A scuola con don Lorenzo Milani

Spesso gli amici mi chiedono come faccio a fare scuola… Sbagliano la domanda, non dovrebbero preoccuparsi di come fare scuola, ma solo di come bisogna essere per fare scuola”.

Questo scriveva nel 1957 un giovane don Lorenzo Milani in Esperienze Pastorali, testo del quale venne “ritenuta inopportuna la lettura” dal Sant’Uffizio dell’epoca e con forza e decisione riscattato da Papa Francesco che sin dall’inizio del suo pontificato ha guardato con simpatia al priore di Barbiana proponendolo come modello educativo in una giornata dedicata alla scuola in piazza San Pietro e come modello sacerdotale nella sua ormai storica visita fatta nel medesimo giorno a Bozzolo e Barbiana.

E a cento anni dalla nascita (Firenze, 27 maggio 1923) il messaggio educativo lanciato in Esperienze Pastorali si mostra più che mai attuale e stimolante. L’educare è una questione di essere o di fare?

Occorre sgombrare il campo da equivoci. La scuola di Barbiana era la scuola delle mani, si imparava facendo e costruendo ciò che serviva (dai banchi alle pale d’altare), ma non delle competenze e dei meriti. L’ultimo della classe era il primo e su lui si costruiva il programma (parola impropria per il Milani) o meglio la vita della classe. Solo nella chiesetta sperduta sui monti del Mugello i sacramenti impartiti erano otto! I sette canonici più la scuola che il Priore chiama espressamente “l’ottavo sacramento”.

Una scuola legata alla vita, al formare la persona in tutte le sue dimensioni, una scuola che prepara al confronto e non è autoreferenziale e non si presenta come la detentrice del sapere o modello esclusivo da esportare con tracotanza in tutto il mondo. Una scuola in cui si educa e si forma, non dove si ammaestra, informa, si istruisce, si danno conoscenze e affini.

Don Milani è presentato ormai come un cardine nel campo educativo… ma ci limita purtroppo a “Lettera a una professoressa” (per certi aspetti forse anche obsoleto) quando invece c’è molto di più…

Centenario silenzioso, niente si sta smuovendo sia in campo educativo e forse ecclesiale. L’evento a cui la Biblioteca Teologica città di Reggio e la Pastorale Universitaria, in unione con il Dipartimento di Educazione e Scienze Umane di UniMoRe, daranno vita (si veda sopra la locandina, ndr) vuole essere una occasione per risvegliare le coscienze su un’emergenza così importante come è quella educativa che sempre più cerchiamo di affrontare nella prospettiva del fare e delle tecnologie e non dell’essere e un invito a ripercorrere la vita di un educatore che ha avuto il coraggio di porre i propri alunni (meglio Figlioli, come lui li chiamava) sugli altari e non se stesso.

Antonello Ferretti

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