Dio, perché niente ci è dovuto, mentre tutto ci è donato, come impariamo alla scuola dei santi: alcune grazie le conosceremo solo quando andremo al piano superiore della Gerusalemme celeste, ma già da ora possiamo ringraziare il Signore per la sua misericordia. Sono i martiri, cioè i testimoni, a fare la storia: la professione di fede è un inno alla fedeltà di Dio, che anche la Vergine Maria ci insegna a cantare. Nel cammino della fede, perciò, dobbiamo fare leva principalmente non sulle nostre forze, ma su Dio che non viene meno alle sue promesse.

La storia della salvezza – ha detto poi monsignor Morandi – è un cantiere sempre aperto perché il Signore ripara i nostri peccati e il restauro non è mai “conservativo”: Egli fa nuove tutte le cose. “Cari giovani – ha concluso – siate certi che il Signore è fedele alle sue promesse e chiedete oggi al Signore, ai martiri, ai testimoni della nostra Chiesa in particolare il dono della perseveranza, di continuare a camminare insieme al Signore come comunità, portando i pesi gli uni degli altri e rendendo ragione della speranza che è in voi”.

I “sì” che hanno sostanziato la professione di fede sono stati quelli di Tommaso e Cecilia dell’unità pastorale Beata Vergine dell’Olmo di Montecchio, di Francesco dell’unità pastorale Sassuolo Centro, di Federica dell’unità pastorale Sant’Artemide Zatti, di Marco e Federica dell’unità pastorale Crisanto e Daria di Reggio Emilia, di Anna da Carpineti, di Alessandro e Giovanni di Novellara e di ben ventitré giovani dell’unità pastorale Beata Vergine delle Grazie in Correggio: Alessandro, Caterina, Damiano, Cecilia, Emma, Fabio, Francesco, Francesco, Gabriele, Irene, Lorenzo, Ludovica, Marianna, Martina, Matilde, Matteo, Pietro, Riccardo, Sara, Simone, Sofia, Stefano, Tommaso.

Giovani in Cattedrale per la professione di fede

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