Una boutique solidale, con capi di vestiario di pregiata fattura, ma soprattutto un punto di incontro in cui fare del bene stando in compagnia. “La casa di Tommy” ha aperto nel settembre 2021 in via Roma 13/a, in centro a Reggio Emilia. In questo periodo in cui la chiusura di esercizi rappresenta un doloroso stillicidio, questi locali sono un piccolo grande segno di speranza, anche se gli “affari” che si concludono qui non aumentano bilanci aziendali ma migliorano la vita di persone bisognose, anche a molti chilometri di distanza, grazie ai progetti della Fondazione AVSI.
Entro in negozio in un radioso mattino di fine marzo e ci trovo un comitato di benvenuto che mette subito di buon umore. Prima di tutto chiedo del “titolare”: eccolo Tommy, Tommaso Caprari, ventiquattrenne con problemi motori e uditivi, da sei mesi studente di Scienze dell’Educazione presso UniMoRe, ateneo reggiano, dove ha già superato brillantemente i primi esami. Al suo fianco c’è Marco, 23 anni, “contitolare”. Come per tanti giovani con disabilità non così gravi, l’inserimento nel mercato del lavoro – specie dopo la pandemia, che ha essiccato tanti tirocini formativi – costituisce un ostacolo molto difficile da superare. Il risultato è che la socialità di queste persone viene sostituita da interminabili attività online, soli davanti a uno schermo. A meno che… la Provvidenza non favorisca quelle circostanze apparentemente casuali che mettono in movimento energie insperate.
Così, come spiega Stefano Cococcioni, è successo che durante una cena a casa di Maurizio e Donatella, i genitori di Tommy (e di altri cinque figli, di cui una in affido), un’amica abbia condiviso l’esperienza già avviata con successo a Carpi, dove un piccolo negozio che ruota attorno a una ragazza svantaggiata ha portato a raccogliere fondi per AVSI, con benefici per tanti.
A Reggio Emilia un proprietario che lasciamo anonimo ha messo a disposizione gratuitamente i locali di via Roma 13/a, anziché tenerli sfitti: dovevano essere due mesi, sono diventati ben di più: la filosofia, se vogliamo, è quella del “temporary store”, con la differenza che qui è tutto gratis: i vestiti esposti in negozio, dati in conto vendita da un’azienda carpigiana grazie alla mediazione di Nadia Bertelli, si possono portare a casa con un’offerta che va a sostenere i progetti dell’organizzazione non profit. È un circolo virtuoso – sottolinea Stefano, informatico, padre di Chiara e Caterina, già impegnate a donare la loro creatività nella stanza interna adibita a laboratorio – in cui i volontari trovano un’occasione di incontro e di solidarietà, scambiandosi tempo e sorrisi, il tutto sotto l’occhio vigile del “titolare”, che si occupa in prima persona dei turni di servizio.
A proposito, “La casa di Tommy” osserva i seguenti orari: martedì 10-12.30 e 15.30-18.30, mercoledì 10-12.30, giovedì 10-12, venerdì 10-13 e 15.30-18.30, sabato 9.30-12.30, chiuso la domenica e il lunedì.
A seconda dei momenti, potrete incontrare le commesse Teresa, Claudia, Caterina, Flavia, Maura C., Maura B., Cristina C., Cristina P., Graziella, Daniela, Gabriella, Susanna, Vita o Donatella.
Quanto viene raccolto, come detto, finanzia attività benefiche della Fondazione AVSI: in un primo momento sono state le famiglie di Haiti devastate dal terremoto, poi gli studenti ucraini sparpagliati dalla guerra; oggi si tratta del sostegno educativo a distanza di due ragazzi in Kenya, le cui foto sono appese in vetrina: sono Leonard (2016), che risiede a Siaya, e Maina (2017), nel villaggio di Ndaragwa.
Sono le relazioni ad aprire strade nuove: “L’accoglienza e la condivisione – ha detto don Luigi Giussani, la cui frase è scritta in un cartellone colorato all’interno – sono l’unica modalità di un rapporto immensamente degno, perché solo in esse la persona è esattamente persona vale a dire rapporto con l’Infinito. È per questo che nella accoglienza di un povero e in quella della persona più amata ultimamente deve vivere la stessa gratuità”.
Ecco l’angolo curato da Cristina, bancaria esperta di bricolage, e il laboratorio per la preparazione di piccoli oggetti; un collage di foto ritrae la mostra di AVSI allestita l’anno scorso al Parco Cervi di Reggio Emilia; Maura, insegnante, racconta che il lunedì “La casa di Tommy” si trasforma in una testimonianza per le scuole; altri volontari chiacchierano semplicemente, e anche questa “attività” va riscoperta, con il tempo necessario.
Tra gli animatori del negozio, evidenzia Donatella, oltre agli amici, che sono sempre una fortuna, ci sono persone che sono passate di qui come acquirenti curiose e poi sono tornate come volontarie. Anche la vicina del piano di sopra, aggiunge, è diventata una sostenitrice, mentre in via Roma tutti hanno familiarizzato. Il marito, prima di andare a spostare l’auto parcheggiata in modo non ineccepibile, ci tiene a sottolineare che il primo risultato che si ottiene, collaborando in qualche modo, è su se stessi, in termini di contentezza. È questo il “mezzo miracolo”, come dicono qui: “La casa di Tommy”, prima che utile, porta benessere. Poi, certo, le vendite – ora che abbiamo chiarito le finalità degli incassi – possono sempre essere spinte all’insù, e contiamo sul passaparola tra i nostri lettori. Via Roma 13/a: in un centro che tende ahinoi alla desertificazione commerciale, è spuntato un germoglio di vita nuova.
Edoardo Tincani