Sfide del nuovo umanesimo

Viviamo un’epoca, può essere banale dirlo, di forti cambiamenti ma è proprio quello che ci tocca nel profondo. Pensiamo soltanto al rapido sviluppo della ricerca scientifica in molti campi, dalle neuroscienze alla genomica, o alle sorprendenti e non immaginabili applicazioni dell’Intelligenza artificiale.
Non possiamo non vedere le enormi potenzialità di questo sviluppo ma non meno evidenti sono i rischi per il futuro dell’umanità. Come ha affermato Papa Francesco: “Nel momento presente sembra necessaria una riflessione aggiornata sui diritti e i doveri in questo ambito. Infatti, la profondità e l’accelerazione delle trasformazioni dell’era digitale sollevano inattese problematiche, che impongono nuove condizioni all’ethos individuale e collettivo” (28 febbraio 2020).

La conoscenza oggi deve misurarsi con un orizzonte sempre più complesso dove un sapere così ampio e innovativo necessita di una rinnovata visione dell’umano e di criteri etici altrettanto rigorosi e appropriati, soprattutto perché sono in gioco la natura e il futuro dello stesso essere umano e gli scenari che si vanno delineando sono molteplici e non privi di rischi. Da una parte vediamo l’emergere del trans-umanesimo come crescente interazione dell’umano con le innovazioni tecnico-scientifiche da cui possono derivare modificazioni significative che ne possono pregiudicare l’identità. Nei campi della genetica, nella robotica, nell’informatica e nelle nanotecnologie assistiamo al profilarsi del post-umanesimo quale processo che mira esplicitamente, almeno nelle sue forme più radicali, ad andare oltre l’attuale condizione umana prefigurando l’affermarsi di altre forme di vita che possono andare dall’ibridazione uomo-macchina all’utilizzo spinto delle biotecnologie per modificare la struttura biologica dell’umano.

Non si tratta di fermare la ricerca e lo sviluppo, tutt’altro! Occorre però essere consapevoli che è necessario custodire l’umano, salvaguardare ciò che contraddistingue e caratterizza ogni persona e le conferisce una peculiare dignità. Per questo l’umanesimo per noi cristiani, attingendo alla grande tradizione medioevale e rinascimentale, arricchito dalla visione dell’antropologia cristiana, deve rappresentare, ancora oggi, e forse più di ieri, un terreno decisivo per riconoscere e promuovere la piena verità sull’uomo e il suo destino, per affrontare le grandi sfide del tempo presente attraverso processi di autentica solidarietà e fratellanza, per rendere protagoniste le nuove generazioni di quei cambiamenti di cui l’umanità ha urgente bisogno.

Solo una visione che parta dalla centralità dell’uomo e dalle sue istanze trascendenti potrà consentire alle donne e agli uomini del nostro tempo di affrontare questioni impellenti che richiedono di promuovere e coltivare la sostenibilità contro la devastazione ambientale, la giustizia e la pace per superare i conflitti, l’accoglienza e l’integrazione per contrastare la cultura dello scarto, in un dialogo profondo per aiutare il consolidamento della democrazia fra i cittadini e i popoli. è proprio centrato l’appello che ha fatto il Papa per il nuovo anno accademico dell’Università Cattolica di Milano: “Aiutare i giovani a sviluppare ai più alti livelli la capacità di conoscenza e riflessione”.

Luigi Bottazzi

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