La chiesa di San Girolamo è forse la grande sconosciuta tra le chiese cittadine: è un po’ fuori mano, nascosta tra le case, è sempre chiusa, non ha neppure l’aspetto di una chiesa e non è mai stata parrocchia e quindi non ha un suo gruppo di fedeli che la curi, la frequenti, la tenga inserita nel numero delle chiese attive della città…
Tutto questo è vero, ma non del tutto, poiché un piccolissimo gruppo di fedeli lo ha: in Quaresima e nel periodo pasquale è possibile vederla aperta e, soprattutto, oggi è in atto uno sforzo notevole da parte dell’omonima confraternita per riproporre e rendere fruibili i valori religiosi che la contraddistinguono.
Il recente, importante e bel volume dedicato alla chiesa di San Girolamo e curato da Adorni e Monducci è stato intitolato: Quasi un Sacro Monte.
Con questo gli autori hanno sottolineato il fatto che la realtà della chiesa è molto complessa non solo sul piano architettonico, visto che essa non è una chiesa, ma un complesso di chiese, ma anche su quello spirituale, visto che i luoghi che la compongono hanno come tema principale la Passione di Cristo, anticipando quindi l’uso dei Sacri Monti che raccolgono organicamente le raffigurazioni dei vari momenti della stessa Passione.
Sembra che i nostri antenati, che nel 1646 hanno commissionato la chiesa (che fu poi pagata integralmente da uno di loro, Simone Resti, col proprio patrimonio personale), abbiano voluto circondarsi di Cristo, riunendo attorno al proprio oratorio le reliquie più sante della Chiesa universale: la copia della Scala Santa, cioè la scala del palazzo di Pilato a Gerusalemme, che Gesù bagnò col suo sangue, la copia esatta, anche se in dimensioni minori, del Sepolcro di Cristo, e le reliquie di otto martiri, per concludere il loro percorso di preghiera con il trionfo della Risurrezione, meravigliosamente simboleggiato nella chiesa vera e propria, detta, per la sua forma, la Rotonda, capolavoro non solo del suo autore, Gaspare Vigarani, ma di tutto il Barocco emiliano.
La confraternita, che possiede e gestisce l’edificio, da qualche anno sta intervenendo sulla sua finalizzazione religiosa arricchendola con tre elementi molto significativi: innanzitutto Giuliano Melioli ha donato la sua ripetizione in cocciopesto e in dimensioni naturali (8 metri di larghezza) dell’Ultima Cena di Leonardo da Vinci, in secondo luogo sono iniziati i lavori per trasformare il piccolo pezzo di terra davanti alla chiesa in un Orto degli Ulivi, in terzo luogo è stata annunciata alla confraternita la donazione a breve della copia a grandezza naturale della Sacra Sindone.
Con tutto questo la confraternita mira a trasformare la sua chiesa in un vero santuario della Passione, in un luogo che, con la varietà delle sue strutture e dei suoi stimoli religiosi, riproponga all’uomo moderno i valori del sacro, offra le strutture materiali necessarie ai momenti dello spirito, faciliti la preghiera e la meditazione, ci dica che Dio è accanto a noi.
Il progetto forse è un’utopia; diciamo piuttosto che è un ideale di cui i fratelli dentro e fuori la Chiesa hanno un grande bisogno: è un progetto che ripropone Gesù come via, verità e vita, affinché noi ritroviamo in Lui l’unità ed accogliamo la pace che ci ha promesso.
L’impegno è molto gravoso e la confraternita se lo è assunto per farne dono a tutta la Chiesa reggiana; oggi quindi pubblichiamo queste righe per chiedere aiuto: c’è bisogno innanzitutto non di grandi cose, ma di una partecipazione di base; ad esempio, non potrebbero i gruppi parrocchiali impegnarsi ad un pellegrinaggio qui una volta all’anno?
Anche individualmente, non potreste partecipare alla nostra preparazione alla Pasqua, che vede ogni venerdì di Quaresima alle ore quindici la celebrazione della Via Crucis, vedrà il 28 marzo alle ore 18 una meditazione di don Matteo Mioni, e finalmente il rito del Sepolcro nei tre giorni supremi di giovedì, venerdì e sabato santo?
Certo bisogna non aver paura di perdere il proprio tempo, poiché quello che si spende è tempo guadagnato, ed ognuno ha il bisogno di concentrarsi sulla propria parte spirituale, per percepire, per dialogare, per arricchirsi. La chiesa di per se stessa è un ambiente eccezionale, già materialmente, con tutte le sue scale, larghe e strette, aperte e segrete, e spiritualmente per l’evocazione continua di Gesù e per la memoria di una comunità di credenti che per secoli si sono raccolti qui per pregare e avanzare, gradino per gradino, sulla scala che porta a Dio.
In secondo luogo abbiamo bisogno di volontariato: per fare un giardino ci vuole un giardiniere ed oggi quando si inizia un lavoro non si sa mai quante complicazioni ci presenterà.
Anche aprire la chiesa comporta sempre il sacrificio di una persona
Se speriamo di arrivare a fare cose apprezzabili, dobbiamo contemporaneamente sperare di trovare qualcuno che ci doni lavoro.
In effetti la confraternita non ha nessuna entrata e quindi deve chiedere tutto: dalla Grazia di Dio alle offerte.
Oggi ad esempio cerchiamo qualche benefattore che ci paghi un ulivo da piantare nell’Orto a ricordo dei suoi cari e così, almeno per un momento, egli sia la mano di Dio che risponde alle preghiere anche della più umile comunità cristiana.
Zeno Davoli
Una risposta su “Invito a San Girolamo nella Settimana Santa”
Progetto bellissimo, vorrei avere un contatto del gruppo organizzativo per donate l’ulivo che cercano. Grazie