Inviato in Ucraina, l’inferno dell’ultima guerra d’Europa. Incontro con Fausto Biloslavo

Il Circolo culturale Pier Giorgio Frassati di Correggio ancora una volta ha promosso e organizzato un evento di grande spessore: un incontro con il famoso reporter di guerra Fausto Biloslavo (foto). Il tema era naturalmente la guerra in Ucraina. Sono stati in effetti due gli incontri: uno per la cittadinanza, aperto a tutti, e uno riservato agli studenti. Entrambi hanno visto una partecipazione straordinaria, registrando il “tutto esaurito”. Ciò grazie all’argomento di bruciante attualità e alla notorietà del relatore, testimone diretto nel teatro di guerra.

Ricordiamo che Biloslavo ha iniziato la sua carriera di giornalista e inviato speciale nel 1982, che non ha mai rinunciato a documentare i fatti andando personalmente nei vari teatri di guerra, dove ha visto le realtà più sanguinose. Ha documentato le missioni militari in Libano, Siria, ex-Jugoslavia, Iraq, Libia: nel 1987 è stato catturato dai filosovietici in Afghanistan, rimanendo in carcere 7 mesi.
In più a Biloslavo va riconosciuta una grande capacità di raccontare e descrivere con chiarezza, esprimendo valutazioni equilibrate, con onestà, sottolineando anche i “vuoti di verità” che in ogni guerra sono presenti, e soprattutto oggi.
Dopo aver parlato brevemente delle origini dello scontro fra Russia e Ucraina, che hanno radici lontanissime, ha ricordato la rivolta di piazza Maidan del 2014 e di quanto avvenuto in quegli 8 anni di guerra dimenticata, sfociata poi nella decisione da parte della Russia di invadere l’Ucraina.

Putin pensava che la guerra sarebbe stata di brevissima durata e che la Nato non sarebbe intervenuta. Per il dittatore russo questo sarebbe dovuto essere il primo passo per ricostituire la Grande Russia zarista, non quella comunista, amalgamando le varie etnie in nome della patria e della fede. Ma la ferma reazione degli Stati Uniti e dell’Europa e i limiti dell’esercito russo hanno trasformato il conflitto in una macelleria che, in meno di un anno, ha provocato la morte di 100.000 soldati, tra russi ed ucraini, e di più di 5.000 civili, oltre ad immani distruzioni di case, palazzi, ospedali, scuole, strade ponti. Al di là delle informazioni manipolate e poco attendibili fornite dalla propaganda, la violenza, le uccisioni, le torture, gli stupri ed i massacri senza pietà hanno visto protagoniste tutti e due i paesi belligeranti.

In guerra la divisione in buoni e cattivi non è sempre netta bensì sfumata, come pure la composizione etnica : nel Donbass in generale, ma anche nei singoli paesi, si mescolano filorussi e filoucraini. In questa situazione, tuttavia, possiamo individuare con chiarezza un invasore, Putin, ed un paese invaso, l’Ucraina. Anche se il dittatore russo poteva temere un accerchiamento da parte dei paesi della Nato, con un’espansione verso est dell’alleanza, ed un attacco, a dire il vero improbabile, alla Russia, l’aver aggredito un paese sovrano lo ha fatto passare dalla parte del torto. Si è venuta a creare, così, una situazione molto pericolosa, anche per la paura che Putin, messo alle strette, possa ricorrere alle armi nucleari.

Occorre sicuramente aiutare l’Ucraina, ha sostenuto il relatore, ma nella prospettiva di arrivare ad una pace giusta, non sulla pelle del più debole. Sarebbe stato necessario trovare subito una soluzione, un accordo, ma l’Europa, politicamente e militarmente senza peso e ruota di scorta degli Americani, non è stata e non è in grado di indicare una via di uscita. Sostenere Kiev, anche subendo il contraccolpo portato dalle sanzioni, come appare inevitabile, non dovrebbe significare procedere alla cieca. Solo l’America (il cui intento di indebolire la Russia è evidente) e la Russia, i veri protagonisti della vicenda, sono in grado di trovare una soluzione al più presto, perché si teme una ripresa della macelleria con l’arrivo della primavera.

Resta inspiegabile il fatto che, in otto anni, gli ispettori europei presenti in Ucraina non si siano accorti del precipitare della situazione. Ugualmente sorprendente è che come mediatore tra le parti ci sia l’abile e spregiudicato turco Erdogan, che vende armi agli ucraini, facendosele pagare (la guerra è anche un affare) ma al quale va il merito di aver sbloccato la “crisi del grano” ed aver favorito lo scambio di prigionieri.

Ma come reagiscono gli altri paesi? – si è chiesto il nostro inviato. Asiatici ed Africani, nella maggior parte, non dimostrano alcun interesse per la sorte dell’Ucraina e per la guerra, mentre la Cina è attenta a che non si verifichino situazioni tali da compromettere o condizionare il già preparato attacco a Taiwan. Molte persone criticano Zelenski ma, a parere del relatore, bisognerebbe vederlo con gli occhi dei suoi connazionali, perché il comico prestato alla politica è diventato popolare come il “presidente di guerra”, che ha rifiutato le proposte Usa di abbandonare il proprio paese e che ha vinto la sua battaglia mediatica con Putin.

C’è chi vorrebbe eliminare il dittatore russo, ma bisogna riflettere sul fatto che il successore potrebbe essere peggiore di un Putin politicamente finito e, perciò, più malleabile. Colpisce gli osservatori che molti giovani ucraini si siano dichiarati pronti a morire, spinti a ciò da un forte senso di patriottismo e di appartenenza etnica e dal desiderio di imitare i loro coetanei durante le rivolte di Budapest e di Praga.

La proiezione di video e filmati girati sul luogo ci ha mostrato con crudezza le precarie condizioni di vita della popolazione civile, costretta a vivere in cantine, bunker, metropolitana e stazioni, priva del necessario – luce, acqua e riscaldamento – e con la costante paura dei bombardamenti e degli attacchi missilistici, già responsabili della morte di moltissime persone e della completa distruzione di case, palazzi, ospedali e scuole, ridotti ad un cumulo di macerie. Non parliamo, poi, dei soldati al fronte o stipati in rifugi e nelle trincee: secondo una valutazione attendibile, si conterebbero dai 200 ai 300 morti al giorno tra russi ed ucraini.

Il pubblico la sera, ma anche e soprattutto gli studenti la mattina del 17 gennaio hanno manifestato straordinaria attenzione, interesse, desiderio di approfondire, grazie anche al lavoro di preparazione svolto dai loro insegnanti.

Massimo Vezzani

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *