Cosa impariamo dal viaggio di Francesco nella Repubblica Democratica del Congo?

Cosa possiamo imparare dal soggiorno del Papa nel Congo RD? Questa idea per il titolo è stata proposta da Christelle, giovane donna del Kivu, est (in guerra) del Congo. Christelle è a Kinshasa per studiare giornalismo.

Le ho chiesto di raccontare della visita papale per dar voce ai congolesi, ad una ragazza presente allo Stadio dei Martiri, in un paese che vive il martirio da quasi 30 anni. Christelle scrive: Papa Francesco è arrivato in territorio congolese il 31 gennaio, atteso da tutti e accolto dal caloroso benvenuto della gente di Kinshasa.

Al suo arrivo, nel discorso alle autorità ed ai rappresentanti della società civile, ha detto “Coraggio, fratello e sorella congolese! Alzati, riprenditi nelle tue mani, come quello che sei, un vero diamante puro, con la tua dignità, la tua vocazione a mantenere in armonia e in pace la casa in cui vivi”.

Si è poi rivolto ai paesi stranieri (noi, n.d.r.) che depredano il Congo delle sue materie prime uccidendone, per procura, la popolazione; “Togli le tue mani dalla Repubblica Democratica del Congo, togli le tue mani dall’Africa! Basta soffocare l’Africa: non è una miniera da sfruttare né una terra da svalutare ! Possa l’Africa essere protagonista del suo destino”.

È stato molto toccante il paragone tra la popolazione, la vera ricchezza del Congo, ed i diamanti che, insieme alle terre rare e al cobalto, sono per i congolesi enorme fonte di sofferenza. Per toccare con mano la sofferenza il Santo Padre si è incontrato con le vittime della violenza armata dell’est della Repubblica Democratica del Congo; si è molto commosso ascoltando i racconti delle loro esperienze.

“Di fronte alla violenza disumana che avete visto con i vostri occhi e sentito nella vostra carne, restiamo scioccati. E non ci sono parole; devi solo piangere, restando in silenzio”. Ed ha aggiunto: “le tue lacrime sono le mie lacrime, la tua sofferenza è la mia sofferenza”, chiedendo “perdono per la violenza dell’uomo sull’uomo”.

Papa Francesco ha in seguito ringraziato gli organizzatori dell’incontro perché, come preferisce, ha conosciuto le persone e non gli hanno presentato solo numeri e statistiche sulle vittime e i delitti.

Il secondo giorno a Kinshasa, all’aeroporto di Ndolo, il Santo Padre è stato accolto da più di un milione di persone che hanno partecipato alla santaMessa. Durante la sua omelia, Papa Francesco ha invitato tutti i congolesi alla cultura di pace e di riconciliazione. Il suo messaggio si è incentrato sulla forza del perdono, della comunità e della missione come modelli chiave della pace. Il Papa ha invitato tutti i congolesi a fare della fragilità una forza: “Il perdono nasce dalle ferite subite che non lasciano cicatrici di odio ma diventano luogo per fare spazio agli altri e accogliere la loro debolezza”. “Le debolezze diventano opportunità e il perdono diventa la via per la pace”.

Nell’incontro del 2 febbraio, rivolgendosi ai giovani congolesi, futuro dell’umanità, nello stadio dei martiri, Papa Francesco ha detto a ciascun giovane “Il futuro del Paese è nelle tue mani”. La strada che Dio indica per costruire un mondo migliore passa attraverso l’altro, attraverso l’insieme, attraverso la comunità. “Voi appartenete a una storia più grande che vi chiama ad essere attori di comunione, campioni di fraternità, indomabili sognatori di un mondo più unito” li ha esortati, ricordando che i giovani sono spesso vittime dei tasti del cellulare, della vita virtuale alla fine di un dito, a scapito del calore umano.

Io aggiungo solo, al testo di Christelle Amina, che questa visita segna la storia dell’Africa, da parte nostra europea, per la chiarezza con cui il Papa ci ha esortato a vedere l’Africa come è davvero, un potenziale umano enorme, ed a lasciarla libera da ogni forma di colonialismo economico e militare.
A noi di decidere relazioni più vere e meno opportunistiche.

Christelle Amina
Donata Frigerio

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