Il 6 febbraio una delegazione diocesana – formata da don Pietro Adani, dai coniugi Francesco Iori ed Elisa Castagnetti, da don Andrea Cristalli e don Marco Lucenti e da suor Ines Talignani – è partita per la missione diocesana in Amazzonia; rientrerà il 23 febbraio. Di seguito il primo reportage del nostro “inviato”.
Di “Buon viaggio” in questi giorni ne abbiamo sentiti tanti e non c’è frase più azzeccata che si possa dire a chi decide di intraprendere quest’avventura… “Alla ricerca dei due don Gabriele sperduti” e delle comunità che accompagnano in Amazzonia.
L’incanto sarà godersi un po’ la strada, canta Cremonini nella sua canzone… e di strada per arrivare qua ne abbiamo fatta tanta, passando da Madrid poi da Bogotà: la porta d’ingresso in Amazzonia è stata la Colombia, precisamente Leticia, dove abbiamo da subito capito che l’Amazzonia non dà solo il nome a uno stato del Brasile, ma è estesa come foresta pluviale in parte della Colombia, del Perù e di altri stati del sud America.
Da questa infinita foresta ed enorme biodiversità sono sbucati don Gabriele Carlotti e padre Carlos, che ci hanno accolto in aeroporto. E dopo i timbri di rito, eccoci superare la frontiera colombiana dribblando in macchina un cono e un paio di transenne poste alla frontiera tra Leticia e Tabatinga.
A Tabatinga inizia la Diocesi dell’Alto Solimões dove don Gabriele Carlotti e don Gabriele Burani svolgono il loro ministero lungo i fiumi Solimões e Içá.
Il vescovo Adolfo Pereira si trova fuori città, in ritiro con gli altri vescovi dell’Amazzonia per qualche giorno: lo incontreremo al nostro ritorno; così ne approfittiamo per fare il gioco dei “quattro cantoni”, in questo caso dei tre cantoni… perché Tabatinga segna il passaggio di tre frontiere – brasiliana, colombiana e peruviana – ed è un attimo ritrovarsi a fare colazione in Brasile, pranzare in Perù (attraversando l’isola di Santa Rosa) e cenare in Colombia ri-iniziando tutto da capo.
La seconda sera abbiamo celebrato l’Eucaristia nella Paróquia Santos Anjosdi Tabatinga, iniziando ad assaporare meglio cosa significhi essere comunità oggi in questa terra di confini e frontiere.
Santo Antônio do Içá, cuore della missione e casa dei sacerdoti di origine scandianese, rimane però ancora distante; solamente dopo circa 300 km e otto ore di navigazione via fiume sulla Lancha – un traghetto locale che arriva fino a Manaus – siamo riusciti a riunirci a don Gabriele Burani, così eccoci finalmente tutti insieme nel pomeriggio del terzo giorno.
Le letture del Libro della Genesi di questi giorni sembrano scandire il ritmo di questi primi momenti in Brasile insieme. Con gli zaini pieni di emozioni siamo pronti ad ascoltare ed accompagnare i sacerdoti missionari della nostra Diocesi durante queste settimane attraverso il servizio che svolgono presso le comunità locali e quelle più lontane lungo il Rio delle Amazzoni.
“L’incanto sarà godersi un po’ la strada”… con la loro testimonianza di vita.
A presto, Boa viagem!
Francesco Iori